La macchina organizzativa nazionale per la distribuzione del vaccino anti-Covid è ufficialmente partita.
Lo ha annunciato la dottoressa Francesca Russo, coordinatore veneto all’interno del Comitato Nazionale.
“Tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021 – ha detto dall’unità di crisi della Protezione civile di Marghera – avremo molto probabilmente le prime consegne a livello nazionale, potendo poi procedere alla distribuzione a livello regionale”.
La lettera del commissario Arcuri
Il Veneto, ha sottolineato Russo, non ha ancora i numeri delle dosi di vaccino che spetteranno alla nostra regione. Al momento, sulla base dell’ultima lettera inviata dal commissario per l’emergenza-Covid Arcuri, sono intanto partite alcune rilevazioni preliminari.
La Regione sta dunque raccogliendo i dati per rispondere alla richiesta del Ministero della Salute di conoscere la disponibilità delle varie strutture per stoccare i diversi tipi di vaccini, in frigoriferi tra 2 e 8 gradi e in altri a -70/-80 gradi.
Questo vaccino, che richiede temperature più basse, sarà probabilmente utilizzato per il personale sanitario regionale. Riguardo al quale la Protezione civile nazionale ha chiesto di conoscere la numerosità, per garantirne la distribuzione.
“Stiamo completando le rilevazioni – ha concluso la dottoressa – e tra domani e lunedì manderemo i dati alla Protezione civile. Nel frattempo, ci aspettiamo di ricevere dal Ministero della Salute il piano per le vaccinazioni, comprese le categorie che vi rientreranno, a cui saranno le Regioni a dare attuazione”.
Una nuova eventuale ordinanza per lunedì
Sono intanto giorni cruciali in vista della nuova “sentenza” di venerdì sera sulla classificazione delle diverse regioni nelle tre fasce, gialla, arancione e rossa.
Alle 16 è fissato il confronto tra Governo e Regioni, che continuano ad avanzare la richiesta tecnica di ridurre da 21 a 5 i parametri.
“A oggi – ha commentato il presidente Luca Zaia – gli indicatori ci fanno assolutamente sperare nel buon esito della classificazione, perché la situazione è sotto controllo. Il Veneto ha l’incidenza più bassa dei positivi sui tamponi effettuati. E nostri sono anche i tassi più bassi di occupazione delle terapie intensive”.
Sul tema, Zaia ha confermato che “ne abbiamo già allestite più di 800 e possiamo assolutamente arrivare alle 1.000 postazioni di terapia intensiva previste, allestendole entro 36 ore dalla decisione. Per ultime, ovviamente, attiveremo le postazioni che servono attualmente le sale operatorie”.
Il Veneto, in ogni caso, aspetterà le decisioni del CTS nazionale per decidere se emettere una nuova ordinanza, in sostituzione di quella che scadrà alla mezzanotte di domenica 22 novembre. “Dipende tutto dalla classificazione. Nel caso, presenteremo lunedì il nuovo provvedimento”.
I primi test fai da te potrebbero arrivare dall’America
Zaia si è infine soffermato sul tema dei tamponi, fai da te e rapidi. Sui primi, ha sottolineato l’approvazione, nei giorni scorsi, di un test fai da te dalla FDA degli Stati Uniti. “Significa – ha spiegato – che se il prodotto autorizzato in America arrivasse in Italia, potrebbe essere commercializzato, perché tutti i dispositivi anticovid approvati nei Paesi del G7 possono circolare in Italia. Prima di arrivare sul mercato, il test presentato dal professor Rigoli, invece, deve continuare con la validazione nelle microbiologie”.
Riguardo alla richiesta da parte del CTS regionale di utilizzare solo i test molecolari, e non i rapidi, per i controlli sul personale sanitario, la regione sta attendendo una risposta valida a livello nazionale sulla questione.
“Se dovesse essere posta in discussione la validità dei test rapidi – ha detto il presidente Zaia -questo varrebbe non solo per medici e sanitari, ma per tutti. E allora bisognerebbe comportarsi di conseguenza, anche se la tendenza mondiale, con il supporto della letteratura scientifica, è quella di orientarsi sempre più sui test antigenici”.