L’entomologo Montarsi (Izsve): “È più “aggressiva” di quella dei boschi e può teoricamente trasmettere la febbre emorragica di Congo-Crimea”
Parlare di una “nuova specie” non è propriamente corretto, perché la “Hyalomma marginatum”, più conosciuta come zecca marginata o gigante, in Italia c’è sempre stata.
Finora, però, questo parassita è stato presente soprattutto al Centro-Sud, in quanto legato ad ambienti tipici della macchia mediterranea.
“La novità – spiega Fabrizio Montarsi, biologo responsabile del Laboratorio Entomologia sanitaria e patogeni trasmessi da vettori dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezia – è che adesso è stata trovata nel Carso triestino e dunque in una regione del Nord. Un posto prima impensabile, anche se la zona ha un clima particolare, simile proprio alla macchia mediterranea”.
La differenza di comportamento tra zecca dei boschi e zecca gigante
Una delle caratteristiche con cui viene descritta la zecca marginata è la sua aggressività. Un altro aspetto che, precisa l’entomologo, deve però essere chiarito.
“Siamo abituati a pensare alle zanzare, che vengono a cercarci per pungerci. Il discorso per le zecche, invece, varia da specie a specie. Ed è soprattutto la zecca dei boschi ad avere un tipo di comportamento del tutto diverso”.
Tra le peculiarità della zecca “classica” c’è infatti la stranezza di non avere occhi. “Per questo – prosegue Montarsi – aspetta l’ospite sui fili d’erba e vi si attacca quando lo sente passare vicino. Un modo necessariamente passivo di attesa che, dunque, richiede che sia la persona ad andare verso la zecca e non il contrario”.
Tutto questo ragionamento non vale per la zecca gigante, proprio perché, a differenza della “cugina”, la Hyalomma marginatum gli occhi li ha. “La zecca marginata – conferma il responsabile del laboratorio dello Zooprofilattico – dunque si muove, cerca il possibile ospite e, quando lo vede, gli va incontro per cercarlo”.
Il rischio della febbre Congo-Crimea: in Italia solo una possibilità
Altra differenza fondamentale tra specie di zecche è legata alle malattie che possono essere trasmesse.
Il rischio, con quella dei boschi, è legato alle encefaliti provocate dalla malattia di Lyme, il cui primo caso, in Italia, fu individuato nel 1985 proprio in Friuli.
La zecca gigante, invece, è un potenziale vettore della febbre emorragica di Congo-Crimea.
“La specie – conferma Fabrizio Montarsi – è attenzionata soprattutto proprio per il rischio di questa malattia piuttosto grave. Va detto che, finora, in Italia non si è verificato finora nessun caso di questa infezione. Ma è anche vero che il virus, originario del Medio Oriente, si sta avvicinando, essendo stati trovati casi per esempio in Grecia, Albania e Spagna”.
Insomma: la diffusione della zecca marginata anche in nuove zone del nostro territorio nazionale va vista come un possibile campanello d’allarme, che deve invitare a non abbassare l’attenzione. “Perché una malattia possa arrivare in una zona – sintetizza il biologo – prima deve essere presente nella zona un vettore in grado di trasmetterla. E la zecca gigante lo è. Per questo abbiamo programmato per settembre un incontro con i colleghi triestini per monitorare la situazione”.
Il falso mito delle zecche d’estate
Le segnalazioni del ritrovamento di più di una zecca marginata arrivate a maggio da parte dello zoologo Nicola Bressi, ricercatore del Museo di Storia naturale di Trieste, sono comunque l’unica anomalia del 2024, sul fronte delle zecche.
“Per quanto possiamo intuire dai campioni che ci portano – riprende Montarsi – la densità delle zecche sembra abbastanza in linea con gli altri anni”.
Al riguardo, c’è un altra leggenda metropolitana, quella che collega le zecche all’estate, che va sfatata.
“Dipende sempre dalle specie – precisa l’entomologo – ma la zecca dei boschi, la più comune, è diffusa soprattutto da aprile a giugno, con poi un secondo picco tra settembre e ottobre. Essendo un animale che preferisce gli ambienti umidi, al caldo estivo si collega una sua minor diffusione, così come l’inverno risulta invece troppo freddo”.
Il discorso è diverso sia per la zecca gigante che per le zecche di cane, che sono a loro volta di un altro tipo. “In quanto, come detto, legate maggiormente al clima mediterraneo, queste specie sono più resistenti al caldo, riuscendo a tollerarlo meglio e potendo vivere anche in zone più aride. Così la loro presenza riguarda l’intero periodo tra primavera e autunno, estate compresa”.
Zecche: come comportarsi per evitarle
Tutte le specie di zecche a parte quelle del cane, prosegue l’esperto, si legano comunque ad ambienti naturali selvatici.
Per questo, per prevenire i rischi, quando si frequentano boschi o macchie il primo suggerimento riguarda l’abbigliamento, che deve essere adeguato al contesto, non lasciando troppe parti del corpo scoperte.
“In secondo luogo – aggiunge Montarsi – vanno evitati erba alta e cespugli: se si cammina sui sentieri o su prati tagliati, il rischio di incontrare una zecca diminuisce notevolmente. A chi invece deve lavorare in un contesto potenzialmente rischioso oppure, per esempio, partecipa a un campo scout, consigliamo l’uso di repellenti prima del lavoro o dell’escursione”.
In commercio, ne esistono di applicabili sia sulla pelle che sui vestiti. “L’importante – conclude il biologo – è che, quando si acquistano, si controlli sull’etichetta l’efficacia specifica contro le zecche, non bastando cioè quella generica o contro le zanzare. Se questa viene indicata espressamente, significa che è stata testata. In caso contrario, non si può sapere a priori se funzionerà”.
Alberto Minazzi