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Verso il 2024 dell'Ai: più opportunità o più dubbi?

Verso il 2024 dell'Ai: più opportunità o più dubbi?
Intelligenza artificiale

Dalla medicina all’informazione, i progressi della tecnologia rendono l’intelligenza artificiale sempre più protagonista, ma rendono anche necessaria una regolamentazione

Le ultime due notizie in ordine di tempo relative all’intelligenza artificiale sono di segno decisamente opposto.

La prima, positiva, spiega come, grazie all’aiuto del deep learning (ovvero l’“approfondimento profondo”, che consente al computer di sviluppare un ragionamento simile a quello umano) un gruppo di ricercatori ha individuato una nuova classe di antibiotici contro lo stafilocco aureo, che potrebbe evitare oltre 10 mila morti l’anno nei soli Stati Uniti.

La seconda, sempre in arrivo dagli Usa, è invece la causa intentata dal New York Times a OpenAi e Microsoft per violazione dei diritti d’autore, in quanto le rispettive Ai avrebbero letteralmente copiato gli articoli pubblicati online dal quotidiano. Una presa di posizione che dà seguito a quella di agosto, sul delicato tema dell’addestramento dei modelli di Ai.

Il futuro dell’intelligenza artificiale, insomma, si presta a letture ben diverse. Quel che è certo, comunque, è che la Ai è destinata a occupare spazi sempre più ampi nella nostra quotidianità. E si rende quindi necessaria una profonda riflessione sui molteplici aspetti che coinvolti da quella che si prospetta come una vera e propria rivoluzione.

La visione di Bill Gates

Sul tema dell’Ai, proprio il fondatore di Microsoft, Bill Gates, nelle previsioni per il 2024 appena pubblicate sul suo blog, ha scritto: “È più chiaro che mai come l’intelligenza artificiale possa essere utilizzata per migliorare l’accesso all’istruzione, alla salute mentale e altro ancora”.

“Questo – prosegue Gates – mi motiva a garantire che questa tecnologia aiuti a ridurre, e non contribuisca, alle terribili disuguaglianze che vediamo in tutto il mondo”. E, secondo l’imprenditore informatico, quanto visto nel 2023 è solo un minimo accenno a quanto l’Ai cambierà il mondo, spingendo il progresso attraverso l’innovazione.

La visione espressa da Bill Gates è a 360 gradi. Guardando al passato, ricorda per esempio che, grazie all’innovazione tecnico-scientifica e in particolare ai progressi nei vaccini, dal 2000 a oggi si è dimezzata la mortalità infantile nella fascia tra 0 e 5 anni.

Proprio i temi della sanità, tra lo sviluppo di nuovi farmaci, la lotta all’antibiotico-resistenza, lo sviluppo di nuovi protocolli e procedure per le gravidanze a rischio, la lotta all’Aids e l’accesso all’informazione per il personale sanitario, sono tra le sfide principali per il futuro. E Gates conclude prevedendo che entro 5 anni saremo tutti dipendenti dall’Ai e che, in futuro, lavoreremo solo 3 giorni a settimana.

L’Italia e l’Ai

Tutto il mondo, dunque, è in fermento per non farsi trovare impreparato di fronte alle novità. E l’Italia non fa eccezione. Nelle scorse settimane, il ministro per le Imprese, Adolfo Urso, ha illustrato lo statuto della Fondazione “AI4Industry”, che avrà il suo focus nel nuovo Centro nazionale per l’intelligenza artificiale di Torino.

Il Centro, che diventerà il punto di riferimento della ricerca per l’automotive e l’aerospazio, avrà una dotazione annua di 20 milioni di euro e avrà il compito di trasferire alle imprese italiane i risultati ottenuti nel campo dell’innovazione legata all’Ai a supporto dello sviluppo. L’obiettivo è quello di avviarlo al più presto, forse già nei primi mesi del 2024.

Il prossimo anno, inoltre, il nostro Paese ospiterà il G7 sull’intelligenza artificiale. La sede, come è stato anticipato a fine novembre dal direttore di Key4biz, Raffaele Barberio, in occasione della conferenza “Ai per la trasformazione digitale delle amministrazioni locali”, sarà Trento.

Va ricordato che proprio il G7, nel vertice di Hiroshima dello scorso novembre, ha fissato, nell’“Hiroshima Ai Process”, gli 11 princìpi-guida e un primo codice di condotta internazionale per chi si occupa dello sviluppo dell’intelligenza artificiale, mirando a renderla sempre più trasparente, sicura, affidabile e conforme a princìpi etici.

La regolamentazione europea dell’Ai

Un ulteriore passo avanti per la regolamentazione dell’intelligenza artificiale si è poi registrato a inizio dicembre, con l’accordo provvisorio tra Consiglio e Parlamento dell’Unione Europea. Un risultato sottolineato come “storico”, in quanto pur prevedendo un’applicazione dopo 2 anni dalla sua entrata in vigore, si tratta delle prime regole al mondo sull’Ai generativa.

Il progetto di regolamento, spiegano le fonti europee, mira ad assicurare che i sistemi di Ai immessi sul mercato europeo e utilizzati nell’Ue siano sicuri e rispettino i diritti fondamentali dei cittadini e i valori dell’Unione. Si punta inoltre a stimolare gli investimenti e l’innovazione in materia di intelligenza artificiale in Europa.

“L’idea principale – ha spiegato Carme Artigas, sottosegretaria di Stato spagnola per la Digitalizzazione e l’intelligenza artificiale – è quella di regolamentare l’Ai sulla base della capacità di quest’ultima di causare danni alla società seguendo un approccio “basato sul rischio”: tanto maggiore è il rischio, quanto più rigorose sono le regole”.

Alberto Minazzi

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