Il contagio autunnale da Covid-19 e quello della scorsa primavera, in Veneto, mostrano che si tratta di due ondate molto diverse.
In un confronto tra il picco di marzo e la situazione attuale della diffusione del coronavirus, vi sono almeno tre differenze principali. Da un lato l’incidenza dei positivi sui tamponi effettuati e la mortalità, dall’altro i numeri dei ricoverati.
Il confronto
La Regione Veneto sta completando uno studio sul tema dei decessi «Bisogna valutare bene il fatto che, durante il lockdown, stando tutti a casa venne meno il dato degli incidenti stradali», evidenzia il presidente Luca Zaia. Che comunque anticipa: «Nel confronto tra 2020 e 2019, a marzo i morti erano aumentati del 32%. Tra novembre dello scorso anno e oggi, invece, abbiamo registrato un incremento di mortalità di appena l’1%». A questo, il governatore della Regione Veneto aggiunge il fatto dell’incidenza dei positivi sul numero di tamponi effettuati, che «è oggi di un terzo rispetto a marzo».
Il rovescio della medaglia è però il numero dei ricoverati. «La punta più alta di marzo era stata di 2.400 persone, oggi sono in ospedale per il Covid circa in 3.000, tra i 2.608 nei reparti ordinari e i 339 in terapia intensiva» sottolinea Zaia. Che aggiunge: «Avere ospedali più occupati rende il tema del distanziamento sociale assolutamente strategico».
Rt: rischio arancione?
Anche se c’è una settimana davanti per arrivare alla nuova collocazione delle diverse Regioni nelle varie fasce, il presidente comincia però già a ragionare in questa prospettiva. «Noi abbiamo fatto il possibile per coniugare gli aspetti di sanità pubblica con quelli dell’economia e finora siamo sempre riusciti a restare in fascia gialla. Se però non investiamo sugli assembramenti, l’Rt si alza ed è un attimo passare a un colore diverso. Anche questa settimana non ci possiamo esimere dall’essere valutati e l’Rt, tra i 21 parametri, è quello che pesa di più. Oggi abbiamo un valore che fino a qualche settimana fa sarebbe stato virtuoso; adesso è tra i più alti a livello nazionale. E anche il numero di ricoveri cresce perché il virus circola sempre. È per questo che continuiamo a raccomandarci sul tema degli assembramenti».
Al lavoro per il nuovo DPCM
Oggi (30 novembre ndr) alle 17 e domattina i presidenti di Regione si riuniranno con il Governo per parlare dell’ormai imminente nuovo DPCM.
«Andremo con spirito collaborativo, per capire quelle che sono le proposte per un Decreto che riteniamo centrale in questa battaglia – spiega il presidente del Veneto -Auspico che il Governo fissi prima di tutto dei pilastri, prevedendo le misure poi a cascata. Non è il metodo di lavoro giusto partire dicendo sì a qualcuno e no ad altri. È difficile capire perché teatri e piste da sci debbano restare chiuse e poi vedere struscio e happy hour nelle piazze piene».
La proposta di Zaia è dunque chiara: «Se pensiamo di gestire con DPCM un’emergenza che durerà fino ad aprile, si arriverà allo sfinimento. Penso quindi che vada rinsaldato un patto forte con i cittadini, dar vita a una campagna di coinvolgimento. Perché a marzo avevamo tutti paura di morire, mentre ora il virus rischia di essere solo un problema degli ospedali o dei vicini di casa».
Curva epidemiologica: raggiunto il “pianoro”
I grafici sull’occupazione dei posti letto presentati dall’ingegner Paolo Fattori nella riunione quotidiana con i direttori delle Ulss spingono infine Zaia a dire che «abbiamo raggiunto la fase apicale della curva epidemiologica, siamo arrivati al “pianoro” in cui non si cresce o non si cala significativamente con i posti occupati. È ovvio che questo non può fare tendenza, perché il Covid, come testimoniano gli esempi di Corea e Giappone, è una realtà che riesce a prenderci spesso in contropiede. È per questo che la collaborazione da parte di tutti è veramente fondamentale».