Ci sono tanti modi per visitare Venezia.
Uno diverso dall’altro. Nel labirinto di canali, rii, ponti e calli si svelano infatti itinerari inconsueti, che riportano a una Venezia più intima e vera, lontana dai circuiti turistici più affollati e spesso molto vicina a una cultura quotidiana che mischia il sacro e il profano, la superstizione e l’utilità, la “stravaganza” e le curiosità.
Metropolitano.it ha intrapreso un insolito tour tra luoghi non comuni e sorprendenti. Seguiteci.
Non calpestate quella pietra rossa…
Uno dei luoghi di Venezia meno noti ai turisti si trova a San Francesco della Vigna, nel Sestiere di Castello. E’ il “sottoportego” che collega Calle Zorzi alla Corte Nova.
Un sottoportico atipico, perché i due capitelli in pietra d’Istria dedicati alla Madonna e il soffitto a cassettoni decorato d’azzurro e oro lo fanno assomigliare più a una cappella. Nell’iscrizione all’ingresso, incisa sul marmo, si legge «Fuggi né pensi l’entrar peste ria / questa corte è benedetta da Maria» mentre, se si sposta lo sguardo a terra, una strana pietra rossa balza subito all’occhio.
Se siete superstiziosi… non camminateci sopra. Pare infatti che, durante la pestilenza del 1630, gli abitanti della zona siano rimasti immuni dal contagio perché la Peste, che tentava di entrare in Corte Nova attraverso il sottoportico, fu fermata da una immagine della Vergine e cadde per terra, lì dove oggi c’è quella pietra rossa.
C’è chi ancor oggi la evita temendo disgrazie, chi al contrario dice che porti fortuna. Vedete voi.
Su una cosa la leggenda non lascia spazio a dubbi: si racconta che, quella stessa Madonna, abbia salvato altre due volte gli abitanti della zona: una dai contagi del colera a metà del 1800 e l’altra dai bombardamenti austriaci della prima guerra mondiale.
Sestiere di Castello: il cuore bizantino
Crogiolo di culture grazie ai suoi intensi traffici commerciali, durante i secoli di maggior splendore a Venezia risiedevano ebrei, tedeschi, turchi.
Nel sestiere di Castello c’erano invece gli Schiavoni (dalmati, albanesi, serbi e bosniaci) e soprattutto i greci, che a fine 1400 costituivano la più grande comunità straniera in città.
Piazza San Marco è poco distante ma appena ci si addentra in questa zona si respira un’aria diversa, più raccolta.
Qui si possono ancora incontrare i pope, preti dalla tonaca scura e barba lunga, e merita la visita anche la chiesa greco-ortodossa di San Giorgio con l’inconfondibile campanile pendente. Da non perdere il Museo con le splendide icone bizantine.
Questo sestiere vanta anche un primato: la Basilica di San Pietro di Castello, una delle prime aree d’insediamento di Venezia, è stata la prima cattedrale della città.
Il labirinto di Borges: uno dei parchi più belli d’Italia
Circa tre minuti di vaporetto separano Piazza San Marco dalla quiete dell’Isola di San Giorgio Maggiore.
Prendetevi del tempo per visitare il Labirinto di Borges, a pochi passi dalla celebre Basilica di Andrea Palladio e dal complesso benedettino dove dal 1951 ha sede la Fondazione Giorgio Cini. Il Labirinto è uno spazio di 2.300 metri quadrati con oltre tremila piante di bosso, omaggio della città di Venezia allo scrittore argentino.
Dal 26 giugno ripartono le visite guidate a questo “capolavoro verde” con un nuovo percorso prenotabile con accompagnatore e audioguida scaricabile su smartphone.
Il labirinto è stato selezionato lo scorso anno tra le 10 meraviglie italiane dal comitato scientifico della XVI edizione del concorso “Il parco più bello” patrocinato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, del Ministero dell’Ambiente, dell’Unesco e dell’Aci, con l’adesione del Fai (Fondo per l’Ambiente Italiano), e dell’AIAPP (Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio).
Le calli più strette
Venezia è un labirinto di terra e di acqua: ci si perde, si torna sui propri passi, si cerca una via d’uscita.
Ci si muove percorrendo ben 1310 calli (sentieri dall’etimologia latina “callis”) e alcune di queste sono strettissime.
La più stretta in assoluto è Calle Varisco, nel sestiere di Cannaregio: misura solo 53 cm di larghezza e ci si passa a mala pena da soli.
Seguono sul podio la Calesela dell’Occhio Grosso (sestiere Castello) larga 58 cm, Calle Stretta (sestiere San Polo) arriva a 63 cm e infine Ramo de Ca’ Zusto (sestiere di Santa Croce) che tocca i 68 centimetri.
Il sottoportico più basso
In Sottoportego Zurlin, in sestiere Castello, dovete invece fare attenzione alla testa (una scritta lo segnala) perché qui soltanto i bambini ci passano agevolmente senza doversi abbassare. Quello di Campo Ruga è infatti il sottoportego più basso di Venezia.
Nella vicina corte privata leggenda vuole che un medico sia riuscito a salvare una vecchia donna malata “grazie” al fantasma di sua figlia, morta da poco.
