A sessant’anni dalla morte del grande imprenditore, riscopriamo uno dei suoi gioielli… in Piazza San Marco
Un’icona del Novecento in Piazza San Marco, tornata al suo splendore nel 2011 dopo un attento restauro conservativo e filologico a cura della Soprintendenza ai Beni Architettonici di Venezia. Il Negozio Olivetti, voluto dal patron Adriano, scomparso il 27 febbraio 1960, oggi è una piccola gemma scarpiana incastonata sotto le Procuratie Vecchie, affidata per la sua gestione al FAI, il Fondo per l’Ambiente Italiano.
L’opera d’arte racconta
Il nome negozio, però, ha sempre tratto in inganno.
Questo piccolo locale sotto i portici delle Procuratie Vecchie, infatti, non era stato concepito per essere un punto vendita o ufficio, ma sede espositiva delle macchine da scrivere e dei calcolatori prodotti dall’azienda di Ivrea. Le prime in Italia.
In questo che a tutti gli effetti è uno showroom moderno si trovano macchine conosciute in tutto il mondo come la famosa Lettera22 (indicata come una dei prodotti migliori mai venduti), la Lexikon 80 e la Studio44.
Oggi, a distanza di oltre sessant’anni dalla sua inaugurazione, quello spazio rappresenta un potente esempio di narrazione della storia di uno dei più grandi imprenditori italiani.
“Un biglietto da visita nella piazza più bella del mondo”
Era un uomo visionario e lungimirante Adriano Olivetti. Quando vide quel locale vuoto, sotto le Procuratie Vecchie in Piazza San Marco, capì che sarebbe stato il posto ideale per farne la sede di rappresentanza della sua azienda. Per questo, si rivolse niente di meno che all’architetto Carlo scarpa: «Vorrei da lei un biglietto da visita dell’Olivetti nella più bella piazza del mondo». Così gli disse affidandogli i lavori di restauro nel 1957.
Il capolavoro di Carlo Scarpa
Non fu certo una sfida facile per l’architetto veneziano misurarsi nel restauro di quello spazio di 5 metri per 21 che su un lato affacciava su Piazza San Marco ma, sull’altro, su una corte piuttosto anonima. Ne risultò alla fine uno dei suoi capolavori: ne recuperò i volumi, utilizzò materiali di pregio e riuscì, come soltanto lui sapeva fare, a valorizzare tutti gli elementi decorativi. Il buio lasciò spazio alla luce e alla trasparenza, l’eleganza e la raffinatezza si sposarono alla funzionalità. Il critico Carlo Ludovico Ragghianti lo definì “uno dei più limpidi capolavori dell’architettura contemporanea”.
Il Negozio Olivetti
Pietra d’Istria, marmo nero del Belgio, marmo di Aurisina, legno di teak, stucchi veneziani e mosaici muranesi: nella ricerca della raffinatezza estetica Carlo Scarpa impiegò materiali di gran pregio. Il pavimento del piano terra richiama il terrazzo alla veneziana con tessere di vetro che creano quattro zone di colore a sottolineare la divisione degli spazi interni. Le grandi vetrate da cui si gode la vista di Piazza San Marco amplificano illusoriamente lo spazio e tutto sembra ruotare intorno alla scala con gradini sfalsati che sembra sospesa nel vuoto e alla vasca con la scultura di Alberto Viani. Carlo Scarpa riuscì nel suo capolavoro donando a Olivetti e alla città di Venezia uno spazio dove la modernità architettonica risulta in assoluta armonia con la tradizione veneziana nel rispetto dell’ambiente storico e del tessuto urbano.
La “crosera de Piazza”
Se prima dei lavori di restauro quell’angolo era anonimo e poco frequentato, con l’opera di Carlo Scarpa cambiò tutto. Il Negozio Olivetti diventò motivo di visita e di passaggio non soltanto lungo le Procuratie Vecchie, così anche Corte Cavalletto cominciò a riempirsi di curiosi e turisti. Ecco perché moltissimi veneziani cominciarono a chiamarlo “la crosera de Piazza”, cioè il fulcro della piazza. Pochi sanno che prima di diventare Negozio Olivetti in quei locali si vendevano prodotti della Radiomarelli.
Adriano Olivetti: l’imprenditore rivoluzionario
Ma chi era veramente Adriano Olivetti, l’ingegnere chimico che cominciò a lavorare come operaio nella fabbrica di macchine da scrivere del padre Camillo? Personalità poliedrica la sua, impegnato nel campo industriale, uomo di cultura, editore, politico, si interessò anche di architettura, urbanistica, riforme sociali.
Lanciò per primo la macchina da scrivere portatile, ma pochi sanno che fu un imprenditore rivoluzionario.
Alla morte del padre tutto il mondo capì qual era la sua idea di fabbrica: i suoi dipendenti prima di essere un costo costituivano una risorsa. Lui per primo ridusse gli orari di lavoro dei suoi operai da 48 a 45 ore settimanali a parità di salario, ben prima dei contratti nazionali di lavoro, introdusse anche l’assistenza medica, diede alle sue operaie il permesso retribuito di 9 mesi per maternità e fece costruire vicino alle fabbriche gli asili dove potevano lasciare i propri figli. Grazie a lui l’Olivetti di Ivrea diventò modello da seguire non solo per la produzione ma anche per la gestione e l’organizzazione del personale.