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Uso eccessivo di antibiotici: Italia seconda in Europa per morti da batteri resistenti

Uso eccessivo di antibiotici: Italia seconda in Europa per morti da batteri resistenti

L’Aifa pubblica le raccomandazioni per un uso consapevole di questi farmaci.
Tacconelli: “Se la prossima pandemia dovesse essere causata da batteri resistenti agli antibiotici potremmo trovarci inermi”

“L’utilizzo di antibiotici è la causa più frequente di selezione di batteri resistenti alla terapia che causano infezioni ad alto impatto sulla qualità della vita e in taluni casi anche sulla sopravvivenza dei pazienti. Se la prossima pandemia dovesse esser causata da questi, potremmo trovarci inermi”.
La constatazione è stata inserita da Evelina Tacconelli, Direttrice di Malattie infettive dell’azienda ospedaliera universitaria di Verona e coordinatrice del gruppo di lavoro Cts Aifa Opera (Ottimizzazione della PrEscRizione Antibiotica) in apertura della settimana  (18 al 24 novembre) dedicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità all‘uso consapevole degli antibiotici.
Il gruppo di esperti coordinato dalla Tacconelli è stato riunito per aggiornare la lista dei batteri più pericolosi e per definire quali altri antibiotici produrre per affrontarli.

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Uso eccessivo di antibiotici: un problema molto italiano

Se gli antibiotici sono usati troppo o in maniera errata possono diventare dei boomerang.
Il problema è mondiale e, se non siamo in grado di cambiare la rotta, secondo le stime, i batteri farmaco-resistenti entro il 2050 potrebbero causare 10 milioni di vittime.
Il problema, però, è anche molto italiano.
Il nostro Paese, infatti, secondo i dati del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie Ecdc, si trova ai vertici, in Europa, per numero di decessi attribuibili a batteri resistenti agli antibiotici.
Nel 2021, rileva il rapporto Antimicrobial resistance surveillance in Europe 2022 dell’Ecdc, i decessi causati da infezioni resistenti, in Italia, sono stati 11 mila.

Troppe morti per “eccesso di zelo”

Secondo il “Global burden of bacterial antimicrobial resistance in 2019: a systematic analysis”, ultimo rapporto pubblicato su The Lancet nel 2022, le morti nel mondo correlate all’antibiotico-resistenza sono stimabili per il 2019 in circa 4,95 milioni.
C
irca 1,27 milioni di queste sono attribuibili direttamente a ceppi batterici resistenti.
“Nel nostro Paese l’impatto della resistenza agli antibiotici è enorme. Si tratta di una delle priorità di salute pubblica nazionale, anzi globale – ha spiegato Nicola Magrini, direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco Aifa –. Il senso di questa settimana è quello di insegnare a usare gli antibiotici meglio e meno, solo quando ce n’è davvero bisogno. Perché, per la maggior parte delle più frequenti infezioni, in particolare quelle delle alte vie respiratorie come otiti, bronchiti e sinusiti, non solo non sono quasi mai utili, ma possono anche avere effetti indesiderati. Allo stesso tempo, però, gli antibiotici restano fondamentali per le infezioni gravi”.

La direttrice di Malattie Infettive dell’azienda ospedaliera universitaria di Verona Evelina Tacconelli e il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco Aifa Nicola Magrini

Il rapporto dell’Ecdc

Il problema dell’antibiotico-resistenza non è emerso solo di recente.
Ma sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti. A testimoniarlo, il rapporto dell’Ecdc relativo al numero di persone che, tra il 2016 e il 2020, hanno perso la vita nei 30 Paesi appartenenti all’Unione o allo spazio economico europeo a causa di un’infezione attribuibile a batteri resistenti agli antibiotici, a partire dall’escherichia coli, dallo staphylococcus aureus e dalla klebisiella pneumoniae.
Ogni anno, i decessi sono stati in media 35 mila, con un progressivo aumento nel corso del tempo e una leggera frenata solo nel confronto tra 2019 e 2020.
Nella graduatoria degli Stati, l’Italia si posiziona al secondo posto, con 19 morti ogni 100 mila abitanti dovute a questi motivi.
Il dato è inferiore solo a quello della Grecia, dove i decessi sono stati 20 per 100 mila abitanti, con la Romania (13 morti su 100 mila persone) al terzo posto.
Il nostro Paese è anche tra i 18 in cui è stata osservata una significativa tendenza all’aumento del numero stimato di infezioni (in altri 10 c’è al contrario una marcata tendenza al ribasso).

