I vaccini contro il Covid sono sicuri.
A dirlo, adesso, non sono le case farmaceutiche sulla base dei loro studi, ma l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, sulla base delle risultanze effettive dopo un anno dall’inizio delle somministrazioni, partite anche in Italia il 27 dicembre 2020 con il “V-Day” europeo.
Dal primo “Rapporto annuale sulla sicurezza dei vaccini anti Covid-19”, presentato oggi, risulta che le morti correlabili alle inoculazioni sono state 22, pari a 0,2 ogni milione di dosi e che sui quasi 118 mila effetti avversi segnalati in un anno, nell’83,7% dei casi si sono rivelati non gravi.
Le segnalazioni gravi inserite nella Rete nazionale di farmacovigilanza che riportano come esito “decesso”, al 26 dicembre 2021, sono state complessivamente 758, 0,7 ogni 100 mila dosi somministrate, “indipendentemente dalla tipologia di vaccino, dal numero di dose e dal nesso di causalità”.
I casi per i quali è stato poi valutato il nesso di causalità sono stati 580 e da solo 22, il 3,8% di questi, è risultata la correlazione tra decesso e vaccinazione.
Sono sempre 22 persone che hanno perso la vita. Ma il rapporto con le stime di quanti, in una popolazione simile ma non vaccinata, sarebbero morti di Covid così come di altre malattie, ha evidenziato, sottolinea Aifa, che “i decessi osservati sono sempre nettamente inferiori ai decessi attesi“.
Le segnalazioni gravi sfociate in un decesso
Il rapporto di Aifa scende anche maggiormente nel dettaglio.
Delle 758 segnalazioni complessive, il 46,4% riguarda donne, il 52,6% uomini, mentre uno 0,9% non riporta l’indicazione del sesso.
L’età media della persona deceduta è di 79 anni.
L’evento fatale si è presentato nel 70% dei casi tra 0 e 14 giorni dalla somministrazione, il 20% oltre le 2 settimane e per il restante 10% non è stato definito il momento temporale rispetto all’inoculazione.
La maggior parte dei decessi segnalati, 456 casi, è avvenuta dopo la prima dose, 267 dopo la seconda e 35 dopo la terza.
Tra i 580 casi per i quali l’algoritmo ha valutato il nesso di causalità, tale correlazione è stata esclusa nel 57,9% delle situazioni, il 30,2% ha dato risultato indeterminato e l’8,1% “inclassificabile” per mancanza di informazioni sufficienti. I 178 casi sfuggiti all’algoritmo sono in attesa di ulteriori informazioni necessarie alla valutazione.
Gli eventi avversi collegati ai vaccini
Le segnalazioni di eventi avversi inserite in un anno nella Rete sono state esattamente 117.920, con un tasso di 109 ogni 100 mila dosi somministrate (che, dal 27 dicembre 2020 al 26 dicembre 2021 sono state 108.930.987).
Solo il 16,2% (19.055 casi) delle segnalazioni hanno riferito eventi avversi gravi, con un tasso del 17,6 ogni 100 mila dosi. La correlazione tra la vaccinazione e l’evento grave è stata calcolata dall’algoritmo nell’83% delle segnalazioni e, tra queste, è stata riscontrata nel 35,9%.
I restanti 98.717 casi, pari a 91 ogni 100 mila somministrazioni, hanno riferito eventi non gravi, per lo più già risolti al momento della segnalazione.
Gli eventi avversi più segnalati sono stati febbre, stanchezza, cefalea, dolori muscolari e articolari, dolore in sede di iniezione, brividi e nausea.
Il siero riguardo al quale sono arrivate maggiori segnalazioni è quello di Pfizer (68%), che però è stato anche il più utilizzato, seguito da AstraZeneca (19,8%), Moderna (10,8%) e Johnson&Johnson (1,4%).
Alberto Minazzi