Uno studio italiano ha dimostrato che contrasta gli effetti delle malattie degenerative della retina
Si aprono nuove frontiere contro la retinite pigmentosa, una malattia genetica dell’occhio che colpisce 1 persona su 3.500, e la degenerazione maculare senile.
Questa patologia legata all’età riguarda il 7/8% della popolazione e la sua incidenza aumenta con l’invecchiamento.
Se fino ad oggi mancano efficaci terapie per il ripristino della vista in chi ne soffre, lo studio dell’Istituto Italiano di Tecnologia, l’Irccs Ospedale Policlinico San Martino di Genova in collaborazione con il Politecnico di Milano e il sostegno di Fondazione Telethon offre una nuova speranza salva vista.
La molecola che aiuta a salvaguardare la vista
I ricercatori hanno infatti individuato una molecola indicata come nuovo strumento promettente per queste malattie che portano alla progressiva degenerazione dei fotorecettori della retina e dell’epitelio pigmentato causando cecità, perché la retina riduce via via la propria capacità di trasmettere le informazioni visive al cervello tramite il nervo ottico.
Ziapin2, così si chiama, è stata testata per la prima volta nel 2020 e ha rivelato di saper riaccendere i recettori della luce.
Svolgendo un’efficiente azione di fototraduzione, assorbe la luce e tramutandola in un segnale elettrico o stimolo luminoso che, attivando i neuroni della retina, ne modula l’eccitabilità senza interferire con canali ionici o recettori dei neurotrasmettitori. Nel nuovo recente studio pubblicato, “Nature Communictions”, il team di ricercatori ha osservato per la prima volta che Ziapin2 agisce in modo analogo anche sui neuroni della retina interna risparmiati dalla degenerazione. In pratica la molecola rigenera il fisiologico antagonismo tra i neuroni retinici “on” che hanno il ruolo di segnalatori della presenza di luce e quelli “off” che indicano l’assenza di luce a livello delle cellule bipolari della retina.
Una nuova frontiera contro la retinite pigmentosa e la degenerazione maculare senile
La riattivazione delle multiple tipologie di risposta, solitamente presenti nelle retine sane, permette interessanti risultati nelle persone che soffrono di retinite pigmentosa. Iniettata per via intraoculare su modelli preclinici che avevano raggiunto lo stadio di completa cecità, Ziapin2, è stata in grado di ripristinare comportamenti indotti dalla luce e acuità visiva con un effetto presente per due settimane, superando tutti i test di biocompatibilità. I risultati ottenuti aprono così la strada a possibili sviluppi in future applicazioni cliniche.