Risplendono nuovamente il bianco avorio della pietra d’Istria e i colori dei marmi che lo compongono. Dopo un anno di lavori è ritornato al suo originario splendore Il Portale dei Buora a San Giorgio Maggiore, a Venezia.
L’opera rinascimentale, che era stata gravemente danneggiata dall’Acqua Granda del 2019, si può ora ammirare in tutta la sua bellezza.
Dopo la recente riapertura del magnifico labirinto Borges, l’isola veneziana, sede della Fondazione Cini, si arricchisce di un altro prezioso bene artistico ritornato a nuova vita.
Il restauro conservativo del Portale
A ridare luce al Portale dei Buora sono stati gli allievi del Corso Superiore Triennale di Tecnico del Restauro di beni Culturali dell’UIA, l’Università Internazionale dell’Arte di Venezia, con la quale la Fondazione Cini ha attivato una collaborazione dal 2018. Il restauro conservativo dell’opera è tra le iniziative più importanti che coinvolgono il complesso monumentale dell’Isola di San Giorgio Maggiore, realizzato dalla Fondazione Cini in occasione dei 70 anni di attività. I lavori, finanziati dall’Associazione “Un Amico a Venezia”, hanno visto impegnati nel cantiere didattico i giovani studenti.
“Questo restauro – ha rilevato il Segretario Generale della Fondazione Cini Renata Codello – assume due importanti significati: il primo quello di essere riusciti a portare avanti il cantiere sul grande Portale nonostante le difficoltà imposte dall’emergenza sanitaria a dimostrazione dell’impegno con cui la Cini porta avanti la conservazione dell’architettura monumentale a San Giorgio. Il secondo riguarda le collaborazioni con le Università per mantenere sempre viva la ricerca e lo studio del patrimonio sostenendo la formazione”.
I lavori di restauro si sono svolti attraverso una precisa mappatura iniziale per individuare lo stato di degrado e interventi mirati al termine dei quali è stata valorizzata la policromia che caratterizzava l’opera e la qualificava come architettura “all’antica” nel panorama di primo Cinquecento veneziano.
Un po’ di storia
Il Portale dei Buora prende il nome dai suoi realizzatori: gli architetti e scultori italiani Andrea e Antonio Buora.
I due fratelli lo edificarono a inizio Cinquecento nel chiostro progettato dal padre Giovanni che aveva seguito i lavori per lo spazio della Manica Lunga, l’antico dormitorio dell’Abbazia ora convertito nella famosa Biblioteca.
La facciata del Portale è costituita da marmi policromi provenienti dal bacino del Mediterraneo.
Si distinguono il pavonazzetto (un tipo di marmo bianco con venature viola scuro come nella coda del pavone, ndr) toscano, il marmo greco e la pietra d’Istria. Tutti con i loro tipici colori: dal violaceo intenso al rossastro, dal rosa corallo al fior di pesco al giallo paglierino con macchie e vene nere, talora violacee. Non manca il rosso di Verona, molto comune nell’edilizia veneziana e qui usato in piccole quantità.
L’opera è stata purtroppo vittima dell’eccezionale marea del 12 novembre 2019 riportando seri danni ora riparati.
Al lavoro gli studenti dell’Università Internazionale dell’Arte
Sono diversi i cantieri didattici che interessano il complesso monumentale della Fondazione Cini.
Tra questi il restauro del prestigioso Scalone del Longhena, il monumentale accesso alle sale superiori dell’appartamento abbaziale costruito negli anni ’40 del Seicento, anch’esso danneggiato dall’Acqua Grande di novembre 2019.
Gli interventi riguardano il recupero degli elementi lapidei della pavimentazione, gli intonaci dei livelli inferiori, il rifacimento localizzato dei marmorini, il restauro della nicchia dorata con l’”Allegoria di Venezia” e delle statue. Una prima fase dei lavori si è conclusa in marzo 2021 grazie al bando promosso dalla Fondazione di Venezia, che ha finanziato l’intervento con oltre 180 mila euro facendo rete con altre Fondazioni di origine bancaria associate ad Acri.
I cantieri didattici a San Giorgio Maggiore
Tra aprile e ottobre 2019 è stato portato a termine anche l’intervento conservativo degli elementi lapidei della Sala Messina. E Ancora nel 2021 sono stati restaurati alcuni portali monumentali del Chiostro palladiano e le vere da pozzo dell’Isola, tra le quali quella del Chiostro dei Cipressi.
Nel laboratorio del primo anno di “Restauro della scultura in legno policroma”, che si svolge nella sede di Villa Hériot, l’Università Internazionale dell’Arte di Venezia si occupa del recupero di manufatti lignei provenienti sempre dalla Fondazione Cini. Altri cantieri alla Fondazione riguardano la riqualificazione funzionale della Sala dei Cipressi; il ripristino della boiserie (una decorazione basata sulla copertura delle pareti con pannelli di legno, variamente intarsiati, incisi e intagliati, ndr) nella Sala Fotografie e della pavimentazione della residenza per studiosi “Vittore Branca”.
Silvia Bolognini