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Veneto, eccellenza nell’export

Veneto, eccellenza nell’export

Le imprese venete conquistano il mercato globale con strategie digitali e sostenibili, nonostante le incertezze internazionali

C’è un Veneto industriale resiliente e di successo sui mercati internazionali nonostante le instabilità e le incertezze, attuali e quelle meno recenti.
Un Veneto competitivo e vincente come nel caso della Uniflair di Conselve (Pd), come la Ni.Va. (Campodarsego, Pd) e la Wider che a Venezia ha una sua sede.
Le tre aziende vincitrici del Premio Exporter of the Year di Confindustria Veneto Est (CVE) per il 2024.
Tre imprenditori che testimoniano di come siano riusciti a muoversi in uno scenario dominato da grande e crescente incertezza ovvero il fattore più temuto e destabilizzante per imprese e mercati.
Testimonianza che coincide con l’Osservatorio Export 2024 di CVE curato da Sace e Fondazione Nord Est giunto alla sua quarta edizione. Fotografia scattata prima dell’insediamento alla Casa Bianca del presidente Donald Trump, quindi anteriore alla bordata di executive order che hanno riguardato anche la sfera economica e commerciale internazionale tra protezionismi, dazi e minacce anche esplicite di «distruggere l’industria automobilistica» di alcuni Paesi, nella fattispecie il Canada.

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Exporter of the Year 2024 – da sin. Fabrizio Burattin (Uniflair), Marcello Maggi (Wider) e Mirco Gheller (Ni.Va.)

L’ export tra le incertezze globali

Quindi, proprio l’incertezza nuovamente in aumento  pregiudica il dispiegarsi di trend espansivi dell’export, discorso valido a livello globale e, ovviamente, con effetto domino sia sull’Europa che in Italia e nel Veneto, regione che con un’incidenza del 73% (al 57% l’intera Italia) sul Pil nell’interscambio si conferma la più “aperta” agli scambi internazionali.

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@Fondazione Nord Est

Eppure, la resilienza delle aziende venete e delle province di Padova, Treviso, Venezia e Rovigo in particolare, si traduce in una serie di comportamenti strategici delle imprese che dinamicamente stanno assumendo per interfacciarsi con clienti e fornitori nella competizione globale.
Strada obbligata, sottolinea Silvia Moretto che in CVE è Consigliera delegata per gli affari internazionali:«L’export è un fattore irrinunciabile di crescita e competitività per le nostre aziende. Ed è proprio il clima di tensione che ci costringe a ripensare le nostre strategie di export in modo rapido ed efficace».

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Silvia Moretto, Confindustria Veneto Est

Driver principali di questo riposizionamento sono soprattutto la digitalizzazione e la sostenibilità, fattori chiave non solo per il mantenimento e rafforzamento su mercati “maturi” con Germania, Francia e Usa, da sempre Paesi target, ma anche per sbocchi verso quelli che il Rapporto definisce “Gate”, non un acronimo ma che si traduce per esempio con Messico, Singapore, Brasile, India, Cina senza dimenticare, suggerisce l’indagine, l’Africa subsahariana grazie all’accelerazione impressa dal Piano Mattei.

