Abbiamo 2 parchi, 10 boschi, e poi giardini storici, alberi monumentali, riserve naturali e addirittura oasi tutelate dal WWF.
Venezia è tra le città più green d’Italia eppure pochi lo sanno.
A dirlo è invece la recente classifica di Ecosistema Urbano. Ma non è questa l’unica bella notizia.
Il già enorme patrimonio arboreo cittadino è infatti in costante crescita, anche se spesso non ce ne accorgiamo.
Venezia tra le prime 20 città italiane per verde urbano
Ecosistema Urbano è il titolo del rapporto di Legambiente sulle performance ambientali delle maggiori città italiane.
Nel 2019 Venezia si è piazzata al 16° posto su 104 capoluoghi di provincia valutati sulla base di 18 parametri raggruppati in cinque macroaree (aria, acqua, rifiuti, mobilità, ambiente). Le buone notizie arrivano prima di tutto dai dati sulle isole pedonali dove Venezia si piazza al 2° posto, aggiudicandosi invece per numero di alberi il 20°.
La media è di 24,3 alberi per 100 abitanti. Bene anche per il verde urbano, per il quale si attesta a un ottimo 19° posto con 55,5 metri quadrati per ogni abitante.
Questione di scelte urbanistiche? A quanto pare sì, visto che anche nel rapporto del 2018 Venezia rientrava tra le prime venti città classificate.
Link alla ricerca https://lab24.ilsole24ore.com/ecosistema-urbano
Il Patrimonio arboreo del Comune di Venezia
Non esiste soltanto il censimento degli abitanti: ogni cinque anni, infatti, i comuni pubblicano il censimento che misura gli spazi verdi del territorio di competenza.
Mentre si attendono i dati del quinquennio 2015-2019 che verranno pubblicati a breve, vale la pena ricordare che a fine 2014 il patrimonio verde della città di Venezia contava 430.893 tra alberi e arbusti (di cui oltre 200 specie di alberi appartenenti a 44 famiglie diverse, distribuiti nelle aree urbane di proprietà pubblica in tutto in territorio comunale).
Un numero che è andato via via aumentando con le piantumazioni dei nuovi alberi per i bambini nati o adottati e quelli di cui si è arricchito negli anni il Parco San Giuliano.
In più lo scorso mese di novembre all’aeroporto Marco Polo 100 nuove piante hanno trovato dimora in un’area dello scalo veneziano.
A Mestre si contano 110 ettari di parchi , 150 di boschi e 340 ettari di verde urbano.
Gli alberi monumentali
Quante volte avrete visto le loro chiome maestose senza sapere che si trattava di veri “monumenti” naturali.
Anche per noi è stata una sorpresa scoprire che tra i numerosi alberi della città ce ne sono 3 che per dimensioni, età, pregio paesaggistico, valore storico, culturale e religioso sono definiti “Alberi Monumentali” e come tali tutelati da una legge regionale e da un decreto ministeriale.
Si tratta di un pioppo bianco al Lido di Venezia, di una palma delle Canarie all’isola di San Servolo e di un platano comune ai Giardini della Biennale.
I giardini storici
L’avreste mai pensato che nel dedalo veneziano ci sono oltre cinquecento giardini?
Piccole oasi che quasi si nascondono agli occhi dei turisti mordi e fuggi, ma molte di esse almeno una volta l’anno aprono le porte agli amanti del verde in occasione del Festival dei Giardini, a cura del circolo Wigwam Club Giardini Storici Venezia. Un patrimonio paesaggistico e ambientale, anche se alberi e arbusti centenari sono in parte stati messi a dura prova dall’eccezionale acqua alta dello scorso mese di novembre. A Venezia non si sono però soltanto giardini privati. Tutti conoscono la Pineta di Sant’Elena, i Giardini della Biennale, i Giardini Napoleonici, il Giardino di Villa Groggia, i Giardini Papadopoli e il Parco Savorgnan. A questi, si sono aggiunti il Giardino di Ca’ Bembo, sede dell’Università Ca’ Foscari, recentemente aperto al pubblico e gli spettacolari Giardini Reali di Piazza San Marco. Un piccolo polmone verde dove “respirano” 22 alberi di alto fusto, 832 arbusti, 6560 erbacee, 3150 bulbose e 68 rampicanti. E che dire dell’Oasi delle Dune degli Alberoni, al Lido, o della Riserva naturale di Ca’ Roman, a Pellestrina?
La tutela dei boschi: il primato della Repubblica Serenissima
Ebbene sì, anche in tema di tutela boschiva la Repubblica Serenissima fu attenta e lungimirante. Pensate che le prime leggi per la difesa delle pinete litoranee e per il commercio del legname risalgono alla fine del XIII secolo. Circa duecento anni dopo Venezia affrontò i problemi legati all’approvvigionamento del legname – indispensabile per il suo Arsenale – e alla tutela idraulica della laguna. E lo fece con un approccio scientifico, gettando di fatto le basi della moderna selvicoltura e di quella che oggi viene definita sostenibilità ambientale.
Serenissime leggi
Mentre nel resto d’Italia si emanavano leggi che imponevano la cessazione dei tagli per salvaguardate le foreste e i boschi, Venezia si orientò verso il taglio razionale degli alberi.
Datata 1475, la prima legge che regolò in maniera organica l’uso dei boschi fu estesa all’intero dominio veneto e introdusse importanti e innovativi principi tra cui il ripristino forestale (per ogni albero tagliato si doveva provvedere a piantarne un altro); le opere di bonifica idraulica, la periodicità degli interventi di taglio e pulizia dei boschi, le modalità e gli attrezzi per il taglio. Quando il proprietario di un fondo voleva disboscare aveva l’obbligo di denunciarlo al Collegio dei Savi del Consiglio dei X.
Gli alberi che potevano essere tagliati venivano segnati con un sigillo e al loro abbattimento assisteva un funzionario dell’Arsenale e il Degan (il responsabile della vita civile dei comuni), che si rilasciavano reciproco attestato della regolarità dell‘operazione.