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Coronavirus. Zaia ammette il rischio di tornare in arancione per il Veneto

Coronavirus. Zaia ammette il rischio di tornare in arancione per il Veneto
Zaia: Veneto rischio zona arancione da lunedì 8 marzo

Mancano ancora due giorni a venerdì 5 marzo, quando verrà ufficializzata la nuova assegnazione delle regioni nelle fasce legate ai parametri di diffusione del contagio da coronavirus. Il presidente del Veneto, Luca Zaia, però ammette: “I parametri ci dicono che siamo a rischio di passare in arancione. E sarebbe un grosso guaio”.

I parametri

Anche se Zaia non è ancora in possesso dell’Rt aggiornato, il Veneto parte da 0,95. “E sicuramente non siamo calati”, spiega il presidente. Che invita a concentrarsi su alcuni dati in particolare. I ricoveri, in primis, che crescono nelle ultime 24 ore sia in terapia intensiva (+10, che portano a 155 il totale di pazienti ricoverati) che in area non critica (+22, per 1.194 ricoverati). E i nuovi positivi trovati: 1.272. Anche se, su 44.077 test effettuati, l’incidenza è scesa al 2,88%.

“Noi continueremo in ogni caso a fare tamponi, per avere dati assolutamente reali rispetto ai parametri stabiliti”, ha precisato.

Le nuove regole per le scuole

Il riferimento, in questo caso, va ai criteri fissati dal nuovo Dpcm relativamente alla scuola. L’introduzione del parametro dei 250 positivi su 100 mila nuovi abitanti per determinare la chiusura degli istituti anche in zona gialla o arancione è, riconosce Zaia, “comunque una novità”. Ma ci sono degli aspetti che non convincono il governatore.

“Sono state fatte scelte – commenta – che tolgono discrezionalità alle Regioni: se domani volessi chiudere, non lo potrei fare, a meno di non aver svolto alcune attività preliminari. E intervenire automaticamente solo in zona rossa mi sembra come chiudere la stalla quando sono scappati i buoi. A fianco del criterio introdotto, poi, ci andrebbe l’imposizione di un numero di tamponi sul totale degli abitanti, per avere dati uniformi”.

L’incidenza comunale

La vera novità lanciata dal Veneto, per valutare l’eventuale necessità di chiudere plessi scolastici, è quella dell’avvio di un monitoraggio dell’incidenza anche a livello comunale, con una semplice proporzione rispetto ai parametri nazionali. Questo, ha sottolineato il presidente della Regione, consentirà di individuare le zone più a rischio.

“Sappiamo – ha esemplificato Zaia – che la provincia di Padova ha oggi l’incidenza più alta, a 198. E già 4 scuole sono state chiuse ieri nell’Alta Padovana. Scavando più a fondo, con un monitoraggio che seguiremo ora dopo ora, potremo però sapere se ci sono singoli comuni che presentano da soli condizioni che impongano da subito la chiusura. Del resto, questo già sta avvenendo in mezza Italia. E l’avrei fatto anch’io, se fossi nelle situazioni presentate da alcuni colleghi”.

Il commento al Dpcm

Rispetto alle nuove regole decise dalla Presidenza del Consiglio, Zaia si ritiene comunque sostanzialmente soddisfatto. “Non mi aspettavo qualcosa di più o di diverso. Personalmente avrei fatto solo un fermo prudenziale delle scuole, ma per il resto non ho molto da dire. Anche lo stesso divieto di consumazione in loco dei cibi da asporto, accolto altrove con entusiasmo, per noi non è una novità”.

Il presidente del Veneto, in particolare, condivide la conferma della suddivisione del territorio in fasce colorate. “È quella che ci ha permesso di evitare il lockdown, come invece avvenuto ad esempio in Germania”.

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