La descrizione della variante Delta data da Brad Hazzard, ministro della Salute del Nuovo Galles del Sud, è quantomai efficace. Il ministro dello Stato australiano ne ha parlato come di “una medaglia d’oro quando si tratta di saltare da una persona all’altra”.
E, in effetti, come sottolinea il quotidiano “The Guardian”, alla mutazione del virus Sars-CoV-2 che sta destando grande preoccupazione nel momento in cui la pandemia sembrava in calo potrebbe bastare un contatto di una decina di secondi per trasmettersi da persona a persona.
Variante Delta: il caso-Australia
In tutto il mondo, la crescita di questa variante è esponenziale. Negli Stati Uniti, ad esempio, ha raggiunto la scorsa settimana il 20% dei casi. E in Europa si stima il 90% entro agosto.
Al centro dell’attenzione, nelle ultime ore, c’è però l’Australia, dove la variante Delta si sta diffondendo in maniera particolarmente rapida. In particolare a Sydney, capitale del Nuovo Galles del Sud, dove è stato imposto un nuovo lockdown di due settimane.
È stato proprio il premier dello Stato australiano, Gladys Berijiklian, a sottolineare come sarebbero sufficienti incontri “spaventosamente fugaci” per consentire al virus di contagiare nuovi individui.
Il tracciamento dalle immagini delle telecamere
Il riferimento alla base delle dichiarazioni di Berijiklian sono le immagini riprese dalle telecamere a circuito chiuso di un centro commerciale di Bondi Junction Westfield.
Dal filmato emerge come sia bastato un contatto durato pochi secondi tra due persone che si sono incrociate per trasmettere il virus con variante Delta dall’una all’altra.
Del resto, anche in Inghilterra, dove ormai il virus con questa mutazione è prevalente al 99%, si è riscontrata una trasmissibilità superiore di almeno il 60% nei contatti familiari rispetto alla variante Alfa, già di per sé più infettiva tra il 43% e il 90% rispetto al ceppo originale.
Variante Delta: le considerazioni degli esperti
Pare dunque ormai consolidato il fatto che questo ceppo di coronavirus sia significativamente più infettivo, pur non mutando le stesse modalità di trasmissione rispetto al virus originale o alle varianti precedentemente conosciute.
“La diffusione è più probabile se sei vicino alla persona. Ma c’è anche la possibilità che le particelle di virus siano nell’aria e respirate da qualcuno che passa” ha dichiarato, sempre a The Guardian, Nancy Baxter, capo dela Scuola di Salute globale dell’Università di Melbourne.
Particelle del virus, come hanno evidenziato studi di laboratorio, possono rimanere nell’aria come aerosol fino a 16 ore. “Gli aerosol respiratori si accumulano nello stesso modo in cui si accumula il fumo di sigaretta”, ha spiegato Raina Macintyre, capo del programma di ricerca sulla biosicurezza presso il Kirby Institute dell’Università del Nuovo Galles del Sud. E, mediamente, sottolinea l’epidemiologa dell’Università dell’Australia occidentale Zoë Hyde, una persona infetta con variante Delta “probabilmente la trasmetterà a circa altre 6 persone”.
La circolare del Ministero della Salute
Anche il Ministero della Salute italiano, intanto, ha pubblicato una nuova circolare di aggiornamento sulla pandemia, facendo particolare riferimento proprio alla variante Delta.
Il documento, firmato dal direttore generale della Prevenzione sanitaria, Gianni Rezza, indica una trasmissibilità superiore alla variante Alfa (quella inglese) stimabile tra il 40 e il 60%.
La Delta, inoltre, “può essere associata a un rischio più elevato di ospedalizzazione”. Del resto, già l’Oms inserisce questa mutazione tra quelle che destano preoccupazione.
“Vi sono evidenze – aggiunge la circolare – che quanti hanno ricevuto solo la prima dose di una vaccinazione che prevede la somministrazione di due dosi per il completamento del ciclo vaccinale anti-Covid, sono meno protetti contro l’infezione con la variante Delta rispetto all’infezione da altre varianti, indipendentemente dal tipo di vaccino somministrato. Il completamento del ciclo vaccinale fornisce invece una protezione contro la variante Delta quasi equivalente a quella osservata contro la variante Alpha”. In particolare per i non vaccinati, invece, sono alti sia la probabilità di infezione che il rischio totale.
Variante Delta e vaccini
Sono dunque molti, a livello internazionale, i virologi che suggeriscono di coinvolgere nella campagna vaccinale anche i bambini. “Fortunatamente – dichiara a The Guardian Zoë Hyde – i vaccini continuano a funzionare contro la variante Delta. I dati preliminari del Regno Unito suggeriscono che il vaccino Pfizer è efficace per l’88% contro l’infezione sintomatica. Il vaccino AstraZeneca offre una protezione del 60% contro i sintomi. Tuttavia, entrambi questi vaccini sembrano offrire una protezione superiore al 90% contro l’ospedalizzazione, sebbene la seconda dose sia cruciale per la massima protezione”.
Alberto Minazzi