Uve già mature, soprattutto al Sud: si anticipa di una decina di giorni. Ottima qualità, ma anche rischi legati al meteo
In contrada Miccina, provincia di Palermo, l’azienda agricola “Di Giovanna” ha già cominciato lo scorso fine settimana, l’ultimo di luglio. a raccogliere i primi grappoli di uve chardonnay. Ha dunque preso il via, con tempi finora mai così anticipati, la vendemmia 2024. Un anticipo tra 10 e 15 giorni rispetto alle scadenze abituali della vendemmia che Coldiretti, sottolineando la situazione, collega strettamente ai cambiamenti climatici.
Il caldo e la mancanza di pioggia, infatti, hanno accelerato la maturazione dei grappoli soprattutto al Sud, con molte incognite, legate a una raccolta che offre opportunità di lavoro a 1,3 milioni di persone, tra vigne, cantine, distribuzione commerciale e attività connesse. E che, “caso praticamente unico in Europa e legato alla grande biodiversità che caratterizza l’Italia”, spalmerà le operazioni di raccolta nell’arco di 4 mesi.
Come ricorda Coldiretti, il calendario, sui 658 mila ettari coltivati a livello nazionale, inizia tradizionalmente con le uve da spumanti Pinot e Chardonnay, proseguendo nei mesi di settembre e ottobre con la Glera per il Prosecco e con le grandi uve rosse autoctone (Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo) per poi concludersi a novembre con le uve di Aglianico e Nerello. Sono 635 le varietà iscritte al registro viti e 332 i vini doc, 76 quelli docg e 118 gli Igt riconosciuti, che utilizzano il 70% delle uve, con il restante 30% per vini “da tavola”.
Da caldo e la siccità, in ogni caso, non derivano solo effetti negativi, come l’aumento del costi di produzione. Al Sud, per esempio, le viti sembrano aver resistito più delle altre colture, con il rischio peronospora (che ha comportato nel 2023 una perdita di 11 milioni di ettolitri) bloccato sul nascere e una qualità delle uve ritenuta ottima. Al Nord, invece, la possibilità di nubifragi e grandinate complica la scelta dei viticoltori del momento di raccolta e lavorazione.