Le classificazioni ufficiali del Ministero della Salute arriveranno solo in giornata. Ma il ministro della Salute Speranza lo ha già anticipato al presidente della Regione, Luca Zaia: il Veneto torna in zona arancione. «Il dato che ci porta a questa colorazione è la velocità di circolazione del virus, che ha ripreso a correre. E le proiezioni dell’rt sulla prossima settimana sono assolutamente preoccupanti» ha ammesso Zaia dando l’annuncio.
«La ripresa dei casi non considerevolissima, ma rapida – ha commentato Francesca Russo, direttore del Dipartimento di prevenzione regionale – ha portato ad un aumento dell’rt sopra l’1 ed è aumentata l’incidenza, mutando lo scenario epidemiologico. In questo momento abbiamo da considerare anche il peso della presenza delle varianti, spesso più contagiose, che determinano un aumento del numero dei casi».
Il “nuovo” protocollo
L’idea, allora, è quella, sulla base del principio di maggior precauzione, di unificare i percorsi. Verrà cioè applicata a tutti i casi la metodologia adottata nei casi di infezione provocati da varianti. La quarantena torna così a 14 giorni e non più 10, chiudendosi con un tampone molecolare negativo. E anche il contact tracing torna a quello effettuato nei momenti più difficili.
In altri termini, per allargare il cerchio dell’indagine e bloccare il virus, verranno testati anche i contatti a basso rischio. E, come nella “fase 1” della pandemia, si guarderà indietro ai 14 giorni precedenti e non solo alle ultime 48 ore prima del riscontro della positività.
La decisione sulle scuole
Il passaggio da giallo ad arancione di per sé non comporta nessuna conseguenza in materia di apertura delle scuole. «Per ora – ha dichiarato il presidente – non succede nulla. Ma valuteremo fino in fondo i parametri e tra lunedì e martedì faremo una sorta di primo punto nave, perché la variante del virus guarda ai giovani e riteniamo inutile dover poi piangere davanti alle tragedie».
«A oggi – prosegue Zaia – non abbiamo ancora in animo provvedimenti a chiudere, anche perché non ne abbiamo le basi scientifiche. Ma, se servirà, chiuderemo le scuole: su questo non si discute, perché prima viene la salute dei ragazzi». Le valutazioni riguarderanno, nel caso, anche la scelta di quali gradi di istruzione lasciare eventualmente aperti, visto che il Dpcm prevede la possibilità di chiudere potenzialmente tutti gli istituti.
Incidenza veneta a 151
Al momento, l’indice di incidenza veneto è a 151, dunque sotto il livello di 250 casa su 100 mila abitanti che impone la chiusura automatica delle scuole. Il Veneto ha abbandonato, ritenendola fuorviante, l’idea di calare il parametro sulla dimensione comunale e deciderà nelle prossime ore se adottare la dimensione più adatta tra quella distrettuale e quella provinciale.
«Il Dpcm – spiega Russo – dice di effettuare valutazioni anche a livello subregionale. Per questo, abbiamo chiesto di avere ogni giorno l’incidenza per comuni, province e Ulss. Questo ci permetterà di effettuare una valutazione dinamica dell’infezione, a cui sovrapporre la presenza delle varianti per prendere le decisioni epidemiologiche migliori. Quelle cioè che ci consentano di adottare precocemente misure, possibilmente di durata limitata, per bloccare la circolazione del virus».
I protocolli per la scuola
Resterà comunque sostanzialmente in vigore il protocollo che prevede come i compagni del soggetto positivo possano restare in classe dopo l’effettuazione del tampone. L’unica novità è il ritorno alla quarantena qualora questo caso sia determinato da una variante.
«Stiamo comunque valutando – conclude Russo – la possibilità che il provvedimento sia esteso a tutto l’istituto. Questo dipenderà anche dal contesto epidemiologico in cui insiste la scuola interessata. Se, ad esempio, ricade in un bacino di popolazione in cui la circolazione è molto alta, si prenderà in considerazione l’opportunità della chiusura dell’intero istituto».
Vaccini: due novità positive
Il presidente Zaia ha infine annunciato due novità positive comunicate dal Governo sul fronte vaccini. La prima riguarda la possibilità di vaccinare anche gli over 65 con AstraZeneca. Inoltre, il governatore ha dichiarato che se, come hanno dimostrato alcuni operatori, agendo con attenzione da una fiala si possono ottenere anche 7 dosi, il Veneto lo farà «chiaramente senza mescolare residuo di diversi flaconi».
Nella riunione durata l’intera mattina di venerdì 5 marzo, infine, è stato confermato alle Regioni che a marzo arriverà un numero cospicuo di dosi «almeno pari a gennaio e febbraio», ha precisato Zaia. «Dovremo quindi essere attrezzati sempre più per una campagna vaccinale importante».
Alberto Minazzi