“L’auspicio è che si tratti di misure nazionali, ma se non si chiudesse la partita nazionale, le adotteremo direttamente noi, e non saremo gli unici a farlo. Si avvicina un weekend che è un vero appuntamento con la storia – ha detto il presidente della regione Veneto Luca Zaia – Sono pronto a sostenere il provvedimento del Governo, ma non ad arrivare a sabato senza una soluzione”
Il Veneto, insomma, è pronto a definire quello che si potrà e non si potrà fare in occasione delle festività natalizie.
Servono nuove misure
Sono ore calde per la trattativa, che ha visto svolgersi in mattinata la lunga e importante riunione tra Governo e Regioni.
In questa sede, il presidente del Veneto ha espresso le sue convinzioni, come gli altri rappresentanti locali, che hanno palesato posizioni simili. “Io ho detto – ha rivelato – che come Veneto abbiamo bisogno di adottare ulteriori misure. Perché, pur ammettendo che è incontrovertibile che si tratti di un periodo particolare, è reale pensare nel periodo natalizio a ulteriori restrizioni, siano regionali o nazionali, come sta pensando il Governo. Ma è altrettanto incontrovertibile che ogni azione sia supportata da adeguati ristori, riguardo a cui il Governo ci ha dato rassicurazioni”.
Tutta Italia zona rossa?
Ma qual è l’idea del presidente del Veneto riguardo alle nuove misure?
Un lancio d’agenzia uscito al termine del vertice ipotizzava la proposta di Zaia di rendere tutta Italia zona rossa. “Non siamo entrati nello specifico – ha chiarito il governatore – e l’Ansa non era presente alla riunione. Anche perché è inutile e non corretto nei confronti dei cittadini buttare lì colori o ragionamenti in questo momento. Semplicemente abbiamo fatto l’analisi di quali siano i problemi. Noi abbiamo l’obbligo di porre una questione reale: gli ospedali hanno un punto di tenuta oltre cui non possono andare. E dobbiamo evitare che si arrivi al collasso, in cui i cittadini non si possono più curare. Ecco perché affermiamo che in questa fase servono nuove restrizioni. Ricordo comunque che le fasce sono state introdotte proprio per evitare di arrivare a un nuovo lockdown. E che la fascia rossa, quindi, non è un lockdown, come quello attualmente attivato in Germania”.
Le fasi della trattativa
Dopo la riunione con le Regioni, il Governo ha attivato alle 12.30 una riflessione al proprio interno. Ed è previsto per domattina un nuovo incontro, probabilmente per chiudere la partita, della Conferenza Stato-Regioni.
“La base di lavoro – conclude Zaia – sono le chiusure del fine settimana, poi si affrontano quelle natalizie. Ricordando sempre che a gennaio ci aspetta una congiuntura astrale tutt’altro che positiva, tra Covid, influenza, riapertura delle scuole e una campagna vaccinale che, avendo anticipato l’Ema il suo giudizio dal 29 al 21 dicembre, dovrebbe iniziare nei primi giorni dell’anno, con forse qualche ulteriore anticipazione. Il personale che dovrà garantire tutto questo è sempre lo stesso che compone la macchina sanitaria, va tutelato”.
Letti e terapie intensive
Una parte significativa del punto stampa odierno dall’unità di crisi della Protezione civile di Marghera è stato dedicato al tema dei posti letto e delle terapie intensive. Attualmente, sono occupati negli ospedali del Veneto 9.787 posti letto sui 13.820 attivi.
I ricoveri ordinari sono 7.060, mentre quelli di pazienti positivi al coronavirus 2.727 (tolti i negativizzati sul totale di 3.317 pazienti Covid tra reparti ordinari e terapie intensive). Nell’ultima settimana, sono stati ricoverati 276 pazienti non-Covid e 164 Covid.
Quanto alle terapie intensive, i pazienti attualmente seguiti in area critica sono 587, di cui 372 (353 positivi) Covid e 209 ordinari.
“A oggi sono attive circa 640 postazioni (nella prima fase, a marzo, si raggiunse il tetto di 697), delle 1.000 attivabili – ha spiegato Il direttore del Dipartimento regionale Suem-118, Paolo Rosi – Il totale si raggiunge con i 191 letti creu (già allestiti in locali tenuti chiusi), i 90 riconvertibili (tenuti in magazzino con i relativi macchinari e atttivabili in 24-36 in locali liberati da servizi sospesi) e i 160 derivanti dalla riconversione della metà dei letti di terapia subintensiva. Tutti sono riportati in un’apposita planimetria regionale che indica la collocazione, oltre a tempi e modalità di attivazione. Attivare però tutti e 1.000 i letti – ha precisato – significa bloccare tutte le altre attività”.
L’andamento delle terapie intensive
Rosi ha quindi reso noti alcuni dati relativi all’area critica. Mediamente, in Veneto, un positivo su 250 finisce in terapia intensiva e solo il 10% dei ricoverati in area critica ha meno di 70 anni. Se a marzo si registrò un picco improvviso, in questa seconda fase l’ascesa è stata molto più lenta, ma costante. Tanto che i ricoverati fino al 31 agosto in quest’area sono stati complessivamente 848, poi 1.436. “La curva – conclude Rosi – a giorni sembra appiattirsi, ma in altri cresce. È quasi piatta, ma non accenna a diminuire, per cui non siamo ancora fuori dalla situazione critica”.