La Biennale ottimista di Christine Macel, dal 13 maggio al 26 novembre
Una Biennale con gli artisti, degli artisti e per gli artisti, sulle forme che essi propongono, gli interrogativi che pongono, le pratiche che sviluppano, i modi di vivere che scelgono. E questo perché l’arte di oggi, di fronte ai conflitti e ai sussulti del mondo, testimonia la parte più preziosa dell’umanità, il luogo per eccellenza della riflessione, dell’espressione individuale e della libertà, così come degli interrogativi fondamentali.
L’arte è l’ultimo baluardo, un giardino da coltivare al di là delle mode e degli interessi specifici e rappresenta anche un’alternativa all’individualismo e all’indifferenza».
Nelle parole di Christine Macel, curatrice della 57^ Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia (aperta al pubblico da sabato 13 maggio a domenica 26 novembre 2017 ai Giardini e all’Arsenale di Venezia) c’è l’essenza della Mostra di quest’anno. A cominciare dal titolo: un’esclamazione, espressione della passione per l’arte e per la figura dell’artista.
“Viva Arte Viva” si sviluppa in un percorso espositivo non legato ad un tema conduttore unico, ma coniugato alle opere. Una sorta di viaggio nel quale gli artisti ed il pubblico si incontrano tra loro, si avvicinano o si allontanano in relazione alle affinità che si manifestano e dove ogni opera presente nei nove padiglioni che si visitano (“degli Artisti e dei Libri”, “delle Gioie e delle Paure”, “dello Spazio Comune”, “della Terra”, “delle Tradizioni”, “degli Sciamani”, “Dionisiaco”, “dei Colori”, “del Tempo e dell’Infinito”) ha il compito di impegnare chi la osserva con la sua vitalità. Due primi “universi” sono nel Padiglione Centrale e sette altri tra l’Arsenale ed il Giardino delle Vergini.
«Con questa Esposizione – sottolinea il presidente della Biennale, Paolo Baratta – l’incontro diretto con l’artista assume un ruolo strategico tanto da costituire uno dei pilastri della Mostra con un programma senza precedenti fatto di incontri con il pubblico, performances, progetti speciali, eventi».
Ma chi sono i veri protagonisti di “Viva Arte Viva”?
Conosciamoli insieme.
è una Biennale Arte che vuole infondere energia positiva e prospettica ai giovani artisti ed al tempo stesso dedicare una nuova attenzione a quelli troppo presto scomparsi o ancora poco conosciuti al grande pubblico, malgrado l’importanza dei loro lavori. Non a caso in mostra si trovano opere di 14 artisti deceduti mentre tredici sono gli ottuagenari. Le filippine Katherine Nunez del 1992 e Issay Rodriguez del 1991 sono le più giovani artiste, mentre quest’anno, per la prima volta nella storia della Biennale, espone un primo ministro: Edi Rama, del 1964, che vive e lavora a Tirana, noto artista ma anche premier dell’Albania. Il “Padiglione degli Sciamani” propone l’artista come missionario: è l’esperienza di Ernesto Neto condivisa per due anni con le tribù dell’Amazzonia.
Gli italiani in Mostra
SALVATORE ARANCIO
La potenzialità delle immagini è il punto fermo delle opere di Salvatore Arancio. Il quarantaduenne, nato a Catania, formatosi al Royal College of Art di Londra (dove oggi vive e lavora), espone nel “Padiglione del Tempo e dell’Infinito” l’opera “Mind and Body Body and Mind”, inserita in un progetto più ampio che la vede dialogare con una grande installazione, una sorta di giardino di sculture. La sua ricerca artistica ha origine dalla fotoincisione, ma Arancio lavora anche con la scultura, il collage, l’animazione e il video.
IRMA BLANK
Libro, carta, tela, tavola, sono le superfici su cui crea e si struttura il rapporto tra segno e tempo: acquarello, china, inchiostro, penna a sfera, olio e acrilico gli strumenti che Irma Blank sceglie per creare il corpo dell’opera. Tedesca di origine, Irma Blank si è trasferita in Italia alla fine degli anni Cinquanta ed oggi vive e lavora a Milano. Tutto il suo lavoro è attraversato da una dialettica tra scrittura e disegno, scrittura e pittura, costante nelle sue opere.
MICHELE CIACCIOFERA
Sono dedicate ad un attento studio del paesaggio, al rapporto conflittuale tra uomo e natura e a temi della condizione umana quali tortura, prigionia, melanconia, le opere dell’artista Michele Ciacciofera (“Padiglione delle tradizioni”). Nato a Nuoro nel 1969, ma siciliano d’adozione, ha vissuto fin da bambino a Palermo per poi trasferirsi a Siracusa. Oggi vive e lavora a Parigi.
GIORGIO GRIFFA
Giorgio Griffa è considerato uno dei maggiori protagonisti dell’astrattismo. Le opere dell’artista torinese, esposte nel “Padiglione dei Colori”, si contraddistinguono per la loro essenziale composizione formale: arabeschi, segni, linee, strisce, dipinti direttamente sulla tela grezza; tele libere dove il colore diventa il tramite di un’azione ed il segno l’effetto di un pensiero.
RICCARDO GUARNERI
Segno, luce e colore, pure nelle sue diverse fasi, costituiscono il filo conduttore della ricerca artistica di Riccardo Guarneri, presente nel “Padiglione degli Artisti”. Fiorentino, classe 1933, Guarneri inizia a dipingere nel 1953 alternando la pittura all’attività musicale.
MARIA LAI
L’opera di Maria Lai, torinese, scomparsa nel 2013, si trova nel “Padiglione dello Spazio Comune” e torna alla Biennale a trentanove anni dalla sua prima partecipazione. Negli anni Cinquanta, agli inizi della sua carriera, forte della lezione di Arturo Martini emerge la sua vocazione sperimentale con una ricerca di nuovi linguaggi, tecniche e materiali ricca ed originale: terrecotte, tele e libri cuciti, ceramiche, telai, pani. Ha partecipato alla Biennale di Venezia del 1978 con un progetto multimediale di Mariella Bentivoglio.