In pochi giorni, nel Regno Unito, i nuovi contagiati dal virus del Sars-CoV-2 con la temuta variante Delta sono drasticamente scesi dal picco di 47.120 casi a 32.507.
Una rapida riduzione del 31% che incoraggia ma che al tempo stesso spinge la comunità scientifica a interrogarsi sulle spiegazioni. Anche perché, va ricordato, il Governo inglese guidato da Boris Johnson da qualche settimana ha deciso, controcorrente, di togliere gran parte delle limitazioni, riportando sostanzialmente il Paese in una condizione di “semi-normalità” dal punto di vista delle misure anti-pandemia.
A fornire una sua lettura del fenomeno, in un intervento postato sulla pagina “Pillole di ottimismo” da lui fondata su Facebook, è stato ad esempio il virologo Guido Silvestri, docente alla Emory University di Atlanta, negli Stati Uniti.
La premessa da cui parte la sua analisi è la letalità dell’attuale ondata estiva della pandemia, legata soprattutto alla diffusione della variante ex “indiana”, che risulta in Gran Bretagna circa 18 volte minore (0,12% contro 2,19%) rispetto a quanto registrato nella stagione autunno-inverno 2020/21.
“È difficile dire – scrive Silvestri – cosa esattamente abbia determinato questo drammatico calo di letalità tra le due ondate. Certamente gran parte del merito va alla vaccinazione di massa, ma non è escluso un contributo della stagione estiva, mentre nell’ambiente dei virologi si sussurra che se la Delta è molto efficace a trasmettersi forse è meno brava a causare malattia severa. Oppure che un virus che si diffonde molto velocemente tende a “bruciare” più rapidamente il pool di individui suscettibili all’infezione stessa”.
Al di là delle motivazioni alla base di questa evoluzione, il virologo sottolinea la “grandissima vittoria per la scienza e la medicina del XXI secolo, fatta di anticorpi monoclonali, farmaci immuno-modulatori, vaccini e dal sano e sereno ottimismo che da essi deriva”.
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Variante Delta: le ipotesi del virologo Silvestri sulla “frenata” inglese
3 Agosto 2021
Tag: coronavirus