In Veneto, studiare paga. Qui i giovani laureati o diplomati, soprattutto nei percorsi più collegati al mondo del lavoro e nelle materie maggiormente tecniche, trovano infatti un posto di lavoro più facilmente che altrove.
Lo dicono le ultime statistiche ufficializzate dalla Regione Veneto. Inoltre, il nostro sistema scolastico si posiziona ai primissimi posti nel rapporto nazionale 2019 che raccoglie i dati delle regioni in cui c’è un minor numero di casi di dispersione scolastica.
Con il titolo di studio cresce il tasso di occupazione…
I dati Istat dicono che, nel 2018, in Veneto il tasso di occupazione è del 33% per chi ha conseguito solo la licenza elementare.
Sale già al 52,5% con la licenza media. Con un diploma, la percentuale è del 73,8%.
I laureati occupati sono infine l’83,1%. A conferma del fatto che conta anche il percorso scelto, ancor più alto è comunque il tasso di occupazione relativo ai diplomati in un istituto tecnico. In questo caso, la percentuale di diplomati inseriti nel mondo del lavoro sale all’83,6%. E non è un caso che, lo scorso anno, il 40% (circa il 10% rispetto alla media italiana) degli studenti veneti di terza media abbiano scelto questo tipo di istituti.
…e cala quello di disoccupazione
Il tasso di occupazione è dato dal rapporto percentuale tra la popolazione tra i 15 e i 64 e gli occupati della stessa fascia d’età.
Il tasso di disoccupazione, invece, indica il rapporto percentuale dei disoccupati rispetto alle forze lavoro. Cambia dunque leggermente la prospettiva, ma non la correlazione col titolo di studio. Il tasso di disoccupazione è pari al 4,1% per i laureati, 6,2% per i diplomati e 8,4% per chi ha conseguito al massimo la licenza media.
Il Veneto ha comunque il tasso più basso a livello nazionale: 6,4% rispetto all’oltre 10% del Paese.
Il valore di una scelta
Come detto, non tutti i titoli di studio ripagano allo stesso modo. La scelta più “vantaggiosa” è quella medico-sanitaria: medici, infermieri e tecnici di laboratorio laureati hanno un tasso di occupazione del 90,7%. Seguono agraria (89,3%) e psicologia (89%). Agli ultimi posti, al contrario, i gruppi di laurea letterario (74,6%), linguistico (75,7%) e scienze motorie (75,9%).
Quanto alle scuole superiori, i già citati istituti tecnici offrono col loro diploma ottime prospettive di impiego. Gli istituti professionali assicurano un’occupazione all’81,2%. In un caso su quattro (25,5%), invece, la maturità conseguita al liceo non è sufficiente.
Abbandono scolastico
Solo la provincia di Trento (9,6%) fa meglio del Veneto (10,5%) per quanto riguarda i giovani che abbandonano la scuola o perdono più di un anno. Lo evidenzia la classifica dell’istituto Invalsi, che posiziona la nostra regione davanti a Bolzano e Lombardia relativamente alla dispersione scolastica. Si tratta del dato relativo ai giovani tra i 18 e i 24 anni che, al massimo con la licenza media in tasca, non frequentano ulteriori corsi di studio.
Il periodico regionale “Statistiche Flash” offre in merito due ulteriori letture. La prima è che l’abbandono cresce con la crescita della possibilità di trovare un lavoro. Il secondo è che i tassi di abbandono sono più alti per gli stranieri (35,5%, con un +12,3% negli ultimi due anni) che per gli italiani (8%).
I Neet
Neet è l’acronimo che rappresenta i ragazzi (tra 15 e 29 anni) che, dopo aver concluso gli studi, si trovano in una sorta di limbo: fuori dal mondo della formazione e fuori dal mondo del lavoro. Nel 2018, in Veneto, sono il 14,8% del totale nella fascia d’età.
Un dato in calo da 5 anni: nel 2013 la quota superava il 18%. E posiziona la nostra regione al terzo posto in Italia, alle spalle di due realtà a statuto speciale: Trentino Alto Adige (12,6%) e Friuli Venezia Giulia (14,5%). Del totale, il 59% dei Neet (il 52% delle donne e il 70% degli uomini) vorrebbe un lavoro, ma non riesce a trovarlo.