Tra le novità della seconda edizione, la visita tattile con calchi. Toso Fei: “Vogliamo la massima inclusività”
Non solo è il primo festival dedicato ai graffiti storici mai realizzato in Italia, esperienza unica anche nel panorama europeo per dimensioni, carattere e varietà di proposte: Urbs scripta, che torna a Venezia con la sua 2^ edizione, fino al 12 maggio 2024, si arricchisce anche di contenuti in grado di estendere l’esperienza legata a una produzione visiva anche al di là dei confini del senso maggiormente coinvolto.
“La principale novità riguardo alla mostra – spiega lo scrittore Alberto Toso Fei, ideatore e direttore con la storica Desi Marangon del festival, nato in collaborazione col Comune di Venezia – è la presenza di una decina di calchi. Ci piace pensare a quello che facciamo in termini inclusivi. E così abbiamo deciso di iniziare, alle ore 15 di giovedì 9 maggio, con una visita tattile, al Fontego dei Tedeschi, dedicati sia ai non vedenti che a chi vede. Perché l’esperienza che proponiamo chiede proprio il gesto del toccare”.
Il programma di Urbs scripta 2024
Prima della visita tattile-sensoriale, a cura di Laura Bumbalova, il festival ha in realtà già vissuto una sua prima giornata, mercoledì 8, tra Chioggia e Venezia. Nel tardo pomeriggio, nella realtà clodiense si è tenuta infatti una visita guidata dai Murazzi a Forte San Felice, seguita da uno spritz letterario e dall’apertura di una vetrina di libri dedicati ai graffiti alla biblioteca Cristoforo Sabbadino. Una seconda vetrina si è aperta anche alla Fondazione Querini Stampalia, a Venezia. In città il fotografo Simone Padovani ha tenuto intanto un corso di fotografia ai graffiti riservato a ipovedenti.
L’inaugurazione vera e propria del festival è invece stata fissata alle 17.30 di giovedì 9 in Sala San Leonardo, che ospita anche, fino al termine del festival, la mostra fotografica “I Graffiti di Venezia” di Padovani, all’interno della quale trovano spazio anche i calchi in resina realizzati da Daniele Zoico. A chiusura della giornata, alle 21.30, un tour serale con torce elettriche. Il programma prosegue poi, alle 15 di venerdì 10, con la giornata di studi “Urbs Scripta: i graffiti come fonte per una storia di Venezia dal basso”.
Gli altri appuntamenti
Nel week-end, sabato 11, in due turni alle 11 e alle 12.30, sono possibili visite guidate su prenotazione ai graffiti dei Pozzi e della Loggia di Palazzo Ducale; poi, alle 17, alla “Home of the Human Safety Net” delle Procuratie Vecchie, la presentazione del dossier “Graffiti. La voce dei muri di Venezia” di Sara Fiorese e Cecilia Simic, con proiezione di un cortometraggio e dibattito pubblico sul tema “A chi appartiene la città?”.
Per domenica 12, infine, alle 10 all’isola del Lazzaretto Nuovo, la presentazione della Graphic Novel “Bartolomeo Salazar, il silenzio della peste” di Stefano Obino e la visita guidata alle scritture parietali; alle 17, ancora alle Procuratie, la conferenza sul tema “Venezia: I segni della Sensa” con Alberto Toso Fei e Desi Marangon, a seguire la “caccia al tesoro” alla scoperta dei graffiti veneziani e il ritrovo finale in Pescheria, a Rialto, dove si terrà la festa conclusiva con dj set, preceduta da un intervento di Frullatorio.
Tutti gli eventi sono a ingresso libero.
Venezia e i suoi graffiti
L’idea di fondo di Toso Fei e Marangon è quella di dare vita, con il festival, a un percorso originale e innovativo per accompagnare i veneziani e non solo in un inedito viaggio di scoperta e riscoperta della prestigiosa storia della Serenissima.
Il progetto trae ispirazione dal volume “I graffiti di Venezia”, realizzato dagli stessi ideatori del festival, che ha mappato per la prima volta oltre 6 mila graffiti in 5 anni di ricerca, svelando un immenso patrimonio fino ad oggi sconosciuto.
I graffiti storici veneziani, ricordano gli organizzatori del festival, coprono quasi mille anni di storia, a partire da un caso del XI secolo (il celebre Leone del Pireo situato davanti all’Arsenale), inoltrandosi poi dalla fine del Trecento al secondo dopoguerra.
Immagini e storie scolpite sulla pietra, presìdi di memoria disseminati per tutta la città e le isole, tra chiese, palazzi e monumenti, che raccontano di navi, cronache, figure umane, ma anche slogan per l’elezione dei dogi o lamentazioni dei prigionieri, giochi, nomi, croci e date.
Un progetto di Public History
Urbs scripta è dunque parte di un progetto di Public History che punta a scrivere una storia dal basso, fatta di testimonianze lasciate sui muri da persone comuni, e che vede nella storia un progetto partecipato e collettivo, al quale tutti possono contribuire grazie alla mediazione di chi della storia e della narrazione ha fatto il proprio mestiere.
Proprio in tal senso va letta anche la campagna “Lascia il tuo segno”: locandine appese nei locali pubblici e nei luoghi di ritrovo, recanti lo slogan e il logo del festival, dove chiunque può sentirsi libero di scrivere o disegnare.
“I graffiti antichi – spiega Toso Fei – stanno diventando sempre più “pop”. Preservare, studiare, capire e diffondere la conoscenza dei graffiti veneziani significa mettersi in ascolto di un passato che è già tutto lì, pronto a raccontarsi, che ha bisogno solo di essere riconosciuto e ascoltato, per proiettarci verso un futuro di conoscenza e di fascinazione”. “Parlando di graffiti storici – aggiunge Desi Marangon – abbiamo in realtà aperto una riflessione sullo spazio pubblico e il modo di vivere la città, la libertà di espressione, il concetto di degrado/decoro, la partecipazione femminile allo spazio pubblico e soprattutto le marginalità. I graffiti sono la voce di chi non ha voce”.
Alberto Minazzi