Lontani e vicini

Così l’ormai nota tendenza al reshoring, nel caso dei  fornitori si va trasformando in un friendshoring ovvero la selezione di partner affidabili, quanto meno per i settori più sensibili. Che vuol dire fornitori anche geograficamente vicini e alleati se non addirittura nazionali con il 52,6% di imprese delle quattro province venete prese in esame che nell’ultimo biennio ha scelto fornitori italiani e il 5,1% fornitori della EU sebbene non di casa nostra.
Quindi un reshoring che si è andato allargando dalla produzione (ormai è anni che si è invertita la tendenza alla delocalizzazione) alla fornitura, principalmente quella strategica.
È il concetto di interdipendenza selettiva che dovrebbe mettere al sicuro per esempio da shock energetici come quello che ha colpito l’Europa con lo scoppio delle ostilità Russia-Ucraina mandando in tilt l’economia tedesca, peraltro mercato di elezione per le imprese del Veneto orientale.
La Germania rappresenta la vera “via della seta” per l’export del 61,7% di queste, con un picco addirittura al 71,5% considerando il solo settore meccanico. E nessuno vuole rinunciare al ricco mercato tedesco, scelta peraltro considerata «conservativa» da Gianluca Toschi della Fondazione Nord Est: il 37,1% è convinto che si tratti solo di una fase congiunturale la cui soluzione è prospettabile entro il 2025. Però, sul totale pesa il 57,3% che invece ritiene la crisi strutturale, complessa e dai tempi dilatati.

Il peso della Germania

Veneto terza regione per l’export (13% del totale nazionale per esportazione di beni) dopo Lombardia ed Emilia-Romagna, anche se i segnali di attenzione «in un clima burrascoso», secondo la definizione di Gianluca Toschi, di Fondazione Nordest, non mancano, a cominciare dalla contrazione l’anno scorso (-1,8% sul 2023) del fatturato dalle esportazioni a 80,2 miliardi di euro.

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Gianluca Toschi, Fondazione Nord Est

Che si somma al -0,7% rispetto al 2022. Quanto su tale decremento abbia influito l’export sul mercato tedesco è praticamente un dato di cronaca con la meccanica e l’ automotive a soffrire maggiormente.
Il segnale positivo viene allora dalle prospettive export per il 2025 con il 30,2% delle aziende metalmeccaniche CVE che si attende un aumento compreso fra il 3 e 10% e addirittura oltre questa soglia per il 5,9% del campione della ricerca.
Percentuali che rappresentano «Un indicatore interessante, inatteso, benché da leggere poi tenendo presente la diversificazione degli ambiti diversi -sottolinea Toschi- ma che ci dà un’idea anche dell’eterogeneità delle situazioni e delle risposte e evidenzia la dinamicità di certe imprese». Il 54,6% invece opta per un’oscillazione del +/-3%. Dato che non si discosta dal valore (53,9%) per l’insieme delle aziende del Veneto orientale, qui addirittura con un 9,2% fiducioso di una crescita delle esportazioni superiore al 10%.

Digitalizzazione e sostenibilità: i fattori chiave per l’export nel 2024

A confortare tale prospettiva, peraltro condivisa (al netto dell’ondivaga e destabilizzante politica economica MAGA di Trump) proprio dai tre Exporter of the Year premiati, sono ancora una volta i due fattori, digitalizzazione e sostenibilità, ormai considerati a livello internazionale come decisivi, con attenzione particolare all’applicazione di programmi di Intelligenza Artificiale che emerge, sempre nell’Osservatorio Export 2024, dall’aspettativa di nuovi investimenti nel marketing digitale (32,5%) a fronte di un 22,9% di imprese che ritiene di primaria importanza l’implementazione di Intelligenza Artificiale nell’e-commerce, percentuale che sale al 25,5 quando funzionale nell’identificare nuove opportunità, prevedere la domanda dei mercati ma anche per analizzare la concorrenza. Parallelamente, il 53,8% di soggetti ritiene importante la contestuale applicazione di principi di sostenibilità ai fini dell’internazionalizzazione, dato che si accoppia al 56,7% di interesse espresso da parte di clienti e fornitori delle aziende ad alta intensità di export.

«Emerge anche dalla ricerca un ottimismo dei nostri imprenditori forse non così scontato -commenta Silvia Moretto- ed è positivo osservare che la spinta al digitale e l’attenzione all’ambiente sono elementi sicuramente in crescita. Un terzo  delle aziende ritiene che il 2025 vedrà un miglioramento delle performance aziendali. Questo ne favorisce la dinamicità non solo sul fronte export»

Agostino Buda

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