Si chiamano Zone Economiche Speciali (note anche con l’acronimo Zes). Sono zone del paese collegate a una area portuale per le quali possono essere garantiti importanti benefici fiscali e semplificazioni amministrative al fine di favorire lo sviluppo di imprese già insediate nel territorio e la nascita di nuove imprese. Passa attraverso di esse, insieme alle zone franche, la prospettiva del futuro economico dell’area metropolitana veneziana, del Veneto e dell’Italia intera. Lo afferma Confindustria di Venezia e Rovigo: le Zes sono al centro del vero e proprio piano industriale presentato dal presidente Vincenzo Marinese in occasione del’annuale assemblea dell’associazione degli industriali.
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Intervista a Luigi Brugnaro sulle ZES
LE ZES
Le Zes sono strumenti già esistenti e normati, sia a livello comunitario che nazionale.
A livello internazionale hanno consentito non solo il boom della Cina ma anche il +27% in 7 anni del pil polacco.
In Italia, attualmente, sono consentite soltanto per le regioni del Sud.
Lo studio sviluppato dall’advisor EY sulla base del lavoro di un gruppo di imprenditori di mondi diversi dice però che occorrono azioni fondamentali in breve tempo per liberare le risorse straordinarie della nostra quest’area.
La sfida è quindi quella di provare a tracciare le coordinate delle nuove rotte della crescita, per attrarre investimenti privati e creare nuovi posti di lavoro.
LA RICADUTA ECONOMICA
La normativa europea consente di attivare agevolazioni e supporti economici alle aziende in specifiche aree.
Tra Comune di Venezia e provincia di Rovigo sono 385 gli ettari a destinazione produttiva che potrebbero essere ricomprese in un’unica Zes fino al 31 dicembre 2019.
Confindustria stima che, se si istituissero le Zes , i 3,5 miliardi di euro (di cui il 42% privati) investiti dal 2004 ad oggi nel nostro territorio potrebbero essere quasi raddoppiati, .
Ciò si tradurrebbe nella creazione di un posto di lavoro ogni 320.000 euro impegnati.
Potrebbero inoltre scaturire investimenti in nuove imprese o produzioni per 2,5 miliardi di euro, con circa 26.600 nuovi occupati.
LE TEMPISTICHE
Per arrivare a questo risultato, però, i tempi stringono. La deadline è fissata a fine anno. Per rispettarla, occorre un provvedimento ad hoc del Governo, con uno stanziamento di 250 milioni di euro in incentivi.
Si tratterebbe di un vero e proprio investimento: dal secondo anno, queste cifre potrebbero generare un gettito quattro volte superiore.