La curva della diffusione del contagio da Covid-19 in Veneto «dà una tendenza in calo» e sta già cominciando a piegare nella maggior parte delle province. Lo ha sottolineato, mostrando i grafici, il presidente del Veneto, Luca Zaia, nel quotidiano punto stampa dall’unità di crisi della Protezione civile di Marghera.
Il numero di ricoveri per coronavirus, ad esempio, è sceso nelle ultime 24 ore a 3.041 persone (-27), di cui 337 (+1) in terapia intensiva.
«Tra carichi e dimissioni dei pazienti in terapia intensiva – ha commentato Zaia – c’è una sorta di stabilizzazione, negli ultimi giorni, con anche dati negativi in alcune giornate. Pur restando ancora appena dentro la fascia 5 regionale abbiamo ragionevoli motivazioni per pensare di aver raggiunto la parte alta della curva».
Nel quadro regionale, solo il Veneziano mantiene un trend di crescita, sia pure «poco aggressivo» e il Rodigino ha ancora solo una tendenza a piegare. La piega della curva è invece già in atto in tutte le altre province.
Positivi su tamponi al 7,51%
«Finalmente – ha poi aggiunto il presidente del Veneto – il Governo ha confermato che, per calcolare l’incidenza dei positivi, bisogna sommare entrambi i tamponi, molecolari e rapidi. Il dato dei nuovi 3.708 nuovi contagi riscontrati nelle ultime 24 ore non deve quindi impressionarci. Il dato dei positivi sui tamponi, da noi, è al 7,51%». Nelle ultime 24 ore, infatti, in Veneto è stato effettuato un totale di 49.322 tamponi, di cui 32.550 antigenici.
Una situazione che fa attendere l’odierno aggiornamento della classificazione del colore della regione senza particolari patemi. «Siamo sereni – commenta Zaia – e possiamo solo aspettare il giudizio, nel rispetto delle competenze del Comitato Tecnico Scientifico. Secondo i nostri calcoli, comunque, l’Rt è sceso. L’unico parametro che ci vede un minimo fuori, ma comunque tra i migliori a livello nazionale, è quello relativo alle terapie intensive: 30,8 su una soglia di 30».
DPCM: ben vengano decisioni sui negozi
Adesso che il nuovo DPCM è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, Zaia torna sul commento del provvedimento del Governo che ci accompagnerà per le festività natalizie. «Nessun Governo – premette – in questo momento storico avrebbe avuto vita facile. E non tutto il decreto è da buttare. Ci sono misure assolutamente utili, come la chiusura dei centri commerciali o il prolungamento delle aperture dei negozi fino alle 21: se i cittadini useranno buon senso, potremo diluire la presenza nelle varie fasce orarie. E ben venga la possibilità di fare ragionamenti sulla scuola. Ma se si fosse approfondito giorno dopo giorno il percorso insieme alle Regioni, anche noi avremmo potuto portare qualcosa di utile».
Le Regioni chiedono modifiche per Natale, Santo Stefano e Capodanno
Il punto critico, per il presidente del Veneto, resta il blocco agli spostamenti tra comuni il 25 e 26 dicembre e il 1 gennaio.
«È una misura non giustificabile dal punto di vista sanitario, che non ha supporto scientifico, e ci spiegheranno le altre motivazioni. Ma spero soprattutto che ci sia un ravvedimento del Governo, perché non è vero che non si possa riprendere in mano questa situazione. Anche perché lo stesso CTS ha ribadito i dubbi sulla ratio epidemiologica avanzati dalle Regioni. Se da un lato – prosegue Zaia – la filosofia di pensare alle restrizioni è necessaria, ci chiediamo quanti rispetteranno questa norma, se resterà in piedi. Ho in mente possibili contromisure, ma non le anticipo, per dare il tempo al Governo di elaborare altre soluzioni. È vero che lunedì ci era stata sottolineata la necessità di pensare a restrizioni comunali, ma una simile modalità di restrizioni non ci era mai stata presentata, finché non abbiamo visto, con sorpresa, la bozza. Per cui, le Regioni, che sono tutte d’accordo, non l’hanno mai avallata senza se e senza ma».