Il Veneto garantisce l’accesso diretto agli over cinquanta che ancora devono fare il vaccino.
A fronte dell’ultimo decreto del Governo, per il quale, a partire dal 15 febbraio, i non vaccinati dai 50 anni in su non potranno più accedere al lavoro con il semplice tampone e indistintamente per tutti i non vaccinati della stessa fascia d’età saranno attivate delle sanzioni di 100 euro “a campione”, la regione crea una corsia prioritaria.
La notizia è stata data ufficialmente durante il punto stampa convocato dal presidente Luca Zaia.
“Per i vaccinati la malattia è diversa”
Nel corso della conferenza è stato fatto anche il punto della situazione non solo per quanto riguarda i numeri dei contagi e la tenuta dei parametri per la zona gialla ma anche dal punto di vista delle cure attualmente disponibili.
“Rispetto a 6 mesi fa, è tutto un altro mondo – ha spiegato Evelina Tacconelli, direttore della sezione di Malattie infettive dell’Università di Verona, da sempre in prima linea nella lotta al Covid -. La malattia è completamente diversa per i vaccinati, con molto meno ricorso a terapie intensive e semi intensive. E ci sono molte più terapie: almeno 5, anche se nessuna efficace al 100%. In più sono in arrivo un nuovo antivirale e un nuovo anticorpo monoclonale a lunga durata. Possiamo quindi pensare più serenamente al futuro rispetto a 24 mesi fa”.
I nuovi farmaci
Guardando in prospettiva, Tacconelli ha ricordato che gli Stati Uniti hanno iniziato l’uso emergenziale di un nuovo antivirale, che abbina al Ritonavir il Mirmatrevir e che, con l’assunzione di 3 compresse per 5 giorni, 2 volte al giorno, ha l’effetto di ridurre la replicazione del virus.
Inoltre sta per arrivare in commercio (mancano valutazioni indipendenti, ma ci sono già pubblicazioni di parte su riviste internazionali di prestigio che testimoniano i risultati) un nuovo monoclonale con efficacia non di un paio di mesi, ma fino a 12 mesi.
“Non è un sostituto del vaccino, ma può essere una possibilità per chi non si può sottoporre al vaccino”, ha spiegato Tacconelli.
Le cure attuali
Per i vaccinati, spiega la professoressa, il Covid è diventato “una malattia nettamente diversa, con una forma simile all’influenza limitata alle vie aeree superiori e trattabile a domicilio con riposo, farmaci come ibuprofene o paracetamolo, rimedi classici come il té caldo e solo un’accortezza in più: l’uso del saturimetro 3 volte al giorno”.
Ma Tacconelli ammette che “continuo a vedere non vaccinati che si infettano con Delta e per i quali il quadro rimane quello di 9 mesi fa”.
Per questi pazienti, in particolare quelli a rischio (obesi, diabetici, oncologici, trapiantati, immunodeficienti e insufficienti rendali), sono in ogni caso disponibili oggi almeno 5 cure: 3 monoclonali, il Remdesivir per via endovenosa (con un nuovo trial approvato da Aifa che riduce il rischio di ospedalizzazione dell’88%) e il Molnupiravir, da assumere per via orale.
La pillola contro il Covid
Il Molnupiravir va assunto per 5 giorni, ha effetti collaterali lievi e non è testato solo per under 18 e donne in gravidanza. “Rispetto al placebo – precisa Evelina Tacconelli – riduce il ricovero con un Covid grave dal 14% al 7%. E la mortalità in ospedale è del 4-5% per chi ha assunto il principio attivo e del 10% per chi ha ricevuto il placebo. Non è la panacea per il Covid, ma ritengo che una riduzione del 50% dei rischi sia molto importante”. Per tutte queste terapie, in ogni caso, la professoressa ricorda che “è fondamentale effettuare un tampone entro 5 giorni dai sintomi, per rendere efficace l’intervento del farmaco”.
“Al di là delle terapie – ha concluso Tacconelli, intervenuta al punto stampa presso la Protezione Civile di Marghera – ritengo che sia comunque necessario modificare l’organizzazione della sanità pubblica, evitando ad esempio di far finire nei reparti Covid chi si presenta in ospedale con una frattura e risulta positivo al tampone, altrimenti il rischio è che in un paio di mesi la sanità collassi”.
I numeri del Veneto giallo
All’appuntamento settimanale con la riunione della Cabina di regia, il Veneto si presenta intanto con 2 parametri su 3 ancora da “zona gialla”.
L’incidenza settimanale è infatti addirittura a 1.701,2 nuovi casi ogni 100 mila abitanti. Si avvicina alla soglia del 20% (è al 19%) anche l’occupazione delle terapie intensive, così la regione resta appesa al 20% di ricoverati in area non critica (il passaggio in arancione avviene con il raggiungimento del 30%, a cui mancano circa 800 ricoveri). L’Rt è invece a 1,1 e si sta abbassando.
Quanto ai dati giornalieri, i ricoverati sono attualmente 1.680 (+153), di cui 205 (+3) in rianimazione, che però, sottolinea Zaia “si continua a tenere da una settimana attorno a quota 200”. 6.846 i nuovi positivi, ma a fronte di “soli” 39.484 tamponi vista la giornata festiva (incidenza al 17,34%).
La vaccinazione in Veneto
La percentuale dei veneti vaccinati è salita all’87,8%.
Oltre all’accesso diretto per gli over 50, da oggi sarà possibile prenotare il booster anche per chi ha tra 12 e 15 anni mentre per la vaccinazione dei bambini tra 5 e 11 anni, domenica si terrà invece un open day in tutti gli hub. E, proprio riguardo ai più giovani, nello specifico gli studenti, Zaia ha riservato un’ultima riflessione guardando alla riapertura delle scuole di lunedì: “Il grosso problema non sarà la riapertura in quanto tale, ma la fase di testing e di screening”.
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