L’intelligenza artificiale potrebbe far accorciare i tempi della giustizia?
E’ da questo interrogativo che è partito il Centro Studi giuridici dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, decidendo di esplorare la giurisprudenza predittiva.
Una nuova dimensione per un mondo da troppo tempo alle prese con faldoni in lista d’attesa e cause destinate ad arenarsi nel tempo.
Il progetto messo a frutto da Ca’ Foscari in collaborazione con la Corte d’Appello di Venezia e l’azienda Deloitte, punta a riuscire a predire, attraverso l ‘utilizzo dell’intelligenza artificiale, l’esito di un giudizio.
Il software che sta nascendo non sostituirà mai la funzione di un giudice ma potrà esser utile a evitare aule di giustizia intasate nei casi di giurisprudenza consolidata.
Il Diritto predittivo
Prevedere l’esito di un giudizio con l’ausilio delle nuove tecnologie informatiche e digitali non è impossibile.
L’intelligenza artificiale, infatti, consente a un robot di eseguire dei calcoli che gli permettono di compiere delle operazioni.
Nel diritto predittivo il lavoro dell’algoritmo consiste nel mettere assieme, grazie a specifiche parole chiave, gli esiti di “n” sviluppi processuali andando a estrapolare gli orientamenti più consolidati relativi a situazioni definite.
Nel caso del lavoro svolto dal team del Centro Studi giuridici di Ca’ Foscari guidato dal direttore Adalbero Perulli, in un database sono state inserite centinaia di sentenze emesse dei tribunali veneti tra il 2018 e il 2019. Queste, ora saranno “valutate” dal software al quale sta lavorando Deloitte, che estrapolerà di volta in volta le sentenze che fanno giurisprudenza in determinate cause riuscendo a predire l’esito di ogni singola controversia.
Un aiuto per avvocati e magistrati
Questo progetto – afferma Adalbero Perulli, direttore del Centro studi giuridici dell’Università Ca’ Foscari di Venezia – realizza un cambiamento radicale nell’approccio alla giurisprudenza. Grazie a un impiego accorto dell’intelligenza artificiale, gli orientamenti dei giudici in una determinata materia (per esempio il licenziamento per giusta causa) forniscono al sistema informatico la base per realizzare una previsione ex ante degli esiti di una controversia”.
Uno strumento di indirizzo che sicuramente agevolerà avvocati e magistrati e contribuirà a ridurre i tempi dei processi ma che, allo stesso tempo, non eliminerà del tutto l’incertezza tipica di ogni processo.
L’utilizzo dell’intelligenza artificiale per la giurisprudenza predittiva non è nuovo, negli Stati Uniti, per esempio, si ricorre a banche dati con chiavi di ricerca già da qualche anno. A Londra, invece, esiste Ravn, un’intelligenza artificiale in grado di “leggere” migliaia di documenti in tempo reale organizzandone i contenuti secondo la chiave di analisi desiderata.
Redazione