Domani mattina, 25 febbraio, alle 9 i presidenti delle Regioni italiane inizieranno con il ministro per le Autonomie, Mariastella Gelmini, la discussione sulle proposte per il nuovo Dpcm, forse già con in mano una prima bozza. Per il presidente del Veneto, Luca Zaia, è un primo segnale del cambio di passo da parte del nuovo Governo. “Non arriveremo al solito last minute in cui ci viene chiesto un parere solo l’ultimo giorno”, ha commentato Zaia. Che ha anticipato le richieste che presenterà al tavolo.
Un Comitato tecnico scientifico sempre più autorevole
Il primo punto riguarda il Comitato tecnico scientifico, figura fondamentale nella gestione dell’emergenza. “Chiediamo – ha spiegato Zaia – che il Cts sia una realtà scientifica nazionale, con un suo speaker, che difenda le tesi validate e condivise dalla maggioranza della comunità scientifica. Anche contro le posizioni espresse da alcuni scienziati, perché i dibattiti tra scienziati disorientano i cittadini”.
Le restrizioni validate dalla scienza
Zaia inviterà poi il tavolo a valutare l’opportunità del Decreto di chiarire alcuni punti sulla possibilità per le regioni di introdurre restrizioni ulteriori. “Non sono contrario alla possibilità – ha illustrato – ma chiederò che il prossimo dpcm preveda che queste siano validate dalla comunità scientifica nazionale, che ha un punto di osservazione a 360 gradi. E, oltre alla validazione della comunità scientifica, le ulteriori misure restrittive devono passare anche per un’intesa firmata insieme al ministro della Salute. Perché, di conseguenza, ogni azione deve avere le provviste finanziarie a sostegno delle restrizioni”.
La perequazione delle misure
Infine, Zaia chiederà che le misure adottate prevedano un maggior grado di perequazione. “Perché – si è chiesto il presidente – un ristorante aperto a pranzo diventa un pericolo alla sera? O se è vero che si possono adottare alcune misure che concedono aggregazioni della comunità, perché le palestre devono restare chiuse? Per ogni attività, la comunità scientifica si deve esprimere in maniera puntuale, altrimenti la logica dei legittimi aggiustamenti diventa difficile da capire per i cittadini”.
Vaccini: una dose o due?
La comunità scientifica è stata chiamata in causa da Zaia anche per un aspetto che non rientrerà nel nuovo Dpcm. Vi è infatti un recente documento dell’Ecdc sui vaccini che, oltre ad allungare il periodo di somministrazione tra le due dosi, dice anche chi ha avuto il Covid, ha già una risposta anticorpale, per cui gli va fatta una sola iniezione.“Mi chiedo quindi se, davanti ai pochi vaccini disponibili, la comunità scientifica ci possa dare una risposta se è meglio dare una dose a due cittadini o due a una. E’ un fatto anche etico”, ha concluso Zaia. Che ha anche auspicato un intervento del premier Mario Draghi (“che ha strumenti e legittimazione anche costituzionale”) per fare chiarezza nella vicenda delle interlocuzioni per l’acquisto di dosi avviate dal Veneto.
Covid e scuola
Nel punto stampa dalla sede della Protezione civile di Marghera sono stati intanto presentati da Michele Tonon, del dipartimento di Prevenzione regionale, i primi dati della sorveglianza epidemiologica effettuata nelle scuole tra il 7 gennaio e il 23 febbraio. Gli “eventi” scolastici legati a una positività sono stati 1.421: il 22% nelle scuole dell’infanzia, il 33,7% nelle primarie, il 23,2% nelle secondarie di primo grado e il 14,2% in quelle di secondo grado. Per oltre 27 mila persone coinvolte tra isolamenti e quarantene. Tra i dati più significativi, quello legato al fatto che il 50,7% dei ragazzi tra 14 e 19 anni positivi hanno contratto il virus fuori dall’ambiente scolastico.
Due progetti al via
Tonon, insieme al direttore scolastico regionale Carmela Palumbo, ha invece presentato i due progetti sul Covid relativi al mondo scolastico pronti a partire da metà marzo. Il primo, quello delle “scuole sentinella”, testerà tutti gli studenti e il personale di 15 scuole superiori del Veneto (3 a Treviso, Padova e Verona, 2 a Venezia e Vicenza, 1 a Belluno e Rovigo). Nella prima fase saranno coinvolti fino a 7.500 soggetti e poi circa 1.800, a rotazione, ogni settimana fino al termine dell’anno scolastico. Il secondo progetto coinvolge invece 7 classi di terza media (una per provincia) per una valutazione della autosomministrazione vigilata dei test di screening.