Sono ore decisive per la trattativa che il direttore generale della sanità del Veneto, Luciano Flor, sta portando avanti verso il possibile acquisto di ulteriori dosi di vaccino anti-Covid da parte dalla Regione.
“A una delle aziende con cui abbiamo avviato l’interlocuzione – ha rivelato il presidente Luca Zaia – abbiamo chiesto di presentarci una offerta scritta, per cui penso che già entro questa settimana potremo dare degli aggiornamenti”.
La trattativa
Pur essendo vincolato da un obbligo di riservatezza, Zaia ha confermato che le trattative in corso sono solide. E ha spiegato che “se si concretizzeranno, potrebbero coinvolgere più realtà, una delle quale potrebbe essere il Friuli Venezia Giulia. Le quantità che arriverebbero sono infatti tutt’altro che irrisorie”.
Il presidente ha anche confermato che il prezzo da pagare per ogni dose sarebbe più basso rispetto a quanto stabilito all’interno della trattativa europea.
“Non so – ha proseguito Zaia – lo stato dell’arte a livello nazionale. Noi di certo batteremo ogni strada percorribile e sono allucinato dalle critiche ricevute, quasi come fosse una colpa esserci preoccupati di andare a trovare vaccini per i Veneti, che ce li chiedono in continuazione”.
Sul tema, la Regione non ha ancora avviato nessuna interlocuzione con il Ministero della Salute, visto che ha sempre dichiarato di voler effettuare l’operazione nel pieno rispetto della legalità. Una posizione confermata dal fatto che sono state al momento accantonate le offerte di vaccini russi e cinesi, non ancora approvate dall’Ema. Perché continuano ad arrivare proposte di intermediari qualificati alla commercializzazione dei sieri che hanno già avuto il via libera: ben 5 negli ultimi 2 giorni.
Terapie intensive: tra 15 giorni stabilità a quota 100?
Le curve di contagio e ricoveri per Covid-19 in Veneto continuano intanto la discesa iniziata dal 1 gennaio.
“Secondo i nostri calcoli, basati su degenza media e nuovi ingressi, ci aspettiamo un’ulteriore discesa nelle prossime due settimane. Fino a raggiungere e stabilizzarsi su una quota di 95-100 letti occupati in terapia intensiva”, ha spiegato Paolo Rosi, coordinatore regionale veneto del 118.
Al momento del punto stampa quotidiano del 10 febbraio dall’unità di crisi della Protezione civile di Marghera, la situazione di ricoveri nei reparti critici degli ospedali veneti era di 176 persone, 126 ancora positive e 50 negativizzate. Per questi secondi, la gestione da parte della struttura sanitaria è più facile, potendo essere ricoverati insieme ad altri pazienti non-Covid. La situazione complessiva delle terapie intensive, con circa 470 posti complessivamente occupati, resta sopra i numeri ordinari, ma ci sono comunque circa 140 letti liberi.
Un anno di Covid
In un anno, nelle terapie intensive del Veneto sono passati 3.430 persone, di cui circa 840 nella prima fase di pandemia e oltre 2.500 a partire da luglio.
Più della metà dei pazienti sono over 70. La media del ricovero in terapia intensiva è di 13 giorni, anche se con un range ampio, che in alcuni casi ha raggiunto il mese.
Il numero di decessi in area critica è stato di 1.346, il 39% dei ricoverati complessivi. Due terzi avevano più di 70 anni, ma oltre 300 si posizionano nella fascia tra 60 e 70 anni e un centinaio tra 50 e 60.
In questi giorni, entrano in questi reparti una media di 6-8 persone al giorno, solo una parte direttamente il giorno del ricovero. Il 70% dei casi più gravi si manifestano infatti nei giorni successivi all’ingresso in ospedale, fino a un paio di settimane.
La percentuale di ricoverati in area critica sul totale dei ricoverati per Covid è comunque attorno al 10-11%.
“In questi momenti – conclude Rosi – stiamo relativamente prendendo un po’ di fiato. Ma il carico di lavoro continua ad esserci, perché stabilizzare il numero dei letti non vuol dire che non entra più nessuno. E poi abbiamo il fiato sospeso. Le proiezioni si basano sull’andamento consolidato dell’ultimo periodo. Ma se tornano ad aumentare i positivi, torneranno a crescere anche ricoveri e terapie intensive. Dopo l’enorme lavoro svolto, se non rispetteremo tutti le regole, il rischio di dover ripartire è concreto”.