Un fisico della Normale di Pisa riscrive in un romanzo il finale delle vicende della Serenissima
17 ottobre 1797 veniva firmato il Trattato di Campoformio, l’accordo diplomatico tra Napoleone e Johann Ludwig Josef von Cobenzl, rappresentante dell’Arciducato d’Austria. Tra le conseguenze di quel documento anche la definitiva dissoluzione della Repubblica di Venezia, ceduta insieme all’Istria e alla Dalmazia proprio all’Arciducato.
Questa, come si suol dire, è storia. Ma se così non fosse andata, se la Serenissima non avesse compiuto il suo destino in quel voltar di secolo, se fosse stata in grado di fronteggiare i precedenti due secoli e mezzo di decadenza e mantenere una condizione di piena prosperità?
Questo è “Il Sogno Della Dèspina” e del suo autore, Alvio Renzini, astrofisico di fama internazionale, che nel settembre 2016 ha pubblicato per Cleup la sua prima fatica letteraria: un’opera che non cessa di riscontrare il favore di pubblico e critica.
«Tutto è cominciato – spiega Renzini – da una considerazione fugace di diverso tempo fa, quando mi è capitato di posare lo sguardo su una cartina degli Stati Uniti. La East Coast, soprattutto nel tratto che da Washinghton scende verso la North Carolina, è una realtà geografica ricca di insenature, baie e lagune, la più grande delle quali si estende per un’area di dimensioni pari a 150 volte quelle della Laguna di Venezia. Da lì lo spunto: e se la Serenissima avesse preso parte alla corsa esplorativa del Nuovo Mondo?».
Uno slancio della fantasia che viene delineato nelle 229 pagine del romanzo secondo tre caratteristiche fondamentali: esuberanza immaginifica, meticolosità nella riproduzione della cornice storiografica e passione per l’evocazione visiva di luoghi e individui. Un’esuberanza, quella dell’opera di Renzini, che muove sin dalla scelta del protagonista: niente meno che Niccolò Machiavelli. Già, perché proprio il fondatore della scienza politica moderna è l’oscura spia della Repubblica fiorentina nella primavera del 1507 nella potente e temuta Venezia e, persino, il burattinaio di quella falange antiveneziana che fu effettivamente la Lega di Cambrai, costituitasi il 10 dicembre del 1508 e successivamente responsabile della castrazione dell’espansionismo su terraferma dei lagunari. Da quel momento in poi, pur contenendo le perdite seguite allo scontro con un nemico titanico, comprendente alcune delle maggiori potenze del XVI secolo, la Serenissima non sarebbe più stata la stessa.
Minuziosa la ricostruzione fantapolitica del “Sogno della Dèspina”, nella quale l’esile e scaltro diplomatico viaggia da un capo all’altro dell’Europa versando veleno negli orecchi di Massimiliano I d’Asburgo, Luigi XII di Francia e Isabella di Castiglia, fino a fissare i capi della propria tela anche a Papa Giulio II, Alfonso I d’Este e Francesco II Gonzaga, uno stretto sudario mirato ad avviluppare la Repubblica Veneta. Poi però, già nella prima sezione del libro, il cambio di fronte, grazie alla stima sorta in Machiavelli per la realtà veneziana, una volta approfondito il contatto, e, soprattutto, grazie al trasporto emotivo scaturito nello stesso verso la giovane Dèspina, attraente modella del pittore Zorzón.
«Machiavelli a quel punto mostra ai vertici governativi di Venezia come l’unico modo per fronteggiare la macchina cospirativa da lui stesso azionata e garantire un futuro prospero alla città sia prima prendere alcuni accordi con le potenze nemiche e poi strutturare una spedizione oceanica volta a creare non stabili conquiste territoriali sulla scia di inglesi e spagnoli ma agili colonie di stampo mercantile. Un riferimento storico reale si può trovare in una lettera di Sebastiano Caboto ad un patrizio veneziano, una proposta di missioni esplorative delle Americhe cui la Serenissima non volle o non poté dare ascolto».
Un’ipotesi, una prospettiva, una visione non corroborate dalla storia ma ora esaltate dall’astrofisico letterato Alvio Renzini. Un sogno, questo della Dèspina, tutto da scoprire.
Alvio Renzini, nato a Venezia il 6 luglio 1940, ottiene nel 1963 il Diploma in Fisica presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, istituto per il quale diventa borsista nel biennio successivo. Nel 1971 ottiene la libera docenza in Astrofisica presso l’Università di Bologna, all’interno della quale compie il percorso di professore associato e poi, dal 1980, di professore ordinario in Astrofisica teorica. Autore di oltre 200 pubblicazioni scientifiche e impegnato ora nell’Istituto Nazionale di Astrofisica presso l’Osservatorio Astronomico di Padova, ha collezionato nella sua brillante attività numerose esperienze internazionali come Visiting Scientist e Visiting Professor, operando, tra le altre, in realtà quali Yale University (1976), Space Telescope Science Institute, Baltimore (1985, 1986), European Southern Observatory, Garching b. Muenchen (1987, 1989, 1993) e Anglo-Australian Observatory, Sidney (1990).