Chiudere le scuole quando si entra in zona rossa, come sembra l’orientamento del Comitato Tecnico Scientifico? Per il presidente del Veneto, Luca Zaia, potrebbe essere troppo tardi. E precisa: «Farò una nuova ordinanza in merito solo se gli aspetti sanitari me lo imporranno».
Un incontro verso il nuovo Dpcm
Quella della gestione delle scuole è una delle tematiche che confluiranno nel nuovo Dpcm, la cui presentazione da parte del Governo dovrebbe essere ormai imminente. Al riguardo, il Cts ha espresso un primo parziale parere, ma la discussione resta aperta ed è atteso nelle prossime ore un nuovo incontro tra l’Esecutivo e la Conferenza delle Regioni. «Penso – ha premesso Zaia – che l’approccio al tema delle scuole debba essere obiettivo, scientificamente sostenibile e scevro da condizionamenti ideologici. Se ci verrà chiesto di chiudere le scuole, lo valuteremo, senza prove muscolari. Ma basandoci sui dati di fatto e sulle posizioni che la comunità scientifica è chiamata ora a completare dopo le prime espressioni». Né sono per il momento in vista ordinanze contro gli assembramenti: «Le leggi ci sono già: spetta a chi deve fare i controlli farle rispettare».
Le fasce e i parametri
Un altro tema “caldo” è quello della revisione dei parametri per l’inserimento nelle diverse fasce colorate. «Continuare a basare le scelte epidemiologiche solo sull’Rt? Non funziona» è il commento del presidente del Veneto. Ma anche l’altra proposta avanzata dal Cts, quella di puntare sull’incidenza di nuovi positivi su 100 mila abitanti (oggi in Veneto attestata a 112), per Zaia va perfezionato. «Bisogna anche fissare un parametro sui tamponi da effettuare ogni settimana, per avere dati omogenei e uniformi. Forse potrebbe essere più significativo il tasso di ospedalizzazione. Ma dobbiamo prima capire la posizione del Governo e poi discutere su questa base. Fermo restando che il colore di zona, di per sé, dice poco o nulla: può esserci, ed è successo, un’incidenza più alta in zona gialla che in zona arancione».
La situazione in Veneto
Zaia intanto, lega l’aumento dell’Rt veneto soprattutto alla riapertura delle scuole. «La correlazione è evidenziata da tutta la letteratura scientifica», sottolinea. E il direttore della Sanità regionale, Luciano Flor, afferma: «Siamo lontanissimi dai numeri che imporrebbero la chiusura delle scuole, ma non possiamo pensare di arrivare a quei numeri, per chiudere». Questo anche se non mancano i segnali di una pur leggerissima ripresa della crescita della malattia, tra numero dei positivi complessivi, dei positivi al tampone e dei ricoverati. E, specifica Flor, «fatto 100 il massimo del 31 dicembre, oggi siamo a 25 nelle rianimazioni, con 99 pazienti positivi. Ma, se fosse continuato il trend delle settimane precedenti, adesso saremmo a 60».
Vaccini: scorte per tre settimane
La notizia più positiva, invece, arriva sul fronte vaccinale. “Oggi – conclude il direttore – con le scorte accumulate abbiamo la certezza che, anche se non dovessero arrivare nuove dosi, saremmo in grado di garantire tutti i richiami. Possiamo dunque mollare un po’ i freni e riprendere a vaccinare appieno, sempre sulla base dei rifornimenti effettivi».