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Venezia: addio schie e polenta, arrivano lampuga e pesce serra

Venezia: addio schie e polenta, arrivano lampuga e pesce serra

A causa del riscaldamento delle acque marine si incontrano sempre più pesci tipici delle zone tropicale e stanno sparendo i pesci storicamente presenti in laguna

Con le caratteristiche imbarcazioni del luogo come i bragozzi, le topette o i caici, la pesca è per i veneziani un’attività e un passatempo al quale molti continuano a dedicarsi: si parte la mattina presto tra amici o familiari sperando di rientrare con un buon bottino. Le acque della Laguna sono un l’habitat ideale per molte specie di pesci tra le quali anguille, spigole, branzini, orate, triglie, tonni, gallinelle, sarde, seppie, calamari, granchi di vario tipo, vongole, cozze, gamberi e gamberetti.
Ma a causa del cambiamento climatico, le cose stanno cambiando anche nelle acque di Venezia.
Così, se al Lido, per esempio, è stato trovato spiaggiato un pesce Luna lungo oltre 2,5 metri, certamente non tipico per le nostre acque, le temperature più calde stanno portando alla progressiva scomparsa di specie ittiche autoctone.
E’ il caso dei gamberetti dal guscio grigiastro e semitrasparente Crangon crangon, che in dialetto veneto sono conosciuti come “schie”.

laguna

Le “schie” stanno scomparendo e arrivano pesci tipici dei mari caldi

I piccoli crostacei o gamberetti grigi sono conosciuti e apprezzati nel veneziano ma non solo, dove si gustano nel tipico piatto “poenta e schie” “polenta e schie”. Vivono in ambienti sabbiosi e fangosi come il fondale della Laguna di Venezia e si distinguono dai gamberi perché il loro rostro non punge e durante la cottura mantengono il loro colore. Si possono pescare soprattutto nel periodo invernale da ottobre a marzo e vengono venduti al mercato del pesce ancora vivi.
Ma diventa sempre più difficile trovarle perché le schie amano acque più fredde.
Per contro, non è difficile ormai imbattersi in specie di pesci tipici dei mari caldi.
Il Museo di Storia Naturale di Venezia Giancarlo Ligabue ha rilevato la presenza di tre pesci che fino a una decina di anni fa non si pensava potessero trovarsi in queste acque: un persico spigola, un re di triglie e un dentice.

Raro imbattersi anche nel pesce passera

Non sono solo le “schie” a lasciare il posto a specie tropicali.
“Anche il pesce passera, una volta specie molto comune e tipica della Laguna veneziana, ora è diventata rarissima – conferma il biologo marino e direttore del Museo di Storia naturale di Venezia Luca Mizzan -. Stanno riducendo notevolmente la loro presenza anche l’anguilla, i go, i paganelli e i pesci ago”.
La diminuzione dei pesci autoctoni e l’arrivo di nuovi abitanti lagunari, è il caso anche del Granchio blu, come spiegano gli esperti, è un chiaro segnale che l’habitat marino sta cambiano per effetto del riscaldamento climatico. Proprio per questo, nei mercati del pesce veneziani è ormai sempre più facile trovare il pesce serra, che vive normalmente in acque tropicali e sub-tropicali e la lampuga, conosciuta anche con il nome corifena o Dorado, una specie migratoria diffusa soprattutto nelle acque tropicali dell’Oceano Atlantico, Pacifico e Indiano.
“Il pesce serra, predatore, è sempre più abbondante -dice Mizzan -. Ed è anche pescato attivamente, perché è buono da mangiare. Anche la leccia, sempre stata presente ma meno abbondante, l’anno scorso è stata decisamente abbondante con esemplari giovani in laguna, così come i branzini, anche di dimensioni piuttosto grandi, di due o tre chili, hanno fatto registrare un’annata eccezionale. Fuori dalle bocche di porto, poi, hanno fatto la loro comparsa le lampughe”.

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Il biologo marino Luca Mizzan, direttore del Museo di Storia Naturale Giancarlo Ligabue di Venezia

La sfida della nuova fauna ittica per i pescatori veneziani

Quale sarà il futuro della pesca veneziana? L’innalzamento delle temperature dei mari oltre a modificare le specie ittiche della Laguna rappresenta anche un cambio di rotta per l’economia locale.
Proprio tenendo in considerazione che le specie tipiche di acque più fredde sono sempre più rare, sia i pescatori, sia i ristoratori dovranno dunque affrontare una situazione nuova a partire dalla diversificazione della loro offerta e la valorizzazione delle nuove risorse. Non si tratta ovviamente di una situazione che riguarda solo la Laguna di Venezia, bensì di un ennesimo campanello d’allarme sul cambiamento climatico che sta alterando in maniera irreversibile gli ecosistemi marini dell’intero pianeta.

Silvia Bolognini

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