Per Zaia fondamentale il parametro legato ai posti letto e delle terapie intensive, occupate “solo” al 16%
In che fascia rientra il Veneto, relativamente alle nuove fase previste dal DPCM per l’applicazione di ulteriori misure per contenere il contagio da coronavirus?
Lo stesso presidente del Veneto, Luca Zaia, ammette di essere in attesa di indicazioni dal Ministro della Salute.
Ma sottolinea con favore il fatto che il Governo abbia accolto la richiesta di confronto con le Regioni per arrivare alla classificazione. E ha aggiunto: “In questo momento non abbiamo ancora notizie sulla classificazione delle regioni e possiamo solo attendere. Ma il Veneto ha ragionevoli motivazioni per ritenere di non avere una situazione da classificazione impegnativa”.
In attesa di una risposta che dovrebbe arrivare in giornata (04 novembre 2020 ndr), non si prevedono nuove ordinanze regionali, “se non -ha detto Zaia – per far eventualmente ordine e chiarezza”.
Le richieste delle Regioni
Oltre a quella di un confronto prima dell’identificazione della fascia, le Regioni hanno avanzato al Governo anche altre proposte. “In primo luogo – illustra Zaia – abbiamo chiesto che ogni provvedimento sia accompagnato dalle relative misure economiche, con risorse collegate al DPCM. Abbiamo poi sollecitato che si finanzino subito i congedi parentali per chi ha bisogno di accudire i ragazzi. Infine, di chiarire chi deve provvedere all’eventuale sgombero delle piazze”.
Una specifica contestazione, presentata per iscritto dal Veneto, ha riguardato inoltre i modelli sull’attribuzione alle diverse fasce.
“Nei parametri – spiega il presidente del Veneto – non si tiene conto dei tamponi rapidi. Perché cambia, e di molto, il fatto di trovare un migliaio di positivi se lo rapportiamo ai soli 16.000 tamponi molecolari effettuati nelle ultime 24 ore o ai circa 30.000, comprendendo i test rapidi. I pilastri, la cartina di tornasole, devono restare terapie intensive e ricoveri, la cosiddetta pressione ospedaliera. Noi, con 155 posti attualmente pieni, abbiamo solo il 16% di terapie intensive occupate, altre regioni sono al 40%. Ecco perché ritengo che il contraddittorio sia fondamentale”.
Sul fronte tamponi, sono stati invitati a collaborare fattivamente anche i veterinari.
Altre misure
Zaia ha aggiunto che i modelli confermano la previsione del picco tra una decina di giorni, durante i quali l’evoluzione potrebbe essere ancora “pesante”. “È per questo che ammonisco che, anche se saremo posizionati in fascia verde, non dobbiamo considerarla un semaforo verde, perché lo scenario è assolutamente in evoluzione”. Nella notte, ad esempio, sono state aperte le terapie aggiuntive anche nel Covid Hospital di Jesolo, continuando nella politica di procedere per gradi. “L’importante è che abbiamo ancora posti letto, ospedali e terapie intensive per affrontare le montagne russe che ci attendono di qui a metà novembre”.
Nel frattempo, la Giunta regionale ha deliberato la costituzione di un comitato di crisi per il coronavirus. Un board esecutivo che, ha spiegato il presidente, “farà sintesi delle misure con un lavoro di squadra”. A coordinare il comitato sarà il coordinatore dell’urgenza del Veneto, Paolo Rosi dell’Ulss Serenissima. Ma saranno rappresentate tutte le aree della sanità. Tra gli altri, presente anche Francesca Russo, dirigente della prevenzione, che ha ricevuto anche mandato di convocare i 2.450 veterinari del Veneto chiedendo loro la disponibilità ad effettuare tamponi sulle persone.