Circa 3500 iscritti, 175 gruppi attivi, idee innovative, formazione. I gruppi di controllo di vicinato di Venezia crescono e non solo nei numeri.
Benché la loro nascita risalga infatti solo al 2016, si sono già imposti nel panorama europeo come un modello. Tanto che, in occasione del primo convegno internazionale della rete delle associazioni europee, hanno proposto la “Carta di Venezia“. Il primo documento a contenere linee guida che possano identificare dei codici comuni e di riferimento per tutti nell’attività del controllo di vicinato. Proprio Venezia, alla luce di quanto finora realizzato, potrebbe inoltre diventare la sede del Segretariato Generale di E.U.N.W.A (European Neighbourhood Watch Association). “Una scelta che auspico profondamente” commenta Leonardo Campanale, presidente di A.N.C.D.V., l’associazione che raggruppa le realtà italiane che effettuano il controllo di vicinato e vicepresidente di E.U.N.W.A.
La Carta di Venezia
In pochi anni, la nostra città ha maturato infatti nel settore del controllo di vicinato un’importantissima esperienza che ha portato i vari gruppi ad andar oltre al semplice monitoraggio delle situazioni nei vari territori di appartenenza e ad allargare il loro ambito di azione anche a settori paralleli alla sicurezza intesa in senso stretto.
Un esempio ne è l’esperienza dei “cacciatori di coccodrilli”, i diportisti che segnalano i pericoli della navigazione nella laguna in modo tale che la Capitaneria di Porto o Vigili del Fuoco possano intervenire con tempestività nella rimozione dei relitti di bricole (i coccodrilli appunto) che potrebbero causare gravi incidenti.
Le iniziative legate alla sicurezza partecipata sono molteplici e la “Carta di Venezia” le raccoglie puntando su una più forte e intensa collaborazione tra le associazioni della rete dei controlli di vicinato e all’incentivazione della partecipazione dei cittadini europei alla sicurezza delle loro comunità.
Venezia hub delle buone pratiche
«La Carta di Venezia – riprende Campanale – va oltre la semplice idea di valorizzare il “modello Venezia” in questo ambito. La possibilità di avere un Segretariato generale significa infatti valorizzare le realtà locali con un’articolazione specifica. In altri termini, vorremmo fare di Venezia un centro di promozione del controllo di vicinato ma soprattutto un hub di scambio delle migliori pratiche europee. Un luogo in cui documentare tutte le esperienze e realizzare un centro di studi e formazione anche in collaborazione con le Università».
La Carta di Venezia si è data sei mesi per raccogliere dalle varie associazioni le proposte relative al Segretariato. «Non volevamo – spiega il vicepresidente di E.U.N.W.A. – precludere a priori la possibilità che anche altre città europee presentassero la loro offerta. Ma quella di Venezia, anche per l’assoluta disponibilità da parte dell’Amministrazione, è senza dubbio la più completa».
La realtà veneziana fin da subito, si è data un’ impronta innovativa. «La Città di Venezia – sottolinea il presidente di A.N.C.D.V. – ha sempre avuto idee chiarissime e ha saputo implementare al meglio la rete». Superando l’iniziale improvvisazione, il semplice fenomeno associativo spontaneo si è arricchito di una base scientifica, basata su logiche criminologiche, nella formazione degli aderenti. La collaborazione tra cittadini e forze dell’ordine è stata così facilitata, invertendo il rapporto “classico” tra investigazione e fonte.
Tra i nuovi ambiti di operatività ci sono ora le tematiche ambientali e quelle “sanitarie”. Tra gli esempi, l’iniziativa sulla tossicologia fungina o la campagna “Katia e i pappagalli”, per il riconoscimento di questi animali all’interno della pet therapy.
Perché il modello-Venezia funziona
Campanale rimarca l’originalità del modello-Venezia nel controllo di vicinato. La base è quella comune alle analoghe iniziative italiane ed europei: prevenzione negli spazi privati, controllo informale, coesione sociale. A differire sono i modi in cui questo poi si articola. «A Venezia, in particolare – spiega – l’Amministrazione ha avuto le idee ben chiare. Ci ha messo la faccia e sostiene chiaramente l’attività, anche in termini di risorse. Basta pensare agli oltre 60 incontri organizzati. Il consigliere delegato alla Sicurezza Partecipata Enrico Gavagnin ci ha messo passione e costante impegno, riuscendo a richiamare l’attenzione dell’E.U.N.W.A. su un progetto che altrimenti sarebbe stato “solo” diffuso e interessante».
I livelli del controllo di vicinato
Il controllo di vicinato ha diversi livelli di applicazione. Quello informale della propria casa, in cui si può decidere di installare sistemi di allarme o serrature rinforzate. Ci sono gli spazi condivisi, ambienti vulnerabili in cui si esplica la maggior efficacia dei gruppi. E questo significa anche rinnovare il rapporto di fiducia tra i residenti. E poi ci sono i contesti urbani in cui si collocano le abitazioni. Per rimuovere determinate forme di vulnerabilità, come ad esempio la scarsa illuminazione, occorre la sinergia con chi ha giurisdizione sui luoghi.
È qui, insomma, che assume peso determinante il sostegno da parte di chi può contribuire a ottimizzare l’attività dei cittadini.
I numeri del controllo di vicinato a Venezia
I gruppi di controllo di vicinato sono attivi ovunque sul territorio. La municipalità che fa registrare i numeri più significativi è quella di Mestre-Carpenedo (1392 aderenti, 70 gruppi). Seguono Chirignago-Zelarino (900 aderenti, 59 gruppi), Favaro (457 aderenti, 13 gruppo), Marghera (397 aderenti, 15 gruppi), Venezia (192 aderenti, 6 gruppi) e Lido-Pellestrina (112 aderenti, 2 gruppi). Sono stati posizionati 231 cartelli e realizzati, dal 2016 al 219, 55 eventi.
Nel 2018, le segnalazioni sono state 161: 77 relative al degrado (risolte 33), 58 alla sicurezza (risolte 23), 26 dai condomini.
Nel 2019, le segnalazioni sono salite a 258: 141 (84 con esito positivo) provenienti direttamente dal controllo di vicinato, 105 (51 con esito positivo) d’ufficio e 12 da amministratori condominiali (esito positivo per 12. 258), i sopralluoghi (237 a Mestre e 21 a Venezia). Tra questi, 122 in materia di sicurezza (115 a Mestre e 7 a Venezia) e 136 legati al degrado (122 a Mestre e 14 a Venezia).
Complimenti al Dott.. Gavagnin per l impegno profuso e per i brillanti risultati conseguiti.
Da’ conforto questa evoluzione del sistema Controllo del Vicinato. Fa anche piacere la preziosa attitudine del popolo veneto a solidarizzare organicamente a favore della sicurezza dei cittadini