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Virus Nipah: in India tornano le mascherine

Virus Nipah: in India tornano le mascherine

Chiuse alcune scuole e università dopo la morte di un 24enne per la zoonosi causata da un agente virale potenzialmente pandemico

Non è un virus nuovo, essendo stato isolato per la prima volta circa 25 anni fa e addirittura “protagonista” del film del 2011 “Contagion” con Matt Damon, Kate Winslet e Jude Law.
Ma, pur essendo endemico soprattutto in Asia meridionale, è un agente virale che secondo gli esperti è potenzialmente in grado di far scoppiare una nuova pandemia.
Ecco perché preoccupano le notizie sul virus Nipah che arrivano dall’India, dove il Governo ha raccomandato l’uso delle mascherine, imponendolo in alcuni ambienti come quelli scolastici, e deciso di chiudere alcune scuole e università dopo la morte di uno studente di 24 anni a Kerala, seguita a quella di un 14enne registrata a giugno, con circa 200 persone poste in quarantena.

Virus Nipah: attenti ai pipistrelli

Il virus a Rna Nipah, o NiV, provoca negli esseri umani una zoonosi, ovvero una malattia causata da un agente trasmesso da un animale infetto. Questa infezione circola infatti soprattutto tra i pipistrelli della frutta e le volpi volanti, ospiti naturali del virus e insieme ai maiali i principali veicoli della sua trasmissione all’uomo, anche attraverso alimenti contaminati con saliva, urina ed escrementi di esemplari infetti. Più rara, ma possibile, anche la trasmissione diretta da persona a persona.

nipah

I focolai nel mondo

Nel Sud-Est asiatico, Nipah ha negli anni provocato diversi focolai epidemici, tra Malesia, Singapore, India e Bangladesh. Il ripresentarsi del virus è addirittura da considerarsi stagionale in questo Paese, nel periodo da dicembre e aprile, quando viene raccolta e consumata la linfa della palma da datteri: nel 2023 ne sono stati riscontrati 6 casi e altri 2, seguiti da decesso, a inizio 2024. Il virus è già stato trovato anche in Africa, con in particolare il ritrovamento di anticorpi nel sangue di alcuni pipistrelli in Madagascar e Ghana.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, dopo l’epidemia di Ebola del 2016, ha inserito Nipah nella lista dei virus che potrebbero causare in futuro una pandemia e già a ottobre 2023 aveva lanciato un alert per un focolaio in India. Per una diffusione pandemica, in ogni caso, gli esperti invitano a monitorare l’emersione di eventuali varianti con una capacità di trasmissione più elevata.

La malattia da virus Nipah

La zoonosi provocata da Nipah, il cui periodo di incubazione standard varia da 4 a 14 giorni, anche se può arrivare fino a 45 giorni, può causare nell’uomo tipicamente infezioni respiratorie ed encefaliti anche acute, ma anche febbre, mal di testa, dolori muscolari, vomito, gola infiammata e, nei casi più gravi, vertigini, sonnolenza, stato di coscienza alterata, convulsioni, polmonite atipica e gravi problemi respiratori.

Non esiste un vaccino

Non sono escluse le infezioni asintomatiche né le recidive, anche dopo mesi dalle prime manifestazioni, e, in caso di encefaliti, più del 20% di chi è guarito ha dovuto fronteggiare postumi di tipo neurologico. Il tasso di mortalità nelle epidemie asiatiche già verificatesi varia tra il 40% e il 100%. Al momento, nonostante si stiano sviluppando farmaci antivirali specifici, non esistono vaccini o terapie autorizzate per la prevenzione o il trattamento dell’infezione da Nipah.

La gestione dei casi, suggerisce l’Oms, “dovrebbe concentrarsi sulla fornitura di assistenza di supporto ai pazienti”, con la raccomandazione del ricorso alla terapia intensiva di supporto in caso di complicanze respiratorie e neurologiche gravi. Fondamentale la prevenzione attraverso l’adozione di misure che riducano l’esposizione al virus, insieme all’isolamento dei casi ritenuti sospetti.

Alberto Minazzi

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