“Aspettiamo il prossimo studio mensile a livello nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità sull’andamento delle varianti nel tempo, per vedere se la prevalenza della variante Delta è davvero aumentata. Ma, al momento, possiamo dire che la situazione è sotto controllo, assolutamente non preoccupante”.
La rassicurazione, di fronte all’ultima mutazione del virus Sars-Cov-2, arriva da Antonia Ricci, direttore dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, da sempre in prima linea nei sequenziamenti del coronavirus per individuare e studiare le mutazioni. “In questo momento non c’è nessuna preoccupazione reale, soprattutto perché tutte le varianti sono tenute sotto controllo da tutti i vaccini, che sono efficaci soprattutto contro la malattia e le forme gravi. È comunque importante continuare a fare tamponi e sequenziare”.
La variante Delta
Battezzata inizialmente “indiana”, la variante che ha fatto nuovamente impennare i contagi nel Regno Unito ha poi cambiato nome perché è una delle due forme che ha assunto questa mutazione. “La vera caratteristica delle varianti “Delta” e “Alfa”, ovvero la inglese – spiega Ricci – è la maggior contagiosità. Quel che preoccupa, in Inghilterra, è la veloce crescita dei casi, perché invece non sono aumentati malati e malati gravi. E la situazione è migliore di quella verificatasi a ottobre-novembre con la variante inglese”.
Un’ulteriore importante differenza tra le due varianti è legata al fatto che, diversamente da quanto verificatosi con l’inglese, la diffusione in Paesi diversi (nello specifico in Germania e Stati Uniti) della variante Delta ha fatto registrare un andamento rallentato rispetto al Regno Unito e non una semplice sfasatura temporale di un paio di settimane. “Un’ipotesi – sottolinea la direttrice dello Zooprofilattico – è che questo sia dovuto anche alla scelta inglese di puntare su più prime dosi di vaccino piuttosto che sul completamento dei cicli vaccinali. E questo ci induce a sperare che la variante indiana non si svilupperà da noi come avvenuto in Inghilterra”.
In Veneto, 50 sequenziamenti di “Delta”
A oggi, lo Zooprofilattico delle Venezie ha sequenziato 50 casi di variante “Delta”. La prevalenza assoluta, al 94%, dei casi isolati sul territorio regionale è infatti legata alla inglese “Alfa”.
“Inoltre – sottolinea Ricci – la maggior parte dei tamponi in cui abbiamo riscontrato la “Delta” deriva da un singolo focolaio, manifestatosi in provincia di Treviso, prontamente tracciato e isolato, tant’è che a oggi si sta spegnendo. A parte questo cluster, gli altri casi sono isolati e legati soprattutto a rientri dall’India, con pronto isolamento”.
Nell’ultimo report sull’andamento delle varianti in Veneto, pubblicato a fine maggio, sono stati individuati 28 gruppi genomici di virus. “Significa – spiega Antonia Ricci – che c’è variabilità, ma anche che siamo in grado di evidenziarla rapidamente e isolarla preocemente”. In Veneto sono presenti tutte e 4 le varianti (inglese, indiana, sudafricana e brasiliana) definite “preoccupanti” in quanto più contagiose e potenzialmente in grado di eludere i vaccini. Tra le altre, sono state identificate anche altre due varianti “di interesse”, ovvero con mutazioni che possono diventare preoccupanti, una di origine egiziana e una camerunense.