Veneto City: il progetto per un polo del terziario di scala sovra regionale che dovrebbe sorgere tra Dolo e Pianiga.
Superficie netta edificabile: 500.000 mq
Tra la prima stesura del progetto e l’ultima la superficie netta edificabile e quella coperta sono diminuite del 30%.
Il 17 gennaio 2012 si è concluso, con la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Veneto, l’iter procedurale relativo al progetto denominato “Veneto City”, dal nome della società proponente, che aveva visto l’approvazione dell’accordo di programma (previsto dalla legge regionale 35/2001 art. 32) fra i comuni di Dolo e di Pianiga, la Provincia di Venezia, la Regione Veneto e i proponenti. Veneto City, che dovrebbe sorgere nell’area compresa tra l’autostrada A4, la ferrovia Padova – Venezia e l’inizio del Passante Autostradale di Mestre, si propone come polo terziario di scala sovraregionale per la localizzazione di centri direzionali e strutture centrali di grandi imprese multinazionali, servizi al sistema produttivo e di interesse generale. Un intervento su una superficie territoriale di 718.000 mq, per una superficie netta edificabile di 500.000 mq con oltre 500.000 mq di verde pubblico, spazi pubblici attrezzati, piazze e percorsi ciclopedonali oltre a parcheggi pubblici interrati. Un cantiere di opere pubbliche vincolate a sostegno del pubblico interesse e beneficio, fra le quali sono previsti programmi ed opere di risanamento ed eliminazione del rischio idraulico, attraverso la realizzazione di bacini di invasi e un intervento sulla mobilità pubblica, che prevede la realizzazione della fermata regionale della metropolitana di superficie e la costruzione di oltre 6 km di pista ciclopedonale. Un progetto che ha rivisto, tra la prima stesura e l’ultima, le dimensioni d’intervento e il possibile impatto territoriale: basti segnalare che la superficie netta edificabile e quella coperta sono diminuite del 30%, rispetto a quelle previste dallo scenario legato e ipotizzato dal piano regolatore attuale. Le possibili destinazioni d’uso di Veneto City sono le seguenti: destinazione direzionale, compresa fra un minimo del 40% e un massimo del 60%, settore dei servizi (massimo al 30%), ricettiva (10%) e commerciale, con una forbice della superficie edificabile totale compresa fra il 9% e il 14%, mentre non è prevista nessuna destinazione industriale o logistica. «Veneto City si propone come un progetto di elevata qualità architettonica ed urbanistica – spiegano i proponenti – il cui masterplan è stato predisposto dall’architetto Mario Cucinella, progettista noto per l’attenzione agli aspetti ambientali e grande fautore della sostenibilità in architettura. Elevati standard architettonici significheranno non solo elevata qualità estetica degli edifici, ma soprattutto garanzia che l’intervento risulti sostenibile dal punto di vista ambientale, paesaggistico ed energetico».
DI GIACOMO PIRAN
PERCHE’ SI
Cosa ha portato a intraprendere un progetto così ambizioso in un periodo congiunturale come questo? «Veneto City nasce osservando lo sviluppo urbanistico del Veneto – spiega Rinaldo Panzarini, consigliere delegato di Veneto City Spa – che è caratterizzato da una dispersione caotica degli insediamenti e che perciò ha provocato una serie di effetti negativi: distruzione del territorio, difficoltà di collegamenti, in particolare di trasporto pubblico, disordine ambientale e paesaggistico. Il progetto, che mira ad una sintesi nell’offerta e promozione di servizi per le nostre Pmi, nasce per diventare una rivoluzione del modello veneto con particolare attenzione agli aspetti di natura idraulica, della mobilità sostenibile e con l’intento di realizzare e sviluppare un nuovo rapporto fra architettura, edilizia e ambiente».
Veneto City un progetto “ambientale”, non le sembra un paradosso? «Assolutamente no. Il principio della densità insediativa interna, perseguita tramite lo sviluppo in verticale degli edifici, mira alla possibilità di mantenere a verde e a spazi pubblici pedonali una porzione rilevante dell’area di progetto e di ridurre le superfici edificate. Il progetto prevede di sviluppare sistemi di efficienza energetica mediante l’utilizzo di soluzioni tecniche di avanguardia basate sull’energia solare termica, fotovoltaica e geotermica che, assieme al teleriscaldamento, danno vita ai concetti di innovazione e sostenibilità sui quali si fonda Veneto City».
