L’University College di Londra ha annunciato la prima somministrazione a un malato. Intanto, uno studio apre allo sviluppo di un siero universale contro ogni influenza
Come ha dimostrato la pandemia, la strada su cui la ricerca medica sempre più spesso punta per arrivare a individuare risposte efficaci a nuove e vecchie insidie per la nostra salute è quella dei vaccini. E, al riguardo, nelle ultime ore, sono arrivate notizie incoraggianti su 2 fronti diversi.
Il primo è quello della lotta ai tumori, perché, con la prima somministrazione a un malato annunciata dall’University College di Londra, la sperimentazione del vaccino contro il carcinoma polmonare a piccole cellule, cioè il più comune tipo di cancro al polmone, è entrata ufficialmente nella “fase 1” del trial.
Il secondo, che per ora ha dato solo i primi risultati, comunque incoraggianti, è quello della possibilità di sviluppare un vaccino universale che sia valido per tutti i mutevoli ceppi influenzali, attraverso una metodologia potenzialmente applicabile anche ad altre malattie virali come la Dengue.
Un vaccino a rna messaggero per il tumore al polmone
A essere coinvolti nella prima fase di sperimentazione del vaccino chiamato “Bnt116” sono 34 siti di ricerca di 7 Paesi: Regno Unito, Usa, Germania, Spagna, Polonia, Ungheria e Turchia. Il farmaco, che mira a distruggere le cellule malate senza colpire quelle sane, per ridurre gli effetti collaterali della cura, è prodotto dall’azienda tedesca Biontech, usando la stessa tecnologia a rna messaggero impiegata contro il Covid.
La sicurezza e tollerabilità della terapia, utilizzata nei test sia in esclusiva che in combinazione con altri trattamenti già consolidati, sarà valutata nella fase 1 su 130 pazienti, divisi in 5 coorti, con questo tipo di cancro a diversi livelli: dallo stadio iniziale prima dell’intervento chirurgico o della radioterapia, allo stadio avanzato o metastatico, alla recidiva o alla condizione non resecabile dopo chemioradioterapia.
Come funziona il vaccino
Il vaccino, composto da 6 tipi di mRna, ognuno dei quali codifica per un diverso antigene frequentemente espresso in questo carcinoma, sarà in alcuni casi somministrato in parallelo all’immunoterapia. Il farmaco terapeutico e non preventivo, al centro di uno studio in aperto partito nel 2022, prevede una somministrazione ogni 7 giorni per le prime 6 settimane e poi di una dose ogni 3 settimane per le successive 54.
Attraverso il vaccino, l’obiettivo è quello di istruire il sistema immunitario a riconoscere questi marcatori specifici: una strategia ritenuta utile per bypassare i meccanismi utilizzati dalle cellule tumorali per evitare di essere rilevate come maligne dall’organismo. I dati preliminari, pubblicati in uno studio sul Journal of ImmunoTherapy of Cancer, mostrano fin qui una buona tollerabilità del prodotto, anche se ora bisognerà attendere il completamento della fase 1, atteso entro gennaio 2026.
Verso un vaccino spray universale contro l’influenza
Tempi sicuramente più lunghi, con l’obiettivo di avviare le prime sperimentazioni cliniche sull’uomo entro un periodo tra 1 e 3 anni, si prospettano per un vaccino universale contro l’influenza, che risolva il problema legato alle rapide e molteplici mutazioni dei virus. In tal senso, risultati incoraggianti, che confermano quelli degli studi preclinici, arrivano dagli Stati Uniti con un prodotto testato su topi da ricercatori della Cleveland Clinic.
Il farmaco, che incorpora proteine provenienti da 8 ceppi di influenza (tra cui H1 e H3, ma anche H2, H5 e H7, contro cui la maggior parte delle persone non ha anticorpi e in molti casi presentano un potenziale pandemico) è stato somministrato in modalità spray per via intranasale e, come riporta lo studio pubblicato sul “Journal of Virology” ha suscitato una forte risposta immunitaria, proteggendo dall’infezione gli animali dopo l’esposizione al virus, con anticorpi presenti a 4 settimane dall’inoculazione.
La metodologia “Cobra” e il suo potenziale
La progettazione del vaccino è avvenuta utilizzando l’innovativa metodologia “Cobra”, basata sull’analisi digitale di migliaia di sequenze genetiche di ceppi patogeni dell’influenza per identificare quali amminoacidi si conservino indipendentemente dalla stagione nei diversi virus. È stato così possibile identificare 8 proteine associate a una risposta immunitaria sostenuta, puntando su queste per riuscire ad offrire una protezione ampia contro le infezioni gravi, che copra da tutti i ceppi virali in ogni stagione.
Gli attuali vaccini stagionali includono proteine di 3 o 4 sottotipi circolanti dei virus, con una scelta che però rischia di essere superata a causa delle mutazioni. “È come – spiega Naoko Uno, che ha guidato lo studio – creare un album dei più grandi successi. Perché possiamo dire che queste proteine sono le migliori per coprire ogni stagione e suscitare una risposta anticorpale ampiamente reattiva”.
Alberto Minazzi