Secondo il racconto del medico fu proprio quest’ultima ad averlo allertato.
A proposito di sottoportici: nel 2007 il pittore svizzero Pierre Casè ne ha censiti ben 240: ogni nome una storia o una leggenda!
Calle e Campiello del Remer: gli scatti più belli al ponte di Rialto
Mentre il flusso dei turisti si srotola tra la Pescheria, il mercato ortofrutticolo e i bacari, dove si consuma il rito dell’aperitivo, la bianca mole del Ponte di Rialto si staglia nella vanitosa attesa di uno scatto fotografico. Difficile far rientrare 28 metri di campata senza un obiettivo adatto.
Allora basta allontanarsi un poco e andare in Campiello del Remer, punto ideale per foto acchiappa like.
Attenzione, se capitate lì in un giorno in cui soffia vento da nord, potrebbe anche capitarvi di vedere affiorare dall’acqua un corpo con una testa tra le mani… tranquilli è soltanto una delle tante leggende che aleggiano tra le calli di Venezia!
A caccia di orologi
La bellezza folgorante di Venezia fa perdere la cognizione del tempo, oggi segnato da smartphone e pannelli digitali.
Ma sapete che a Venezia si può fare una specie di safari fotografico a caccia di vecchi orologi in ottone?
L’itinerario sui passi del “chronos” vi può portare per esempio in Campo San Giacomo dell’Orio, in Ruga Vecchia San Giovanni, in riva del Carbon e ancora in Campo Santa Maria Formosa, campo Santo Stefano e Rio Terrà Garibaldi.
Alzate lo sguardo e cercate i quadranti attaccati sulle pareti dei palazzi. Ne vedrete di ogni tipo.
Se poi volete terminare il vostro tour all’insegna del “tempo”, il signore degli orologi resta sempre lui: l’orologio dei Mori di Piazza San Marco.
San Lazzaro degli Armeni: un piccolo paradiso che custodisce un patrimonio inestimabile
Venezia sbocciò come capitale culturale nel ‘500, diventando nei secoli un centro sempre più importante cui riferirsi.
Nell’Isola di San lazzaro degli Armeni trovarono rifugio dei monaci mekhitaristi armeni, in fuga da Modone, città della Grecia caduta in mano ai Turchi.
Quei profughi spostarono in quel piccolo centro una delle più grandi raccolte del sapere armeno esistenti al mondo, ricreando un piccolo paradiso terrestre.
La biblioteca di 7 mila metri quadri contenente circa 170.000 volumi che l’isola custodisce è oggi un patrimonio inestimabile della città.
L’antico borgo di Malamocco: sulle tracce dei maggiori fumettisti italiani
Prendete il vaporetto fino al Lido di Venezia, inforcate una bici (trovate i noleggi a due passi dall’imbarcadero) e godetevi una piacevole biciclettata di alcuni chilometri in direzione Malamocco. Qui pochi turisti, poche case e tanta venezianità.
Il rifugio perfetto per Hugo Pratt, che nel borgo creò alcune delle avventure più famose del suo Corto Maltese traendo ispirazione dalla laguna, dal mare, dai palazzi e dalle pietre di Venezia. Per chi non lo sapesse, a cavallo degli anni ’70 e ’80 proprio al Lido c’è stata una grande scuola di fumettisti, molti dei quali ancora in attività: Lele Vianello, braccio destro di Hugo Pratt, Fabiano Fiorin, i fratelli Ennio e Vladimiro Missaglia, Stelio Fenzo, Ivo Pavone, Bruno Maraffa e Federico Antinori.
Malamocco, diretta discendente dell’antica “Metamauco”, uno dei primi insediamenti stabili del territorio lagunare, è un borgo di pescatori molto suggestivo.
Qui tre paratoie del Mose sono state collocate all’ingresso dei canali che attraversano il centro storico. Vengono attivate quando la marea raggiunge quota + 80 cm, bloccando l’ingresso dell’acqua dalla laguna e isolando il centro urbano.
Pellestrina e Ca’ Roman
Non mollate la bici e prendete il ferry che in dieci minuti raggiunge Pellestrina, una striscia di terra lunga e stretta, quasi sospesa in mezzo alla laguna.
Qui ogni casa ha un orto e la propria imbarcazione ormeggiata in riva.
Nell’isola corrono anche le auto e i mezzi di trasporto su gomma, ma il traffico è quasi assente.
Pellestrina è la meta ideale per una giornata di full immersion nella natura.
La Riserva Naturale di Ca’ Roman, unita a Pellestrina da una diga artificiale di murazzi, è famosa perché passano moltissime specie d’uccelli migratori tra cui i fratini e i fraticelli.
bellissimi itinerari molto originali
Preziosa fonte di notizie che neanche le guide più blasonate ti danno. Grazie.
Molto interessante, mi ha invogliato a percorrere tutto l’itinerario, sicuramente programmero’un soggiorno per godere di questi luoghi
Belle Storie. Grazie.
Grazie
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Articolo interessantissimo e ricco di spunti per vivere, in modo migliore, la città di Venezia. Complimenti al giornalista che ha saputo cogliere alcune emozioni di Venezia
Molto interessante. Complimenti.
Ottimo articolo!