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Vini: vetro o Pet?

Vini: vetro o Pet?

I produttori di vino guardano alla “nuova” frontiera, ma non sono molti coloro che pensano di abbandonare “l’abito delle feste”

Immaginiamoci la scena: Mauro Lorenzon, leggendario e variopinto oste veneziano, che con la sua sciabola e il sottofondo musicale stappa una bottiglia di preziose bollicine.
Ma il collo della bottiglia resiste. Non si lascia decapitare. Delusione di tutti, eppure lo sciabolatore non ha colpa e anche la sciabola d’ordinanza non ha la lama a remengo.
Allora cosa è successo?
La bottiglia è di plastica e più che con una sciabola può aprirsi con un seghetto, operazione da comiche finali.
Se invece capitasse al varo di una nave alla Fincantieri? Con quella bottiglia che rimbalza intatta sulla murata? Meglio non pensarci.

Mauro Lorenzon

Ma Gianfranco Zoppas, presidente dell’omonimo gruppo industriale, è certo che per il vetro, i giorni siano contati.
O meglio, per il vino nel vetro il tempo scorre inesorabilmente e già vede la “nuova frontiera” della plastica per le bottiglie non solo di vini fermi, ma anche per spumanti, Champagne e prosecco.
Possibile? L’industriale trevigiano ne è convinto e in una recente intervista, elencando i mercati che già adottano la plastica per il vino, c’informa che la Sipa, azienda del gruppo specializzata nelle tecnologie per l’imbottigliamento, ha già ricevuto richieste da produttori del Nord Europa e che anche la Francia già commercializza vino in bottiglie di plastica con Sipa che ha pronte proposte anche per lo Champagne.

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Gianfranco Zoppas

Giorgio Polegato, imprenditore vitivinicolo trevigiano con un passato nel prosecco di qualità e attuale presidente della Consulta dei Vini veneti di Coldiretti, frena.
“La plastica non è certamente una novità, basta guardare a realtà come Australia o Nuova Zelanda, peraltro paesi produttori. Ma non ritengo che da noi i tempi siano maturi – dice convinto -.Non sono maturi per il consumatore e neppure per il produttore ancora impegnato in campagne di fidelizzazione del cliente e nella valorizzazione dei propri vini. Non escludo che in futuro si possa arrivare alla diffusione di questo tipo di confezionamento ma limitatamente al cosiddetto primo prezzo. Grande distribuzione organizzata e hard discount. Tradizione e gusto italiano – conclude – non l’accetterebbero ora come ora”.

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Giorgio Polegato

Senza considerare poi che, per esempio per il prosecco, il disciplinare è categorico: solo in bottiglie di vetro.
Un vincolo netto ricorda Franco Adami, presidente di un’azienda della Docg del prosecco e battagliero past president dell’allora unico Consorzio di tutela del prosecco di ConeglianoValdobbiadene.
“L’aspetto legale è determinante per quel che riguarda il prosecco e in genere i disciplinari che impongono il vetro. Ma non meno significativa è la questione del packaging”.
Adami, al quale è stato attribuito il Premio Vino dell’Emozione 2023 parla di stile, ambientazione, immagine.
“Il prosecco, lo spumante, i vini importanti reclamano un “vestito” coerente e accattivante – sottolinea – Se viene percepito come prodotto voluttuario, allora deve essere presentato adeguatamente. La risposta non può essere la plastica”.

Franco Adami

Indubbiamente, la plastica per imbottigliare il vino ha una sua ragione economica.
Lo ha spiegato Zoppas dal punto di vista industriale; ce ne accorgiamo quotidianamente quando compaiono cartelli in certe rivendite che raccolgono bottiglie di vetro da riutilizzare perché il vetro costa. E pesa: 90 grammi per la plastica contro i quasi 750 di una bottiglia di vetro. E chi sta facendo i conti con la plastica può giocare anche l’atout del materiale infrangibile quale è il Pet di ultima generazione secondo quanto dichiarato dal numero uno di Zoppas Industries.
Questo vuol dire potenziali risparmi nella logistica, ovvero rapido incremento per il canale delle vendite online.
Il solo affrontare la questione significa che qualche breccia si è aperta e allora ecco che sui pallet da 1000 bottiglie ciascuno che le vetrerie specializzate recapitano ai produttori compare sempre più frequentemente la grande scritta “Il vetro è meglio”.
Allora vetro, plastica o lattine? O il cartone?
Sul fronte degli spumanti Camilla Lunelli, direttrice comunicazioni e relazioni esterne del Gruppo Lunelli di Trento, usa sapientemente la diplomazia. “E’ una prospettiva molto lontana dal nostro universo di alta gamma e certamente non guardiamo a questo tipo di innovazione” pur senza demonizzarla precisa, ricordando come già alcuni paesi europei offrano vini in bottiglie di plastica. “Tuttavia, il Gruppo Lunelli anche per Surgiva, la nostra acqua minerale, adotta la bottiglia di vetro. Una scelta che da sempre risponde anche a principi di sostenibilità”.

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Camilla Lunelli

Un capitolo, quello della sostenibilità e dell’ambiente che trova sensibili praticamente tutti i produttori, da quelli tradizionali a chi ha abbracciato il modello bio fino a quelli biodinamici. E non è solo moda del green-washing.
Impensabile volere un vino bio, essere pronti a pagarlo più delle etichette standard per una precisa consapevolezza ambientalista, senza necessariamente pretendere un vino da meditazione e trovarselo poi imbottigliato nella plastica.
Riavvolgiamo allora la pellicola, torniamo a quella sciabolata iniziale del nostro oste. Nessun problema: il collo della bottiglia salterà al tocco preciso e scenografico. Sabrage salvo e vetro “protagonista”. Almeno per ora.

Agostino Buda

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