Sono circa 1,5 milioni, pari a circa un terzo dei residenti in regione che hanno diritto a essere vaccinati contro il Covid, i Veneti che hanno ricevuto almeno una dose dei vari sieri contro il coronavirus.
L’annuncio del presidente Luca Zaia conferma che la campagna vaccinale del Veneto non si ferma, compatibilmente con le disponibilità di dosi.
«Anche ieri – ha sottolineato il presidente – abbiamo effettuato quasi 19 mila somministrazioni, pur continuando gli accantonamenti, perché siamo terrorizzati dal rischio di rimanere a secco». Ma non è l’unica novità: da giovedì (29 aprile ndr) inizieranno le inoculazioni anche a chi ha tra 60 e 69 anni.
La vaccinazione degli over 60
La Regione ha deciso di anticipare di una settimana, rispetto alla scadenza inizialmente fissata per il 3 maggio, l’apertura delle liste per la fascia d’età successiva nel piano regionale.
«Tutte le Ulss – ha motivato Zaia – sono piuttosto avanti con la vaccinazione degli over 70. Si va dalla Ulss 8, che ha già effettuato la vaccinazione al 72%, alla Ulss 3, che sulla base delle prenotazioni supererà il 60% entro giovedì. Va poi sottolineato che c’è un 30% di persone che, per vari motivi, è molto difficile da aggredire».
Da qui deriva la decisione di aprire, dalle 14 di lunedì 26 aprile, presso qualsiasi Ulss, la possibilità di prenotarsi per gli over 60. Il primo appuntamento utile in agenda è per giovedì 29 aprile. Questo perché mercoledì arriveranno 170 mila nuove dosi di Pfizer, dopo le 19 mila di Moderna e le 10 mila di AstraZeneca in arrivo in queste ore, che si aggiungono alla dotazione di magazzino di 134 mila dosi come scorta alla mattinata di lunedì 26. «L’obiettivo massimo è vaccinare gli over 50 prima dell’estate», conclude il presidente.
È arrivata la variante indiana
Nel frattempo, è arrivata anche in Veneto la nuova variante “indiana” del Sars-CoV-2.
I primi 2 pazienti, per cui l’Istituto zooprofilattico ha confermato l’infezione con la specifica mutazione del virus, sono due indiani, padre e figlia, rientrati a Bassano dal proprio Paese natale. Residenti nel territorio dell’Ulss Pedemontana, Distretto 2, attualmente in isolamento fiduciario a casa, non presentando condizioni che necessitino di un ricovero.
Ci sono inoltre altri 2 pazienti, italiani non residenti nella stessa zona del Veneto, i cui campioni sono attualmente in valutazione, perché presentano modificazioni che potrebbero ricondurre a questa variante. «Non abbiamo comunque ricevuto – ha sottolineato Zaia – nessuna richiesta del Ministero di rimodulare i piani. E ricordo comunque che il sistema sanitario dell’India, dove il virus sta portando esiti pesanti, non è quello del Veneto, perché non ha una risposta come alcuni Paesi occidentali».
Vaccinazioni e terapie intensive
Che la vaccinazione preservi dagli esiti più gravi dall’infezione è intanto confermato dai dati dei ricoveri nelle terapie intensive degli ospedali veneti. Il riferimento va soprattutto alla fascia d’età degli over 80, al centro della prima fase della campagna vaccinale. Contro l’oltre 10% delle fasi precedenti, gli ultraottantenni finiti in terapia intensiva dal 31 marzo sono stati solo il 2,5%. In termini assoluti, si tratta di soli 8 pazienti più anziani entrati in rianimazione dall’1 al 26 aprile. Un dato importante, se si considera che la mortalità degli over 80 in terapia intensiva è del 90%.
Su 187 positivi attuali in area critica, il 36,9% ha tra 70 e 79 anni, il 37,4% tra 60 e 69, il 15,8% tra 50 e 60 e il 7% sotto i 50 anni. Dal 1 marzo, il calo è comunque significativo, attorno al centinaio di unità, come ha sottolineato il responsabile delle terapie intensive del Veneto, Paolo Rosi. «Siamo quasi vicini – ha ammesso Rosi – a una situazione ordinaria. Ma, visto che stanno ripartendo le attività “normali” degli ospedali, dovremo mantenere circa 150 postazioni in più. Anche perché il calo non vuol dire che non ci siano nuovi ingressi in rianimazione per Covid: la media è di una decina al giorno. È solo che le uscite prevalgono sulle entrate».