La febbre del Nilo colpisce ancora nel primo “cluster” del territorio. 49 i contagi a Padova. Le linee guida della regione
Il terzo caso di West Nile, la malattia provocata da un virus veicolato dalle zanzare Culex e dagli uccelli selvatici, è stato diagnosticato nel veneziano a Camponogara.
A esserne colpito, un uomo di 55 anni, sintomatico, al momento sotto osservazione ma che non sembra necessitare di ricovero nonostante la febbre alta.
Come ricorda l’Istituto Superiore della Sanità, il virus si presenta con sintomi gravi in meno de’1% delle persone infette (1 su 150).
Questi “comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi (circa 1 su mille) il virus può causare un’encefalite letale“.
Com’è accaduto all’anziana signora di Mira, poco distante da Camponogara, deceduta qualche giorno fa.
Finora, il West Nile virus ha ucciso nella regione del Veneto 4 persone. Le altre tre morti si sono verificate a Padova, dove attualmente sono già 49 i casi segnalati.
Disinfestazioni speciali contro le zanzare adulte
“Ci troviamo di fronte al primo “cluster” nel territorio della nostra Ulss 3 – sottolinea il Direttore del Dipartimento di Prevenzione, Vittorio Selle – Abbiamo avvisato il Comune di Camponogara e sono già state avviate le procedure per un’azione mirata di disinfestazione: alle attività di contrasto realizzate routinariamente con azioni larvicide, già effettuate in tutti i territori, ora si somma, nel territorio in cui si sono verificati i contagi, una disinfestazione speciale volta a colpire gli esemplari adulti di zanzara, per eliminare il vettore del virus West Nile, nello specifico del contesto circostante il ‘cluster’ individuato”.
Le linee guida della regione Veneto
Interventi di contrasto che, come prevedono le linee guida diramate dalla regione Veneto, si stanno effettuando anche su altre province, soprattutto nel padovano.
“E’ di queste ore una ulteriore disposizione della Regione Veneto che ribadisce come le azioni adulticide vadano riservate a casistiche particolari, tra le quali appunto un ‘cluster’ conclamato – sottolinea Selle -. Si parla di “cluster” quando si hanno due o più casi che si verificano nel raggio di 2 km in un intervallo temporale di quindici giorni dall’inizio dei sintomi. In questo contesto -spiega – devono essere valutati ulteriori interventi di contrasto e, in base allo scenario di rischio, se procedere con interventi adulticidi in contesti limitati”.
West Nile: il virus che arriva dall’Uganda
Il primo caso di West Nile fu diagnosticato in Uganda, nel distretto West Nile, nel 1973.
Oltre a potersi diffondere attraverso le zanzare e gli uccelli selvatici, sia pur di rado, può contagiare anche attraverso trapianti di organi e trasfusioni del sangue e, rileva l’Istituto Superiore di Sanità “infetta anche altri mammiferi, soprattutto equini, ma in alcuni casi anche cani, gatti, conigli e altri”.
Nei soggetti sani ha un periodo di incubazione tra i 2 e i 14 giorni, che possono diventare anche 21 in persone con sistema immunitario compromesso.
“La diagnosi – si legge in una nota dell’Iss -viene prevalentemente effettuata attraverso test di laboratorio (Elisa o Immunofluorescenza) effettuati su siero e, dove indicato, su fluido cerebrospinale. I campioni raccolti entro 8 giorni dall’insorgenza dei sintomi potrebbero risultare negativi, pertanto è consigliabile ripetere a distanza di tempo il test di laboratorio prima di escludere la malattia. In alternativa la diagnosi può anche essere effettuata attraverso Pcr o coltura virale su campioni di siero e fluido cerebrospinale”.
Un vaccino o un trattamento specifico per la cura della febbre da West Nile non c’è.
Nei casi più gravi, in ospedale, vengono utilizzati fluidi intravenosi e respirazione assistita.
Come proteggersi
L’unico modo per proteggersi consiste nel cercare di evitare le punture di zanzara e facendo attenzione a non creare situazioni che favoriscano la loro riproduzione, quindi non lasciando in terrazze e giardini contenitori con acqua stagnante, cambiando spesso l’acqua nelle ciotole dei nostri animali, svuotando del tutto e riponendo in verticale le piscinette dei nostri bambini dopo averle utilizzate.
Consuelo Terrin