Il Veneto continua ad avere quello che il presidente Luca Zaia ha definito un “comportamento anticiclico” per quel che riguarda l’andamento della pandemia da Covid-19.
Mentre in altre zone d’Italia e d’Europa il contagio continua a diffondersi, le curve regionali continuano la flessione. E questo nonostante la variante inglese circoli ormai tra il 17 e il 18 per cento, pur senza evidenti cluster. Così come, nel Padovano, è stata riscontrata anche la variante brasiliana.
Il direttore generale della Sanità del Veneto, Luciano Flor, ha dunque potuto annunciare il ritorno nella seconda delle cinque fasce del “semaforo” regionale dopo che in alcune zone si era arrivata a toccare addirittura la fascia 5/B. Ovvero la più elevata prima del collasso del sistema sanitario.
Le cifre per la fascia 2
L’inserimento nelle diverse fasce fa riferimento ai ricoveri di pazienti negli ospedali. E il Veneto, ha sottolineato Flor, è “ampiamente in fascia 2”.
Il limite per rientrarvi è di 900 pazienti positivi in area non critica e di 150 in rianimazione. Il tetto si è raggiunto il 1 gennaio, con rispettivamente 2.730 e 401 ricoverati positivi. Adesso sono 875 i positivi al coronavirus nei reparti ordinari e 94 in terapia intensiva.
“Il virus che sta circolando attualmente – ha commentato il direttore – non esprime un alto numero di malati da ricoverare. E questo rispecchia la fase positiva, che ci ha permesso di tornare sulle posizioni di fine ottobre. Ma di certo non abbassiamo la guardia, tenendo sempre elevata l’attenzione”.
“Siamo sempre preoccupati – ha aggiunto Zaia – perché siamo circondati da realtà, come la Lombardia, in cui la crescita della diffusione del virus continua. Così come sta succedendo ad esempio in Germania, dove si parla di prolungare il lockdown”.
La trattativa per i vaccini
La vera discriminante per imboccare finalmente la via d’uscita resta dunque la vaccinazione. Che, logicamente, dipende dalla disponibilità di dosi.
“Lombardia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Trento, Bolzano e Marche ci hanno confermato la loro disponibilità a essere della partita. Perché il problema non è tanto avere i vaccini, quanto il tempo che ci vuole per averli”, ha sottolineato il presidente.
Al momento, comunque, la trattativa con gli intermediari resta in mano al Veneto. Ed è sempre Flor a condurla. Al riguardo, il direttore ha spiegato che è stata scartata circa metà delle offerte pervenute, mentre alle 6 più interessanti è stato scritto per ottenere ulteriori elementi fondamentali: dai tempi della disponibilità, alle quantità disponibili, ai costi. E in due casi, entrambi per vaccini Pfizer, la Regione ha ricevuto un’offerta molto dettagliata.
L’iter per l’acquisto
“Adesso – ha precisato Flor – abbiamo chiesto i numeri dei lotti interessati e la scadenza della fornitura. Si tratta infatti di informazioni necessarie per avere la preventiva autorizzazione ministeriale formale, senza cui non ci muoveremo”. Per l’importazione di farmaci dall’estero, infatti, la legge prevede questo visto governativo. La domanda è stata inoltrata ieri e la Regione si attende una risposta entro domani.
La negoziazione vera e propria, per un totale di 27 milioni di dosi disponibili di vaccini autorizzati Ema, non è insomma ancora partita. Le modalità operative, in ogni caso, stanno venendo condivise con la struttura commissariale. “Le offerte – ha concluso Flor – stanno comunque continuando ad arrivare, alcune delle quali molto interessanti. E, tra queste, alcune riguardano anche AstraZeneca”.
La campagna vaccinale
Per far girare al massimo la macchina vaccinale veneta, dunque, serve la “benzina” legata alla disponibilità di un adeguato numero di dosi di siero.
“Continuando con le forniture ai ritmi odierni – ha stimato Flor – ci vorranno due anni per vaccinare l’intera popolazione. Si dice che in estate le quantità aumenteranno, ma ancora non ne possiamo avere certezza”. Intanto, sulla base delle nuove indicazioni europee, anche in Veneto AstraZeneca sarà somministrato fino ai 65 enni. E viene ritenuta soddisfacente la media tra l’80 e il 90% di adesione degli over 80.
L’obiettivo del presidente è arrivare all’estate con un “Veneto Covid-free”. “Pian piano – ha spiegato – si sta creando una comunità con risposta anticorpale. Abbiamo somministrato finora 250 mila vaccini e 108 mila persone hanno concluso il ciclo delle due dosi. Ma si capisce che le 6.000 dosi di ieri sono poche, per la potenza di fuoco su cui potremmo contare se avessimo sufficienti vaccini per arrivare al 70% di popolazione vaccinata necessaria per l’immunità di gregge”.