Uno studio sul campo così importante, dal punto di vista numerico, sugli effetti dell’efficacia del vaccino per prevenire gli effetti più gravi del Covid (ricovero in ospedale, in terapia intensiva o morte), finora non si era mai visto.
Sono infatti 2,2 milioni i Veneti non positivi in precedenza al coronavirus che sono stati monitorati attraverso i dati raccolti durante la pandemia dal gruppo di lavoro coordinato dal professor Vincenzo Baldo dell’Università di Padova dal 27 dicembre 2020 (quando è iniziata la campagna vaccinale) a settembre 2021 (prima della nuova ondata legata a Omicron, riguardo a cui è già previsto un aggiornamento dello studio).
E il risultato dello studio, che è stato validato dalla comunità scientifica e appena pubblicato, conferma i dati della letteratura: “L’efficacia del vaccino – ha spiegato Baldo – è tra il 94% e il 95% per quanto riguarda la prevenzione degli eventi gravi: sarebbe bello che tutti i vaccini raggiungessero questi risultati. Anche se, per salvarci la vita a lungo termine, è necessario completare il ciclo vaccinale, anche perché l’efficacia si riduce nel tempo, a partire dal quinto mese, soprattutto per ospedalizzazione e mortalità”.
Lo studio
Dai circa 7 milioni di tamponi (60% antigenici e 40% molecolari) effettuati sul campione di 2,2 milioni di persone, sono emersi 213.500 positivi, valutando i singoli periodi: prima della vaccinazione, dai 14 giorni dalla prima dose ai 14 giorni dopo la seconda e dopo questo periodo di vaccinazione parziale. I dati raccolti sono stati poi proiettati anche per età e genere.
L’efficacia della vaccinazione per prevenire l’infezione è stata di 6,25 volte superiore ai non vaccinati (0,8 casi ogni 100 mila contro 4,99), con la percentuale che sale a oltre 10 volte tra i più anziani.
Quanto all’ospedalizzazione, il rischio per i non vaccinati aumenta di 10 volte (2,9 contro 0,3) e di 20 volte se hanno più di 40 anni. “Di 13 mila ospedalizzati in area medica – ha sottolineato Baldo – il 94% erano non vaccinati. E in terapia intensiva, il 95% dei circa 1.500 ricoverati non aveva ricevuto nemmeno una dose”.
Quanto ai decessi, la probabilità aumenta di 12 volte per i non vaccinati (0,7 per 100 mila casi rispetto ai 0,06 tra i vaccinati), di 16 volte per gli over 40 che non hanno ricevuto nessuna dose e di 41 volte per chi non si è sottoposto a nessuna somministrazione.
Lo studio ha calcolato anche la persistenza della positività (fino a 6 giorni maggiore tra i positivi) e la riduzione della degenza ospedaliera dei vaccinati (fino a 5 giorni in meno in ospedale). “E se consideriamo che un giorno di ricovero in terapia non intensiva costa in media 580 euro – valuta Baldo – il risparmio per queste persone è stato di 36 milioni di euro”.
Zaia: “Siamo al giro di boa”
Baldo ha parlato nel punto stampa del presidente Luca Zaia. Che, dal canto suo, ha fatto il punto della situazione della pandemia in Veneto. “Toccando ferro – ha detto – è innegabile che da 4-5 giorni sembra che ci sia una fase di plateau, in cui la curva si sta raffreddando e si è appiattita. Ci troviamo sul crinale e dobbiamo capire se c’è un precipizio: questa settimana è cruciale. Vedremo se rappresenterà il giro di boa o preluderà ad altri scenari”.
In area medica l’occupazione è al 25% (attualmente sono 1.971 i ricoverati, +38 nelle 24 ore), in terapia intensiva al 20% (205, +7), dopo aver toccato anche il 18,3% tra venerdì e sabato. L’Rt a 1,31, l’incidenza a 2.403.
La prevalenza di nuovi positivi sui tamponi è a quota 12,69% (6.381 su 50.302 test effettuati anche di domenica). “Stiamo calando, dopo aver toccato anche il 18%”, ha sottolineato Zaia.
I dati sui vaccini
La copertura vaccinale in Veneto è intanto all’88,6%.
“Siamo fiduciosi, se continuerà così, di arrivare al 90% di copertura per metà febbraio”, ha dichiarato il presidente.
La campagna è continuata anche ieri con altre quasi 39 mila inoculazioni. E le dosi booster somministrate sono già 2,239 milioni. Nella fascia 5-11 anni la percentuale è già al 27%.
“Gli open day dedicati stanno funzionando e continueremo a farli. Anche perché molti genitori fanno la prima dose insieme ai figli”, ha concluso Zaia.
“Il dato che, pur nella sua negatività, perché 200 persone in terapia intensiva non sono una passeggiata, è positivo – ha sottolineato Zaia – è che da una decina di giorni siamo stabili attorno a questa quota, con anche alcuni giorni di calo importante. Ed è un bel segnale, perché significa che il vaccino ha fatto il suo lavoro. Da un lato tiriamo un sospiro di sollievo perché ho l’impressione che, con questi numeri, senza vaccini sarebbe una strage. Dall’altro, oggi abbiamo due varianti: la Omicron e la Delta, con questa seconda che è più carognosa perché attacca le basse vie respiratorie”.
Le richieste delle Regioni
In ogni caso, siamo di fronte a una situazione mutata.
“Per questo – ha ricordato Zaia – abbiamo proposto che si modifichi la definizione di caso sulla base di quello che dice l’Ecdc, che si consenta l’utilizzo dei tamponi fai da te avendo più fiducia nei cittadini e che i tamponi a fine quarantena e isolamento possano essere fatti anche in farmacia con test di prima generazione, oltre ad alcune semplificazioni, come la modifica dei criteri adottati per la colorazione delle zone, visto che lo scenario è cambiato radicalmente e che è fondamentale sia immediata”.
Alberto Minazzi