Sono sempre più le domande che ci attanagliano riguardo il vaccino.
La situazione, infatti, è in continua evoluzione.
Quindi, se nel frattempo una persona ha già contratto il coronavirus cosa deve fare?
Si deve vaccinare ugualmente? Ci sono delle tempistiche da rispettare? E’ meglio farlo dopo mesi, contando sugli anticorpi acquisiti con la malattia o conviene farlo per classe d’età, quando tocca tocca?
Ancora: Se il coronavirus si contrae nel periodo intermedio tra la prima e la seconda dose di vaccino che succede? Sappiamo tutti oramai che, se accade, la malattia sarà più leggera e meno pericolosa. Ma il vaccino? Si deve comunque fare la seconda dose? Quando?
Infine: un vaccino vale l’altro? Quando arriverà il momento può capitare indistintamente Pfizer, Moderna, AstraZeneca , da metà aprile anche Johnson & Johnson oppure la scelta di chi opera è legata a particolari valutazioni sullo stato di salute delle persone?
Le faq di Aifa sui vaccini
Una sorta di Vademecum sui vaccini, infatti, si può trovare sul sito di Aifa, l’Agenzia italiana del Farmaco, che chiarisce: “in virtù del fatto che il rischio di contrarre il Coronavirus e di sviluppare la malattia in forma grave non è lo stesso per tutte le persone, la tipologia di vaccino che spetta a ciascun paziente viene stabilita dal piano vaccinale elaborato dal Ministero della Salute e comunque sulla base della cartella clinica personale“.
Detto questo, restano i dubbi sul resto.
Si al vaccino per chi ha già avuto il covid
Le persone che hanno già contratto l’infezione (sia in modo sintomatico che asintomatico) confermata da test molecolare o antigenico, saranno vaccinate con una unica dose di vaccino dopo almeno 3 mesi ma non oltre i 6 mesi dalla positività di infezione.
Questa procedura non vale per le persone immunodepresse, che devono essere vaccinate con un ciclo vaccinale completo di due dosi entro i primi 3 mesi dalla diagnosi di infezione da SARS-CoV-2 e per coloro che sviluppano la malattia dopo la prima dose di vaccino.
Che fare se ci si infetta dopo la prima dose di vaccino?
Aifa spiega che, una volta effettuata la prima dose di vaccino, questa da’ una risposta immunitaria con copertura solo parziale che inizia dopo circa 2-3 settimane, a seconda del tipo di vaccino. Nonostante nel corpo vengano immessi quindi il 50/60% degli anticorpi, il rischio di contrarre la malattia esiste. Statisticamente riguarda circa il 10% di coloro che hanno fatto una prima dose di un vaccino a mRna.
Nel caso di persone con infezione confermata da un test molecolare o antigenico dopo la prima dose di vaccino, l’infezione stessa è però un potente stimolo per il sistema immunitario che si somma a quello fornito dalla prima dose di vaccino. A queste persone non è indicato somministrare la seconda dose vaccinale proprio perché l’infezione naturale crea una risposta immunitaria specifica per il virus.
Reazioni alla somministrazione del vaccino
Può capitare che una persona, una volta ricevuto il vaccino, abbia delle reazioni, come dolore al braccio o febbre.
Innanzitutto è bene ricordare che il vaccino non può aver fatto contrarre il virus perché nessuno dei vaccini approvati contiene il virus vivo.
Aifa ricorda che è opportuno comunque segnalare queste reazioni al proprio medico di famiglia o alla ASL di appartenenza, oppure attraverso i moduli pubblicati sul sito dell’ Agenzia.
Altro caso differente riguarda invece le persone che hanno avuto una reazione grave, di tipo allergico o non allergico, alla prima somministrazione di uno dei vaccini disponibili contro COVID-19. Queste non potranno ricevere la seconda dose ma rivolgersi a un Centro di riferimento con esperienza sulle reazioni alle vaccinazioni, per un approfondimento specialistico.
Valentina Rossi