Uno studio italiano ha individuato il meccanismo per educare il sistema immunitario a colpire le cellule tumorali
Si aprono nuove prospettive per la cura del cancro e soprattutto per “il trattamento di tumori a rischio di recidive”.
L’annuncio è stato dato dalla scienziata specializzata in immunologia ed epigenetica Luigia Pace, direttore dell’Italian Institute for Genomic Medicine con sede a Candiolo (Torino).
In collaborazione con la società biotech svizzero-italiana Nouscom, infatti, il laboratorio da lei diretto ha individuato un vaccino terapeutico in grado di curare, non solo di prevenire, il cancro.
Il vaccino della speranza
Nello studio “Il vaccino a base di adenovirali promuove la staminalità dei linfociti T CD8+ neoantigene-specifici e il rigetto del tumore”, pubblicato su “Science Translational Medicine”, i ricercatori italiani hanno infatti affermato che “è possibile indurre una risposta immunitaria efficace contro il tumore utilizzando un vaccino adenovirale, sicuro per l’uomo, che codifica per mutazioni presenti nelle cellule tumorali”.
“Inoltre, considerato che la tecnica per realizzare questi vaccini è decisamente collaudata (la piattaforma vaccinale funziona come quella di altri vaccini, anche preventivi di malattie infettive, già disponibili sul mercato), e che i dati ottenuti nella prima sperimentazione clinica sono molto promettenti – aggiunge Luigia Pace – si prospetta la concreta possibilità di creare nuovi vaccini efficaci contro molti altri tipi di cancro“.
Lo studio
In altri termini, il virus contenuto nel vaccino viene utilizzato per “istruire” il sistema immunitario a riconoscere le cellule tumorali e quindi ad attivare la risposta dell’organismo.
“Fino ad oggi – ha spiegato Pace ad Adnkronos – il meccanismo con cui i vaccini adenovirali istruiscono il sistema immunitario a colpire le cellule tumorali non era noto. E anche per questo la loro efficacia nel trattamento dei pazienti oncologici era dubbia”.
Nei vaccini costruiti con vettori adenovirali, spiegano gli scienziati, si possono codificare un alto numero di mutazioni tumorali. Utilizzandoli in combinazione con i farmaci immunoterapici, questo tipo di vaccini si è dimostrato efficace contro i tumori studiati.
“Abbiamo capito – aggiunge la ricercatrice dell’IIGM – qual è il meccanismo di azione che determina l’efficacia del vaccino”, e “grazie a questa aumentata conoscenza possiamo trasformare le nostre analisi sperimentali in terapie mirate più precise per ogni paziente“.
12 pazienti trattati
Oltre che degli studi di laboratorio, il nuovo vaccino è già stato oggetto di un primo studio clinico effettuato negli Stati Uniti su 12 pazienti con tumore al colon con instabilità dei microsatelliti e metastasi.
“Con questa scoperta – conclude Luigia Pace – è stato compiuto un importante passo avanti, tanto che è ragionevole pensare che una terapia vaccinale basata su vettori adenovirali potrà presto diventare una concreta opzione terapeutica in oncologia”.
Un aiuto ai linfociti CD8+per accrescere la risposta immunitaria
Nelle patologie croniche, i linfociti del nostro sistema immunitario perdono la capacità di controllare sia l’infezione sia la progressione del tumore. Tuttavia, ne esiste un piccolo gruppo (i linfociti CD8+, che hanno la funzione di identificare e uccidere le cellule infettate da virus o le cellule tumorali) in grado di mantenere la capacità di attivare una risposta immunitaria efficace e uccidere le cellule tumorali. E il nuovo vaccino aumenta il numero dei linfociti CD8+, sia nei linfonodi sia nel tumore.
I vaccini preventivi contro il cancro
Anche se non esistono ancora vaccini in grado di evitare l’insorgenza del cancro, è comunque già possibile una forma di prevenzione indiretta.
I cosiddetti “vaccini preventivi contro il cancro” sono quei vaccini classici in grado di prevenire l’infezione da parte di virus come quello dell’epatite B o del papilloma umano.
Evitare queste malattie, che possono essere una delle cause di insorgenza di alcuni tumori, è dunque utile anche nella prospettiva della riduzione del rischio di cancro.
Obiettivo: eliminare il tumore della cervice uterina
Gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ricorda l’Airc, sono convinti che, grazie all’efficacia di questi vaccini e ad altri strumenti di prevenzione e di screening, il tumore della cervice potrebbe essere eliminato a livello globale entro la fine del XXI secolo. E a questo proposito hanno lanciato un’iniziativa globale che, per la prima volta nella storia dell’umanità, punta ad eliminare definitivamente un tumore.
HPV nel mirino per diversi tumori, non solo delle donne
I risultati di una ricerca pubblicati nel 2018, aggiunge l’Associazione, mostrano un’analisi di 26 studi clinici che avevano coinvolto oltre 70 mila donne. “I dati disponibili – si sottolinea – permettono di concludere che la vaccinazione contro l’HPV riduce la comparsa di lesioni precancerose della cervice uterina (che dopo molti anni possono trasformarsi in tumori) nelle adolescenti e nelle giovani donne, senza comportare il rischio di eventi avversi gravi”. L’infezione da HPV non colpisce solo il genere femminile ed è responsabile, oltre che di tumori ginecologici, anche di tumori del pene, dell’ano e del distretto testa-collo, e della formazione di lesioni genitali benigne (condilomi).
Alberto Minazzi