E i benefici dichiarati per aiutare il Nord Est a bypassare la crisi? «L’intervento prevede un significativo sviluppo occupazionale, circa 7.000 posti di lavoro nella prima fase, che creeranno indotto e opportunità per il territorio. Sotto l’aspetto della infrastrutturazione e della localizzazione, Veneto City è secondo noi un progetto strategico in quanto prevede di concentrare, in un’area edificabile ad elevata accessibilità, una buona parte di quelle funzioni metropolitane che per il loro carattere di eccellenza sono destinate ad attrarre elevati bacini di utenti e investimenti».
A che punto siete con i lavori? «Nell’ultimo anno abbiamo sviluppato contatti con operatori nazionali e internazionali e soprattutto con investitori, attratti dalla dimensione e dalla localizzazione del nostro progetto. Entro la scadenza dei 18 mesi (luglio 2013) previsti dall’accordo di programma, predisporremo i piani attuativi per passare poi agli aspetti urbanistici pratici. Al momento stiamo raccogliendo le diverse adesioni imprenditoriali e organizzando i progetti finanziari che ci permetteranno di dare corpo e struttura definitiva al nostro piano di lavoro».
PERCHE’ NO
Il progetto Veneto City ha una serie di oppositori che vede in testa i comitati dei Cat (Comitati Ambiente e Territorio) attivi da anni per la tutela storica, ambientale e culturale della Riviera del Brenta e Miranese. «Veneto City prefigura un intervento – a parlare della contrarietà al progetto è il portavoce dei Cat Adone Doni – che avrà l’effetto di una città che assorbirà, in questa new town di cui il Veneto delle cento città non sente proprio il bisogno, energie e risorse alle città di Padova, Venezia e Treviso che devono anche affrontare i loro problemi di riconversione o di rigenerazione urbana delle periferie».
Secondo i contrari al progetto Veneto City provocherebbe disagi al tessuto del territorio. «Un polo delle dimensioni e delle caratteristiche di Veneto City farebbe chiudere i centri storici dei paesi rivieraschi e quasi tutti i piccoli-medi esercenti. Uno studio commissionato dalla Confesercenti dimostra come per 1 posto di lavoro nella grande distribuzione se ne perdono 3 nel commercio al dettaglio».
I comitati pongono anche l’accento su una serie di problemi connessi alla situazione idraulica e alla viabilità del territorio. «Questo progetto dovrebbe insistere in un’area classificata ad alto rischio idraulico. I proponenti parlano poi di nuova stazione ferroviaria, piste ciclabili, mobilità sostenibile, ma in realtà il traffico generato da Veneto City in un’area in cui la viabilità risulta già oggi in grave sofferenza porterà al collasso il sistema viario circostante».
Quale secondo i comitati l’impatto di Veneto City sulla complessità dell’area della Riviera del Brenta? «Veneto City, sommato ai progetti già approvati della Romea Commerciale, della Camionabile e delle Tangenziali Brescia-Padova, il tutto corredato da una miriade di opere “minori” come innesti, svincoli, nuovi caselli, minerà la vera vocazione della Riviera del Brenta: quella turistica e culturale che invece dovrebbe essere potenziata e valorizzata».
Adone Doni si sofferma poi sull’accordo di programma sottoscritto da Comuni, Provincia, Regione e Proponenti. «Secondo l’accordo di programma l’intervento assume il carattere di pubblica utilità che consisterebbe soprattutto nella “possibilità di creare un luogo particolarmente idoneo, delle strutture e delle opere in cui le aziende venete possono rappresentarsi nel panorama internazionale”. La maggior parte delle superfici previste però sono dedicate a funzioni di tipo commerciale, tempo libero e ricettivo che nulla hanno a che vedere con la rappresentazione delle aziende venete nel panorama internazionale».