Lo studio sarà di supporto alla programmazione dell’imminente campagna di vaccinazioni
Prende il via un nuovo fronte veneto nella battaglia contro il coronavirus.
La Regione Veneto ha approvato e finanziato, con un contributo di 185.000 euro, un nuovo progetto per valutare la prevalenza e la diffusione per area del virus nella popolazione.
Portato avanti dall’Università di Padova, attraverso un’analisi dei dati raccolti dai Dipartimenti di prevenzione e uno screening sulla popolazione generale, mira a riuscire a capire meglio la circolazione del Covid-19 intercettando in contesti a elevata affluenza i soggetti asintomatici appartenenti a differenti classi d’età.
Lo studio analizzerà poi anche le reti di interazione tra le persone.
In tal modo, sarà possibile sviluppare, in relazione alle attuali conoscenze epidemiologiche e ai dati a disposizione, modelli su basi reali che permettano di valutare la modalità di diffusione del virus.
Liste tracciabili, su base volontaria
“Il primo passaggio – spiega il professor Vincenzo Baldo, referente del progetto per il Dipartimento di Scienze cardio-toracico-vascolari e di Sanità pubblica dell’Università di Padova – sarà l’analisi dei dati raccolti, per capire le modalità di trasmissione del virus, interagendo con la Regione per capire come utilizzare i dati ai fini di programmazione. Nel frattempo, stiamo individuando i contesti più adatti per effettuare lo screening, cui ci si sottoporrà su base volontaria. Un’ipotesi può essere quella degli ambiti lavorativi, perché abbiamo bisogno di liste tracciabili”.
Lo screening
C’è una differenza rispetto agli screening di massa già in atto. Ovvero il fatto che, per avere un campione che rappresenti meglio la popolazione complessiva, si cercherà di coinvolgere persone che non si presentino al controllo in seguito a una potenziale situazione di rischio. In tal senso è stata valutata, in prima istanza, una consistenza del campione di almeno 3.000 persone.
“Su soggetti non potenzialmente esposti al contagio – sottolinea Baldo – la positività presunta dovrebbe essere attorno all’1-2%, contro l’11-12% di quella che emerge dai tamponi effettuati su una popolazione maggiormente esposta”. Come negli screening di massa, sarà utilizzato il tampone antigenico rapido di ultima generazione, che offre una sensibilità maggiore. E, in caso di riscontrata positività, il soggetto sarà sottoposto anche al tampone molecolare, come da procedura ordinaria.
Un modello matematico per più piani temporali
Proprio per avere dati maggiormente significativi, l’idea è quella di coprire l’intero territorio regionale. Anche l’analisi dei dati coinvolgerà i vari Dipartimenti del territorio regionale per arrivare all’elaborazione del modello matematico da adottare per la valutazione complessiva dei dati. “Un’altra idea che è alla base del progetto – aggiunge il referente – è quella di partire con questo primo screening per poi eventualmente ripeterlo anche più avanti. Questo ci permetterà di avere un quadro articolato anche sul piano temporale”.
Gli obiettivi del progetto
L’analisi di screening, prevalenza, contact tracing e vaccinazione, tutti aspetti rilevanti per la prevenzione, fornirà così elementi utili per adeguare la programmazione al variare dello scenario epidemiologico. Chiarendo le catene di contagio, si proverà a far luce su alcuni meccanismi ancora non chiari sulla trasmissione del virus. Ad esempio, sulla sicurezza o meno di alcuni ambienti lavorativi o di aggregazione.
L’approfondimento effettuato grazie a questo studio servirà in particolare alla miglior organizzazione delle prossime azioni di Sanità pubblica, sia in fase decisionale che in quella di valutazione della loro efficacia. E questo anche in previsione di un futuro in cui il coronavirus resterà endemico nella nostra società. Oltre che, ovviamente, in vista delle prossime mosse per fronteggiare l’emergenza.
A partire dalla campagna di vaccinazione.
“I tempi dello studio – riprende Baldo – non dovranno essere troppo lunghi, per massimizzarne l’utilità. Di certo, se avverrà in un periodo di elevata circolazione, la valutazione dell’efficacia dovrebbe avvenire più rapidamente”
Verso il vaccino
Uno degli obiettivi specifici del progetto è infatti quello di creare un supporto alla programmazione dell’imminente campagna di vaccinazioni contro il coronavirus. Gli studiosi valuteranno cioè le coperture vaccinali necessarie a seconda delle classi di età e delle condizioni di rischio a seconda delle diverse categorie di persone. Si potranno in tal modo evidenziare eventuali criticità, ma valutare anche la persistenza nel tempo dell’efficacia della protezione in un campione di vaccinati. “Il nostro studio – puntualizza il professore dell’Università di Padova – avrà comunque natura osservazionale, non sperimentale, avvenendo dopo che il vaccino è già stato testato e commercializzato. Una valutazione sul campo di quello che potrà accadere dopo la campagna vaccinale”.
A riguardo del vaccino, il commissario per l’emergenza-Covid, Domenico Arcuri, ha intanto dichiarato che entro settembre 2021 potranno essere vaccinati tutti gli italiani. Anche se si partirà con chi non ha contratto il coronavirus, mentre chi lo ha già avuto potrà sottoporsi alla vaccinazione solo in una fase successiva. Una campagna, quella vaccinale, che si confida di poter iniziare entro fine gennaio.
Il commento di Zaia
Anche il presidente del Veneto, Luca Zaia, ha dedicato parte del punto stampa di aggiornamento quotidiano sul coronavirus a questo studio. “In base ai nostri dati – ha premesso – la percentuale di positivi sui tamponi fatti è del 6,93%. Un’incidenza non alta, tanto più che bisogna sottolineare che non si tratta dell’incidenza su tutti i Veneti, ma solo a quelli potenzialmente esposti al virus. È per questo che abbiamo deciso di attivare lo studio sulla popolazione indistinta con l’Università di Padova. Vogliamo capire l’incidenza del contagio su una popolazione casuale statisticamente uniforme. Una ricerca che, finora, è stata effettuata solo da Bolzano, che ha numeri ridotti di abitanti. E il dato che è emerso si attesta tra lo 0,8 e lo 0,9%”.
Tra gli altri dati, Zaia si è soffermato in particolare sulle terapie intensive, arrivate a 340 (+6) per i malati di Covid e a 572 in totale. “Sono 50 – ha evidenziato – in più di marzo, quando però c’era il lockdown e quindi senza incidenti stradali, politraumatizzati e incidenti sul lavoro. E, al riguardo, confermo che la nostra dotazione è di 1.000 letti, tutti georeferenziati”.