Un certificato che attesti l’avvenuta vaccinazione, la guarigione dal coronavirus o un test negativo per aumentare la propria possibilità di circolazione. È la cosiddetta “certificazione verde”, il “Green pass” sul Covid riguardo al quale la Provincia di Bolzano partirà per prima, da lunedì prossimo, 26 aprile, utilizzando una app che consentirà di consumare i pasti anche all’interno dei ristoranti.
La posizione del Veneto sul Green pass
Anche il Veneto, al riguardo, sarebbe pronto. “Un certificato che garantisca che non si è contagiosi – ha spiegato il presidente, Luca Zaia – lo faremmo subito, perché ci permetterebbe di normare gli ingressi. Condividiamo insomma la posizione di Bolzano, ma ricordiamo che loro hanno quell’autonomia che a noi non è stata ancora data. Per cui attendiamo di capire come il nuovo decreto del Governo inquadrerà questa attività”.
Tamponi per il Green pass pagati dallo Stato
Al riguardo, però, il presidente del Veneto tiene a sottolineare una precisazione: “Non si deve scaricare sul cittadino il costo della sua libertà, legando a un test negativo, ad esempio, la possibilità di uscire dalla propria regione. Tutti i colleghi presidenti di Regione sono d’accordo con me: i tamponi per dimostrare che non si è contagiosi devono essere pagati dal settore pubblico. Cioè lo Stato, visto che paghiamo già tante tasse”.
Il nuovo decreto
È questo uno dei temi su cui Zaia si attende indicazioni dal nuovo decreto che il Governo è prossimo ad approvare. Il tema principale, riguardo alle riaperture, è però più ampio. “Le Regioni – ricorda il presidente del Veneto – hanno fatto, con i propri Dipartimenti di Prevenzione, le loro linee guida per garantire una riapertura che garantisca sostenibilità e attenuazione del rischio. Poi c’è il Cts, che è sovrano. Ma, se non c’è uniformità tra settori, ci perdiamo. Spero quindi che ci siano assolutamente i margini per dare equilibrio e logica in quello che sta accadendo”.
Le riaperture
Zaia sottolinea infatti che “non stiamo parlando, come l’anno scorso, di una riapertura generale dopo un lockdown. Il 90% delle attività non si sono mai fermate e si tratta solo di alcune attività residue, come bar e ristoranti, palestre e piscine, teatri, cinema e poche altre, che sono ancora chiuse. Ci vuole quindi un minimo di buonsenso ed equilibrio nell’approccio, perché ci sono situazioni che non sono spiegabili facilmente. Perché, ad esempio, una partita tra scapoli e ammogliati è possibile dal 26 aprile, mentre le palestre non possono aprire fino al primo giugno? E poi chiedo che ci siano giustificazioni scientifiche anche sul tema del coprifuoco”.
Niente quarantena per i vaccinati stranieri
Un altro tema che il Veneto chiede al Governo di affrontare col nuovo decreto è quello legato a un settore fondamentale in regione: il turismo. “Con grande soddisfazione – sottolinea il presidente – abbiamo riscontrato che i turisti stranieri premono per poter tornare da noi. Poniamo quindi al Governo, in maniera costruttiva, una questione da affrontare subito, per non perdere clienti. Chiediamo cioè che, da subito, un turista che arrivi dall’estero con un certificato di avvenuta vaccinazione non sia sottoposto a quarantena”.
Vaccini e bollettino
Sul fronte dei numeri, Zaia ha confermato che “se non ci faranno sorprese con le forniture, prima dell’estate tutti gli over 60 saranno vaccinati. E ho visto anche proiezioni che parlano di arrivare fino ai cinquantenni”. È intanto confermato un ulteriore contingente di dosi di Pfizer, circa 50 mila, in arrivo forse lunedì prossimo. Quanto al bollettino, il Veneto ha superato quota 9 milioni di test (rapidi o molecolari) effettuati da inizio pandemia. E continuano a calare i ricoverati (1.685, -43), così come l’Rt che, ha anticipato il presidente, “in alcune Ulss è già attorno allo 0,60”.