Le iniziative dell’Aifa

Nella giornata di apertura della settimana promossa dall’Oms, l’Aifa presenta e pubblica sul portale 2 documenti contenenti raccomandazioni sull’uso ottimale degli antibiotici.
Le nuove linee-guida sono destinate alla medicina territoriale e ospedaliera e si focalizzano in particolare sulle terapie mirate delle infezioni causate da batteri resistenti a multipli antibiotici.
L’Agenzia del farmaco ha inoltre curato la traduzione italiana dell’AWaRe Antibiotic Book, appena presentato dall’OMS, sull’uso ottimale degli antibiotici.
Ne è stata ricavata anche una versione ridotta, calibrata per il contesto italiano e destinata alla medicina generale e alla pediatrica, per apprfondire le 10 sindromi infettive più frequenti d’interesse per il nostro Paese e i cui contenuti saranno fruibili, si prevede da dicembre, anche tramite app.
Nei due volumetti, che si occupano delle manifestazioni infettive più frequenti sia tra i bambini che tra gli adulti, si approfondiscono, anche attraverso infografiche, sindromi come otiti acute, faringiti, sinusiti acute, bronchiti, malattie polmonari ostruttive croniche, polmoniti di comunità, infezioni orali e dentali, infezioni di pelle e tessuti molli, ferite, infezioni delle basse vie urinarie.

Altri dati sull’Italia e gli antibiotici

Nel nostro Paese, la maggior parte degli antibiotici viene utilizzata a livello territoriale con un gradiente di utilizzo che aumenta da Nord a Sud.
E la prevenzione delle infezioni ospedaliere, che costituiscono il 65% delle infezioni resistenti agli antibiotici, è tra i livelli più bassi in Europa, insieme alla Romania.
Il tasso medio di resistenza agli antibiotici in Italia è 7 volte quello della Scandinavia.

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Per quanto riguarda il profilo di resistenza, l’Italia si colloca al quinto posto tra i Paesi ad alto reddito per indice di resistenza agli antibiotici subito dopo Lettonia, Irlanda, Slovacchia e Spagna.
I dati raccolti da ECDC per le infezioni invasive per il 2021 documentano infine una situazione molto critica e stabile rispetto al 2020.
“La prevalenza di infezioni resistenti agli antibiotici e di infezioni ospedaliere – riflette Evelina Tacconelli – devono essere considerati indicatori di qualità delle cure mediche. È necessario incrementare le iniziative varate fino ad oggi in Italia con un ulteriore ripensamento dell’atto prescrittivo come momento scevro da ogni possibile conflitto di interessi, totalmente basato sulle evidenze e su un approccio consapevole per la protezione delle nuove molecole per garantire una riduzione del rischio di ulteriore diffusione di batteri resistenti agli antibiotici”.

L’ultimo rapporto Aifa sull’uso degli antibiotici in Italia

I più recenti dati sull’uso degli antibiotici in Italia sono stati pubblicati da Aifa lo scorso marzo e si riferiscono all’anno 2020.
“La situazione italiana, visti gli elevati livelli di diffusione dell’antibiotico-resistenza e di consumo degli antibiotici – si legge nelle premesse – richiede azioni urgenti di prevenzione e controllo. Nonostante il trend in riduzione, infatti, i consumi continuano a essere superiori alla media europea, sia nel settore umano che veterinario, con una grande variabilità tra le regioni”.
Nel 2020 il consumo complessivo, pubblico e privato, di antibiotici in Italia è stato pari a 17,7 DDD (dosi definite die) ogni 1000 abitanti, in calo del -18,2% rispetto al 2019.
Nel 2020 gli antibiotici hanno rappresentato, con 692,1 milioni di euro, il 3% della spesa e, con 13,8 DDD/1000 abitanti, l’1,2% dei consumi totali a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
Circa il 90% del consumo di antibiotici a carico del SSN (12,1 DDD/1000 ab die) viene erogato in regime di assistenza convenzionata, confermando che gran parte dell’utilizzo avviene a seguito della prescrizione del medico di medicina generale o del pediatra di libera scelta.
Gli acquisti privati di antibiotici rimborsabili dal SSN (classe A) sono stati pari a 3,9 dosi ogni 1000 abitanti, che corrispondono al 24% del consumo territoriale totale di antibiotici, e a una spesa pro capite di 2,05 euro.

Alberto Minazzi

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