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Veneto: droni a idrogeno per medicinali e sostanze biologiche

Veneto: droni a idrogeno per medicinali e sostanze biologiche

La sperimentazione è partita a Padova grazie al progetto Sandbox che Regione Veneto, Gruppo Save ed Enac stanno sviluppando

La logistica sanitaria vola sempre più. Perché ormai, oltre alle merci di vario tipo, i droni faranno viaggiare da una città all’altra anche i medicinali urgenti e gli organi. Una recente sperimentazione andata a buon fine è stata fatta a Ischia e ora, anche l’aeroporto di Padova sta testando questi mezzi altamente tecnologici a supporto del sistema sanitario.
La scelta della città non è casuale. Padova infatti è sede internazionale di centri di cure mediche, ospedali e laboratori, strutture che spesso hanno esigenze di poter contare su rapidi ed efficienti trasferimenti di medicinali, come anche di sostanze biologiche urgenti, per salvare la vita a dei pazienti.

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Immagine di repertorio

La mobilità aerea sanitaria avanzata con droni a idrogeno

Il progetto Sandbox, termine utilizzato in ambito informatico per indicare un ambiente di prova, in sperimentazione, coinvolge anche Heron Air, la società di gestione dell’aeroporto di P Padova e H2C, azienda attiva nel settore delle infrastrutture energetiche. E’ l’espressione dell’accordo di collaborazione per lo sviluppo della Mobilità Aerea Avanzata firmato da Enac, Regione Veneto e Gruppo Save il 20 maggio 2024. I preziosi materiali sanitari sono trasportati con droni a idrogeno verde, a emissioni ambientali zero. Si tratta di velivoli altamente tecnologici che oltre ai vantaggi ambientali hanno un’estrema rapidità d’azione, impiegano solo due minuti per il rifornimento e sono in grado di percorrere sino a 100 km trasportando complessivamente 5 kg di materiali. Per il volo a pieno carico consumano solo 340 grammi di idrogeno verde e viaggiano a una velocità massima di 55 km all’ora.

Non solo. Il contenuto è trasportato all’interno di speciali scatole che lo mantengono intatto e la rapidità di consegna è garantita bypassando il traffico stradale e sfruttando un’altezza, fino a 300 metri, che non impatta con il traffico aereo. E’ un programma completamente autosufficiente in quanto la produzione di idrogeno verde avviene sfruttando l’energia prodotta da appositi pannelli solari.

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Drone di emergenza

La sperimentazione a Padova

La sperimentazione a Padova durerà almeno un paio di anni, suddivisa in quattro fasi.
La prima riguarda in particolare il sistema di produzione, stoccaggio ed erogazione di idrogeno verde prodotto dai pannelli fotovoltaici mentre successivamente si analizzerà la relazione tra la produzione di idrogeno e la sua applicazione ai droni. I voli fisici dei droni all’interno dell’aeroporto avverranno nella terza fase alla quale seguirà una quarta con prove in volo al di fuori della sua area, in una modalità di volo in cui il pilota non ha contatto visivo con il mezzo, ma utilizza strumenti che consentono di mantenerne il controllo. Ai protagonisti del progetto Sandbox spettano dei compiti ben precisi: alla Regione Veneto quello di individuare le necessità del territorio; Save, che gestisce gli aeroporti di Venezia, Verona e Treviso seguirà la parte tecnica ed Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile che vigila sulla corretta applicazione dei regolamenti Ue in materia, sarà la regia dei corridoi di volo, dei piani di sicurezza, delle autorizzazioni e delle torri di controllo.

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