“Stiamo andando verso la normalità”. È l’annuncio che tutti si aspettavano, dopo aver visto Venezia e le sue isole allagate come non mai negli ultimi 50 anni. Al termine della nuova mattinata di intenso lavoro da parte dei pompieri, la rassicurazione attiva da Salvatore Turria della Direzione interregionale dei Vigili del fuoco di Veneto e Trentino Alto Adige.
Modulo HCP per asciugare Pellestrina
Il “simbolo silenzioso” della seconda acqua alta della storia della Laguna è Pellestrina. I vaporetti gettati a riva come giocattoli o la Basilica allagata sono le “copertine” della nottata del 12 novembre 2019. Ma la situazione più drammatica è stata quella che hanno dovuto affrontare i residenti dell’isola (che ha registrato anche l’unica vittima del disastro). Se il resto della città era già passato alla fase in cui si cerca di salvare il salvabile, a Pellestrina i Vigili del fuoco erano ancora all’opera per aspirare l’acqua che aveva invaso interamente case e strade. Un intervento che si sta concludendo con efficacia in queste ore.
Per far ciò, sulle due isole che separano la Laguna dal mare (Lido e, appunto, Pellestrina) i pompieri hanno attivato il modulo HCP (High Capacity Pumping). Quello, cioè, utilizzato per svuotare i bacini. Si tratta infatti di pompe ad alta capacità, in grado di lavorare in parallelo, con una potenza di aspirazione che raggiunge i 50 metri cubi al minuto. Era stato un elicottero dei Vigili del Fuoco, Drago 71, a individuare i luoghi più idonei per piazzare le pompe.
500 interventi per l’emergenza
Sono quasi 500 i pompieri in servizio nella Provincia di Venezia. Il loro lavoro è suddiviso in 4 turni giornalieri, per garantire la presenza nella sede centrale, all’aeroporto e in tutti i distaccamenti. In questi giorni, il loro impegno è stato massimo, arrivando al picco di 160 vigili del fuoco contemporaneamente al lavoro. Per fronteggiare al meglio l’emergenza, sono stati infatti richiamati anche soggetti liberi dal servizio. E, per il lavoro con le pompe HCP, sono arrivati rinforzi dalle province limitrofe, da Padova, a Vicenza, a Verona.
Il monte di interventi eseguito ha così toccato la ragguardevole cifra di 450 interventi già chiusi nella mattinata odierna, più una cinquantina da verificare. “Si tratta – spiega Turria – semplicemente di chiudere con le verifiche le schede aperte. Sono sempre interventi tecnici, ma non di soccorso immediato. Attività, insomma, che fanno parte della nostra normalità”.
Affrontate le priorità, ora tutto il resto
Oltre alla grande opera di prosciugamento di Pellestrina, gli interventi svolti dai Vigili del fuoco in occasione di questa acqua alta più che eccezionale sono stati i più vari. Prosciugamenti e messe in sicurezza di imbarcazioni, molte delle quali, dopo aver rotto gli ormeggi, avevano ostruito il passaggio nel canale della Giudecca e nel bacino di San Marco nei momenti più drammatici. Soccorsi alle persone rifugiate negli imbarcaderi e interventi per gli allagamenti nella Basilica di San Marco, al Teatro La Fenice e al Malibran. E poi lo spegnimento di incendi di cabine elettriche invase dall’acqua, ma anche del museo di Ca’ Pesaro (dove è crollato parzialmente un solaio a piano terra) o di un edificio commerciale al Lido.
Adesso, l’attività ordinaria della squadra continua. E può dedicarsi anche alle attività “secondarie”, fin qui rimandate perché meno urgenti. Da allagamenti minori, alle verifiche statiche, alla rimozione, insieme con il personale del Nucleo sommozzatori, di imbarcazioni affondate che ostacolano la circolazione nei canali.