Ogni 100 positivi, 7 , in media, finiscono in ospedale.
In Veneto gli ammalati Covid nei reparti e in terapia intensiva rappresentano un terzo dei ricoverati totali. 3094 a fronte dei 10.073 totali.
E anche se i dati variano, fornendo in alcuni giorni una speranza di assestamento e in altri apprensione per il timore di un incremento, l’immagine resta quella di una tragica altalena che continua a condizionare vite e morti.
“La curva del Veneto, come ad esempio anche quella del Friuli Venezia Giulia, è in ritardo di 10-15 giorni rispetto ad altre regioni, ma la pressione è alta -ha detto il presidente Luca Zaia – Basta pensare che abbiamo superato il 30% dei posti occupati in terapia intensiva, con una proporzione tra ricoveri in terapia intensiva e nuovi contagi di 10 casi ogni 3.000.
I numeri tornano tutti, ma il dato concreto è la crescita dei ricoveri, con almeno 700 pazienti in più rispetto a marzo”.
“Servono atteggiamenti maggiormente responsabili”
Il dato generale trova conferma in quelli delle singole Ulss.
L’azienda sanitaria veneziana, per esempio, ha registrato il picco dei ricoveri il 25 novembre, giorno in cui ha accolto nei suoi vari ospedali 347 malati Covid.
“Ogni giorno si contano centinaia di nuovi positivi -ha dichiarato il direttore generale dell’Ulss 3 Serenissima Giuseppe Dal Ben – serve una maggior responsabilità dei comportamenti di tutti per andare incontro a un dicembre migliore. La collettività non deve favorire la pressione forte e continua sugli ospedali, gravati da decine di ricoveri, e non deve consentire la sofferenza dei singoli, di cui abbiamo sentito tante toccanti storie raccontate in questi giorni dai media”.
Sempre al top per numero di tamponi
Vi sono comunque anche segnali positivi, come quelli legati al numero di tamponi effettuati.
“La strategia non è mai cambiata: siamo la comunità internazionale che ne effettua di più in percentuale al numero di abitanti – ha ricordato Zaia – In tema di contact tracing in Veneto riusciamo inoltre a intercettare subito almeno l’85% delle persone che sono venute in contatto con un soggetto positivo. E ricordiamo che, al riguardo, il parametro fissato per la determinazione del colore delle regioni è una soglia del 60%. Relativamente ai 21 parametri, in ogni caso, a oggi la nostra situazione è buona”.
Nuovo DPCM: tutto tace
A un giorno e mezzo dalla scadenza del DPCM attualmente in vigore, le regioni ancora non hanno ricevuto dal Governo alcuna bozza.
Il 4 dicembre scadrà anche l’ordinanza regionale. Ma “prima di prendere decisioni – ha rilevato Zaia – staremo a vedere come il decreto affronterà il problema degli assembramenti. Nei prossimi giorni presenteremo e depositeremo comunque il piano per affrontare l’occupazione graduale dei letti in questa quinta fase. Sperando che resti solo un’esercitazione”, chiarisce.
Riguardo il nuovo DPCM sono molti, in ogni caso, i temi al centro del dibattito, anche all’interno dello stesso Governo. Si va dalla possibilità dei ricongiungimenti familiari alla chiusura dei ristoranti per Natale, raggiungimento delle seconde case e sci. “Si è affacciata – evidenzia il presidente – una terza opzione: chiudere gli impianti, ma tenere aperte le strutture ricettive delle località sciistiche”.
Zaia ha infine fatto il punto sui vaccini: “Noi siamo pronti: se arrivano tra 10 giorni, li facciamo subito. Anche perché, per essere pronti, abbiamo già affrontato tutti i casi di possibile inefficienza che potrebbero crearsi. Ad esempio, abbiamo già preso tutte le informazioni necessarie per essere coperti con le dotazioni di siringhe”.