Se qualcosa di buono possiamo trovare fra le macerie lasciate dal coronavirus, è forse l’occasione per discutere del futuro di Venezia con occhi diversi.
Abbiamo la possibilità di metterci a tavolino partendo quasi da zero, elaborando nuove idee e nuove opportunità, nuovi schemi, nuovi paradigmi urbanistici, economici e sociali.
Possiamo ridisegnare, come davanti a un foglio bianco, i modelli che finora hanno tratteggiato la storia recente della nostra città.
È un esercizio che ci siamo permessi di fare raccogliendo le risposte di molti cittadini, anche acquisiti o d’elezione. Partendo dal Primo Cittadino e cercando di sondare tutti gli ambiti di questa grande realtà che, come sempre, e sempre più spesso in questi ultimi mesi, si asciuga le lacrime, si rimbocca le maniche e si rimette al lavoro.
Da oggi, un intervento al giorno per 10 giorni, pubblicheremo i contributi di quanti hanno condiviso con Metropolitano.it idee e suggestioni, immaginando con noi le prospettive e il futuro di una città che si reinventa.
In questa prima fase ci dobbiamo concentrare su un delicato equilibrio. Protocolli non uniformi potrebbero generare insicurezza e orientare diversamente le scelte turistiche. Bisogna poi vedere qual è la domanda del mercato e come stanno reagendo anche gli altri Paesi.
L’impatto ci sarà sicuramente ma dovremo iniziare a ragionare su una prospettiva di medio e lungo termine.
Il Comune di Venezia sta facendo un gran lavoro, sta andando con diversi progetti nella giusta direzione della diversificazione dei flussi.
Lo stava facendo prima della pandemia, per un problema di over tourism e paradossalmente ora c’è la situazione inversa.
Bisogna trovare un punto mediano tra il prima e il dopo. Venezia tornerà sicuramente ad avere il suo appeal. Nel medio termine i dati ci dicono che il turismo si muoverà verso destinazioni sostenibili, sicure, attente e organizzate dal punto di vista della situazione sanitaria.
Le previsioni indicano però Venezia come città che subirà un impatto negativo maggiore rispetto ad altre città d’arte come per esempio Roma o Firenze. Gli scenari ci dicono che nel 2020/2021 si ritornerà ai dati mondiali anteriori al 20/02/2013.
La ripresa della curva con continuità si avrà solo a partire dal 2023.
Ora, proprio la diversificazione dei flussi turistici potrebbe diventare un elemento molto importante. L’effetto calli affollate non si coniuga con il senso della sicurezza e la necessità di mantenere un distanziamento fisico tra le persone. Bisogna quindi pensare a delle proposte di fruizione diverse per indirizzare i flussi.
Nello stesso tempo, le immagini dei giorni del lockdown, di una Venezia che sta recuperando il suo habitat, hanno lanciato un chiaro messaggio che si può vedere qualcosa di unico in una città unica.
In questo momento particolare, Venezia ha l’occasione di puntare quindi sull’elemento della qualità, di attivare una politica di prodotto che annulli la guerra dei prezzi e di avviare una gestione delle destinazioni, anche sul digitale. Si può pensare a un’altra fase, che includa anche l’interazione con l’entroterra con pacchetti condivisi che farebbero bene a tutti. Il Veneto in generale può infine puntare anche sul senso di sicurezza percepito nel mondo per il modo esemplare in cui la sanità ha affrontato l’emergenza coronavirus. Sulla sanità legata al turismo il Veneto ha d’altra parte sempre puntato molto: perché abbiamo un sistema sanitario di eccellenza ma anche perché abbiamo un sistema sanitario territoriale. E’ questo un fatto consolidato e noto, quindi una carta che va ulteriormente spesa.
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