Basteranno veramente pochi secondi, massimo un minuto, per sapere in autonomia se si è positivi al Covid-19.
Lo ha dimostrato il presidente del Veneto, Luca Zaia, eseguendo, durante il punto stampa all’Unità di crisi della Protezione civile di Marghera, l’esame di autodiagnosi di provenienza cinese testato dal professor Roberto Rigoli al laboratorio di microbiologia di Treviso.
Conclusa la prima fase della sperimentazione, che ha attestato un’attendibilità del 99,98%, ora si passa alla sua estensione anche alle altre microbiologie del territorio.
Come si esegue il test
Nella confezione, che sarà presumibilmente in vendita nelle farmacie, se e quando arriverà l’ok dell’Istituto Superiore di Sanità, sono contenuti 4 oggetti: una “saponetta”, una provetta con il reagente al suo interno, un tamponcino e un sacchetto in cui raccogliere alla fine il materiale, insieme a un po’ di alcool, e smaltirlo nel rifiuto indifferenziato.
Alla produzione, il costo di ogni kit è di circa 3 euro. E ci si attende che, in poche settimane, i produttori possano moltiplicarsi, come avvenuto per i test rapidi.
Per utilizzare i test fai da te basterà aprire la saponetta e il tamponcino, passare il tampone 5 volte per narice nella fossa nasale (quindi non in profondità), aprire la provetta, inserirvi il tampone e, una volta chiusa, strizzare leggermente la provetta (realizzata in materiale morbido).
A questo punto, si apre il beccuccio con dosatore posto in alto alla provetta e si fanno cadere 4 gocce del liquido sulla saponetta.
Se compaiono 2 stringhe, si è positivi. Se una sola no.
Fai da te come i test rapidi
Il principio alla base del test fai da te è lo stesso dei test rapidi effettuati nei covid point e negli ospedali.
L’eventuale presenza di antigene nel campione prelevato dal naso viene rivelata attraverso una reazione con l’anticorpo specifico posto all’interno della saponetta.
«La condizione fondamentale – ha sottolineato Rigoli – è che il test di reazione sia eseguito subito. Se passano ore o giorni, la sensibilità del metodo degrada drammaticamente. Dopo una sola giornata dal prelievo, i test antigenici perdono quasi il 50 per cento di attendibilità».
«La sperimentazione – ha spiegato il professore – andrà avanti adesso per circa un mese, quando dovremmo avere i dati necessari. Coinvolgeremo alcune microbiologie, che svolgeranno 200 test in doppio con le biologie molecolari». Il campione, cioè, sarà analizzato sia con il test rapido che con quello di laboratorio. Saranno a tal fine arruolati due gruppi di soggetti: alcuni che arrivano dal pronto soccorso e altri selezionati tra i dipendenti Ulss. Nel Veneziano, sarà coinvolto il dottor Scarparo di Mestre.
Attendibilità al 99,98%
Per ricordare l’affidabilità dei test antigenici, Rigoli ha ricordato i risultati della sperimentazione dei test rapidi.
A Treviso, sono stati testati 3.486 soggetti con il doppio controllo. E il test antigenico ha rivelato 413 positivi sui 415 individuati col molecolare, “perdendone” solo 2 con carica virale molto bassa. Sopra il 32° ciclo, sottolinea il professore, del resto quelli che vengono individuati in laboratorio sono virus morti, non replicanti.
I falsi positivi sono stati invece 22 su 3049, con un’attendibilità del 99,98%.
«Si apre – ha commentato Zaia – un grande scenario di tracciabilità. Il vero tema, una volta approvati i test rapidi, sarà quello della biosorveglianza. Anche se, come sempre, tutto si baserà principalmente sul senso civico di chi effettuerà i test, nel comunicare l’eventuale positività ai responsabili della sanità pubblica».
Eccezionale.